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PREMIO TEATRALE NAZIONALE CALANDRA

Tuglie dal 21 al 27 luglio 2014

IL TEATRO SI INCONTRA A TUGLIE PER LA NONA EDIZIONE DEL PREMIO CALANDRA 2014
Cinque spettacoli e Compagnie teatrali provenienti da Roma, Milano, Genova, Gravina e Taranto. Dal 21 al 27 luglio 2014, andranno in scena a Tuglie quattro intense serate per la fase finale del Premio Teatrale Nazionale che da nove anni porta il teatro di ricerca e narrazione nel cuore del Salento.
Il PREMIO TEATRALE CALANDRA, dopo quasi dieci anni dalla sua prima edizione, è divenuto uno dei più importanti e più suggestivi appuntamenti per il teatro off di ricerca e di narrazione in Italia.
La location dell’evento sarà ancora una volta la splendida cornice di Piazza Garibaldi a Tuglie, un vero e proprio teatro all’aperto incastonato in uno dei più evocativi e magici centri storici di tutto il Salento.
Organizzato, come di consueto, dalla Compagnia Teatrale Calandra, in collaborazione con il Comune di Tuglie e con la Provincia di Lecce, il Premio quest’anno giunge alla sua fase finale con un Programma ancora più ricco composto da cinque spettacoli realizzati da Compagnie provenienti da tutta Italia.
Abbiamo deciso di far crescere ulteriormente il Premio Calandra, dichiara Salvatore Selce, Presidente dell’omonima Compagnia organizzatrice, portando a cinque le Compagnie finaliste, incentivati dall’altissimo numero e dalla qualità degli spettacoli giunti in concorso. Più di centoventi, infatti, sono state le Compagnie che hanno partecipato alla prima fase di selezione del Festival, a testimonianza del prestigio ormai guadagnato dal Premio in tutta Italia e della virulenza del teatro off su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia alla Val D’Aosta. Il 2014 è l’anno di una scommessa con noi stessi e con il pubblico, conclude Selce. Ci siamo impegnati ad affrontare le crescenti difficoltà economiche nel settore della cultura sforzandoci di aumentare l’offerta culturale al fine di venire incontro ad una domanda di qualità sempre crescente negli spettatori. Operazione non facile, evidentemente, visti i tempi. Tuttavia la Compagnia organizzatrice è riuscita in una campagna di raccolta fondi e di immagine intensa, coadiuvata in questo dal suo staff composto da professionisti e dall’apporto delle Amministrazioni e di altri partner commerciali. E darà così vita a cinque serate che lasceranno sicuramente il segno negli occhi e nel cuore del pubblico.
Si è iniziato lunedì 21 luglio alle ore 21.00 e la Compagnia Marabutti di Roma. In scena lo spettacolo “CYRANO”, tratto da Cyrano De Bergerac di Edmond Rostand, un classico universale interpretato in maniera originale da un gruppo di giovani artisti che, con ironia, musica e poesia, alternano sulla scena la comicità grottesca del cadetto di Guascogna Cyrano con la passione e la forza drammatica del triangolo amoroso più famoso della storia del teatro.
Mercoledì 23 luglio alle 21.00 andrà in scena la Compagnia Narramondo di Genova con lo spettacolo “DIECI”, tratto dal Romanzo di Andrej Longo, un monologo interpretato dall’attrice napoletana Elena Dragonetti che, attraverso dieci storie di dieci personaggi differenti, lungo le tappe dei Dieci Comandamenti, narra un lungo e drammatico percorso nel caleidoscopio di una Napoli oscura e lontana da dio.
Venerdì 25 luglio alle 21.00 sarà la volta della Compagnia Teatrale La Smorfia Teatro di Gravina in Puglia, Bari, con lo spettacolo “LA MORSA”, di Luigi Pirandello, i segreti, i dubbi e il tradimento di due amanti che la noia ha fatto incontrare e che ineluttabilmente combatteranno contro le crepe nelle maschere altrui del più classico teatro pirandelliano.
Infine, domenica 27 luglio, doppio spettacolo. Alle 21.00 la Compagnia PEM Habitat Teatrali di Milano metterà in scena “I AM LETO”, scritto e interpretato da Andrea Bochicchio, originale e intrigante parodia del testo shakespeariano, nel quale il fantasma del giullare del re, il buffone Yorick, trasporterà gli spettatori in una riflessione sulle idiosincrasie del potere e degli Amleto di oggi. Alle 22.30, a chiudere il Premio sarà il monologo comico dell’attore pugliese Fabiano Marti, “VOLEVO FARE IL POETA MA NON C’è STATO VERSO”, un’esilarante carrellata di cortocircuiti linguistici e di storie grottesche che rivelano la comicità naturale insita e nascosta in ogni gesto della nostra esistenza.
La rivisitazione dei luoghi più classici del teatro e della cultura sarà quindi il tema dominante di questa Nona Edizione del Premio Calandra che si ripromette di segnare una delle migliori annate della sua storia.
Non sarà facile infatti la scelta della giuria, composta da personalità del giornalismo, del teatro e della società civile, che dovranno assegnare i Premi come Migliori Spettacolo, Attori e Regia.
Sarà una grande festa del teatro, dichiara Giuseppe Miggiano, regista della Compagnia Calandra. Una festa che condivideremo con lo straordinario pubblico che, di anno in anno, ha fatto di questo evento uno dei più interessanti e gioiosi incontri teatrali in Italia.
 
Ancora una volta, così, il pubblico, i vicoli e gli attori si confonderanno in un’unica messinscena che coinvolgerà e racconterà il teatro contemporaneo e la società a se stessa. Questa la magia del Premio Calandra, infatti, che si svolge in uno dei più suggestivi angoli del Salento. Uno spettacolo nello spettacolo creato dagli stessi abitanti del borgo antico, dai vicoli caratteristici, dagli attori e dai tecnici sin dalle prime ore del pomeriggio, mentre la scenografia prende vita, gli artisti provano sul palco e gli spalti vengono lentamente occupati dal pubblico. Una magia che continua a sera, quando le luci sulla piazza si spengono e si illumina il palcoscenico, e che si concluderà con la proclamazione dello spettacolo vincitore. Il teatro è vivo ed è vita, e per tre giorni indosserà le sue maschere a Tuglie.
Compagnia teatrale Narramondo – Genova
DIECI
dal romanzo di Andrej Longo
Con:
Elena Dragonetti
Regia: Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue
“Dieci” è uno spettacolo teatrale in cui dieci personaggi attraverso dieci monologhi si raccontano.
In cui dieci vite narrate da dieci voci diverse disegnano quell’universo denso e variegato che è Napoli. Non in quanto area geografica circoscritta ma in quanto realtà universale che racchiude in sé pieghe nascoste dell’animo umano.
“Dieci” come i dieci comandamenti. A cui ogni monologo è intitolato. E a cui ogni personaggio è legato, a suggerire una rilettura delle vicende umane sotto lo sguardo assente di un Dio che è altrove.
In scena una sola attrice a portare il suono di quelle voci che arrivano da strade dentro vicoli scuri, i canti, i rumori, i silenzi. Bastano poche pennellate a disegnare le strettoie, le costrizioni, le servitù, il desiderio di cambiamento, che adulti e bambini vivono in una società dove vigono regole spietate, e dove le cosiddette istituzioni non solo contano poco, ma sembra proprio che non esistano.
Quello che però viene fuori dai racconti è anche una dolcezza, una tenerezza e una poesia che sembra non possano far parte di uomini, donne e bambini così arrabbiati con la vita.
Lo spettacolo è guidato dal desiderio di recuperare l’essenza tragica di una città che ha fatto del melodramma la sua rappresentazione più esteriore.
“Dieci” non è solo Napoli. E’ uno spettacolo dentro al quale poter ritrovare una parte della propria fatica di vivere e forse, tra le righe, una possibile via di scampo. E’ quella speciale spinta alla sopravvivenza che in napoletano si chiama “pacienza”, una parola che mette insieme la voce “patire” con quella del darsi “pace”. Non è una rassegnazione, ma il più alto stato civile dell’esperienza, una santità di marinai in terra che sanno dormire nelle tempeste.”
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Compagnia teatrale La Smorfia Teatro – Gravina in Puglia (BA)
LA MORSA
di Luigi Pirandello
Con:
Maria Pia Antonacci, Leo Coviello, Gianni Ricciardelli, Rosamaria Lorè
Con la partecipazione di Gaetano Ricciardelli e Antonio Coviello
Regia: Gianni Ricciardelli
Pianoforte Francesco Cassano, Violino Amedeo Cicala
Voce Stefania Carulli
Scenografia e Luci Enza Varvara
“Si può restare intrappolati in una morsa fatta di sentimenti e passioni? Si può immaginare di essere vittima e carnefice di quella legge naturale che è l’amore?
Pirandello ci catapulta in un intreccio di sentimenti, di posizioni morali, di condanne e di punizioni che sono il nodo poetico di quest’opera. Questo dramma naturalistico borghese propone sulla scena i microconflitti che si nascondono nei rapporti interpersonali e nella vita stessa.
“La Morsa” è l’espressione di un triangolo amoroso, Lui, lei e l’altro, costruito su gelosie, adulterio, paura, nevrosi, amore, disamore, morte. È l’ossessione della fedeltà, dell’amore e dell’amicizia tradita. La Morsa rappresenta la vicenda di Andrea Fabbri, di sua moglie Giulia e di Antonio Serra, amico di Andrea ma, soprattutto, amante di Giulia. Un tradimento nato dalla noia, messo a repentaglio da un gesto troppo intimo fatto di nascosto e colto per caso dal marito. E quello che intriga lo spettatore è il dubbio, l’angoscia della scoperta del tradimento che prende i due fedifraghi.
Lo snodarsi dell’intrigo ci permette di cogliere la personalità vera dei personaggi e la vigliaccheria dell’amante, l’improvvida leggerezza della moglie, la crudeltà vendicativa, sotto forma di una maschera assunta dal marito con la quale nascondere il proprio dolore.
Pensieri segreti, tenuti sul filo di un’atmosfera sospesa, esaltata dalle riflessioni più letterarie dette come se fossero dei pensieri segreti dai personaggi.”
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Compagnia teatrale PEM Habitat Teatrali – Milano
I AM LETO
Di Andrea Bochicchio
Con:
Andrea Bochicchio
Regia: Rita Pelusio
Assistente alla regia Domenico Ferrari
Testi Andrea Bochicchio, Domenico Ferrari,
Marianna Stefanucci, Rita Pelusio
Con la collaborazione di Riccardo Piferi
Musiche Davide Baldi, Luca Domenica
“In un periodo di grandi cambiamenti, dalla Chiesa ai governanti, I Am Leto propone un’esilarante riflessione sulle dinamiche del potere, tanto necessario quanto pericoloso.
Al centro della scena, un trono vuoto: chi degli aspiranti lo prenderà?
Quale dei pretendenti si rivelerà adatto al ruolo? Nelle mani di chi ci sentiamo di mettere il nostro futuro? L’universo dei trentenni contemporanei diventa il pretesto per raccontare una generazione disorientata, incerta, disinteressata alla politica e abituata ad amori liquidi. Incapace di scegliere, proprio come Amleto, il principe degli indecisi.
Andrea Bochicchio dà vita a una serie di personaggi strampalati che incontriamo ogni giorno. Figure sognanti o rassegnate, permeate di ironia e disincanto, figlie più o meno consapevoli di una crisi di valori.
Un figlio di papà a cui basta chiedere per avere tutto ciò che vuole, dalla macchina a un posto da primario. Un agente immobiliare che ripete come un mantra i consigli del buon venditore. Un tamarro del nuovo millennio che sogna di diventare famoso a ritmo di zumba. E poi ancora: il padre moderno che vuole vivere il parto da protagonista, il toy boy, il tifoso da stadio.
Ad accompagnarci nel viaggio attraverso questa generazione (forse) perduta è il buffone di corte che paradossalmente, proprio in quanto folle, è l’unico che riesce a mantenere uno sguardo lucido sulla società.”
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VOLEVO FARE IL POETA MA NON C’è STATO VERSO
Monologo comico di Fabiano Marti – Taranto
Di e con:
Fabiano Marti
“Avete mai fatto caso a quante parole presenti nel vocabolario italiano possano assumere, a seconda dei casi, un doppio significato? Avete poi provato ad utilizzarli entrambi nella medesima frase dando alla stessa parola prima un significato e poi l’altro? Fabiano Marti lo ha fatto, ed il risultato è a dir poco “strambo”.
Lo stile comico di Fabiano Marti, infatti, basato sullo studio approfondito della lingua italiana, permette allo stesso autore ed interprete di presentarsi al pubblico senza fronzoli, senza sovrastrutture, senza supporto alcuno. Un monologo, o meglio ancora un colloquio informale, in cui le parole s’inseguono in una irrefrenabile spirale di comicità e di “non sense”, contribuendo alla creazione di uno stile tutto particolare che è proprio del suo autore.
“Volevo fare il poeta ma non c’è stato verso” è un “one man show” nella realtà, ma, nella finzione scenica, sul palco si avvicendano un gran numero di persone-personaggi, tutti con le loro storie e con le loro vicissitudini, sempre tratte da quella quotidianità che rappresenta per Fabiano Marti la vera fonte d’ispirazione, poiché proprio dalla vita di tutti giorni e dal linguaggio che utilizziamo quasi inconsapevolmente scaturiscono quegli innumerevoli sensi e controsensi della nostra vita e della nostra esistenza in grado di rendere divertente ogni attimo. La comicità, l’umorismo ed il prendersi in giro diventano così una forza insostituibile ed inesauribile per combattere quel filo di tristezza che spesso ci attorciglia e che troppe volte crediamo inestricabile, mentre Fabiano Marti riesce con naturalezza e simpatia a farci dimenticare, almeno per un po’, il senso della vita ed a ricordarci che, in fondo a tutto, c’è sempre il non senso a salvarci dalla vita stessa.”
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