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Nuovo Fazzi. A settembre i lavori riprenderanno alla grande

Il “Nuovo Fazzi” verrà consegnato il 30 novembre 2016. E’ un impegno del Consorzio costruzioni che rinuncerebbe a circa 9 milioni di pretese.

 

Le «riserve» del Consorzio sono state elencate al direttore della Asl Giovanni Gorgoni nell’incontro del 7 agosto scorso. Pretese in parte legittime, che avrebbero orientato il direttore dell’azienda sanitaria a concedere un anno di proroga alla consegna dell’opera. Le parti avrebbero quindi convenuto che il nuovo ospedale verrebbe consegnato entro il 30 novembre 2016.

A fortificare questa soluzione arriva il gesto di buona volontà da parte dell’impresa. Se verrà concessa la proroga e le parti troveranno l’accordo, il Consorzio è disposto a mitigare le pretese: dai 12 milioni di euro si potrebbe scendere a circa 3 milioni.

scavi fazzi 6.9.2013  800

Da quello che siamo riusciti a capire, il direttore Gorgoni intende chiudere la partita. Non avrebbe senso contrapporsi davanti al Tar e sottrarre ai salentini, per chissà quanto tempo ancora, un’opera definita strategica per la Puglia e per il Salento.

Le «riserve», per un totale di circa 12 milioni di euro, sarebbero dovute, secondo i calcoli del Consorzio, a una serie di “leggerezze” e di lungaggini, frutto di inesperienza dei responsabili della Asl, commesse in fase di avvio dell’appalto. Alcuni «peccati originali» di cui adesso il Consorzio di imprese chiede i danni o una transazione onorevole.

 

Insomma, sarebbero giunti al pettine alcuni nodi le cui premesse affondano nella storia dell’appalto più grosso della Asl di Lecce. Quando il direttore Valdo Mellone nel giugno  2012, decise di nominare Rup (responsabile unico del procedimento) l’allora dirigente l’ufficio tecnico del “Vito Fazzi”, Antonio Stomeo. Successivamente, il nuovo Rup, Fiorenzo Pisanello, si sarebbe trovato a gestire l’appalto cercando di recuperare il tempo trascorso in modo infruttuoso. Quindi sarebbe intervenuta la fretta, l’inosservanza rigorosa delle regole e la gestione border line della prima ora che avrebbero fatto il resto. Si parla di subite e taciute irregolarità da una parte e dall’altra.

 

Perché a questo punto converrebbe una transazione «onorevole», che includerebbe il corposo abbattimento dei 12 milioni di euro? I conti sono presto fatti.

La penale massima applicabile al Consorzio è pari al 10 per cento dell’importo dell’opera aggiudicata. Nel caso della nuova struttura del “Fazzi”, parliamo di circa 6 milioni di euro.

Per contro il Consorzio ha fatto quantificare dall’ingegnere Lucio Leonardi, uno dei massimi esperti del settore, l’ammontare delle “inadempienze” della stazione appaltante: circa 12 milioni di euro. L’ingegnere del Consorzio ha messo in fila una serie di situazioni “subite” dall’impresa e determinate dalla discrezionalità della committente. In discussione, per esempio, i lunghi tempi trascorsi nei cassetti dalle pratiche autorizzatorie (al Genio civile, per i calcoli statici…) e le lungaggini per la firma dei Sal, lo stato di avanzamento lavori. Numerose situazioni che il Consorzio ha puntigliosamente raccolto, sottolineando che, nonostante tutto, si è sempre continuato a lavorare per non bloccare i lavori. Davanti al giudice del Tar approderebbe anche l’aumento di spessore della piattaforma in cemento (da 90 a 140 centimetri), effettuato senza la relativa perizia di variante, costato circa 400mila euro. Un’omissione grave che in altri contesti avrebbe bloccato i lavori.

Nel frattempo il direttore Gorgoni avrebbe chiesto tempo. Sia per capire come regolarizzare le riserve eccepite dall’impresa, sia per nominare i 3 membri della commissione che queste riserve dovrà riconoscere in contraddittorio.

In ogni caso, spira un vento favorevole alla ripresa dei lavori. Anche perchè il neo presidente della Ccc, Vincenzo Onorato, presente all’incontro del 7 agosto, avrebbe garantito che comunque la volontà dell’impresa è di chiudere i conflitti e di completare l’opera. Nei  giorni scorsi la Asl ha liquidato al Consorzio il 3° Sal, circa 2 milioni e 800mila euro. Se l’accordo va in porto da settembre la nuova struttura sarà un’«alveare». Come le api, lavoreranno contemporaneamente elettricisti, impiantisti, serramentisti, idraulici, informatici … Per realizzare i collegamenti con le altre strutture e per costruire l’Elipista c’è tempo e ci sono le risorse. Si dovrà fare una perizia di variante.

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