“Dalla caduta del governo nessun rischio per i fondi Pnrr e per il contenimento dell’inflazione”
“Con la caduta del governo Draghi le preoccupazioni di sindaci, imprenditori e società civile riguardano essenzialmente tre temi. Il primo riguarda i fondi Pnrr. Al riguardo Draghi ha già specificato che si potranno portare avanti tutte le scadenze che necessitano di un intervento normativo. Non vedo, dunque, un rischio per i fondi del Pnrr”. Lo dichiara Diego De Lorenzis, deputato del M5s. “Per la stessa ragione è smentita anche la seconda preoccupazione – prosegue il deputato – che è quella relativa a eventuali misure di contenimento degli effetti negativi, a livello sociale ed economico, dell’inflazione, del caro energia, della siccità. Nella settimana che verrà, massimo a inizio agosto, il consiglio dei ministri varerà un decreto proprio allo scopo di contenere le conseguenze causate dalla crisi economica e delle altre problematiche che si stanno affacciando in questo periodo e che manifesteranno i loro effetti soprattutto in autunno. Anche i decreti già in essere, come il “decreto mobilità e infrastrutture”, il decreto “semplificazioni fiscali” in approvazione questa settimana rispettivamente al Senato e alla Camera, verranno quindi convertiti in legge e pubblicati in gazzetta ufficiale la prossima settimana: sono quindi completamente destituite e prive di fondamento le tesi relative al rischio di paralisi dell’attività legislativa del governo e del parlamento. A conferma di questo c’è anche il tema delle proposte di legge di iniziativa parlamentare – continua De Lorenzis – ad esempio il disegno di legge cosiddetto “concorrenza”, che non ha un termine di approvazione andrà avanti, tanto da averlo approvato questa settimana alla Camera e che verrà approvato definitivamente al Senato la prossima settimana. La terza preoccupazione riguarda la legge di bilancio. Il governo che verrà si troverà una legge di bilancio già predisposta nei fondamentali e avrà due mesi, novembre e dicembre, per farla approvare dal parlamento. Tuttavia, proprio perché in autunno affronteremo tempi difficili, con bollette più alte, rincari sul cibo e conseguenti problemi per imprese e famiglie, sarebbe stato necessario avere un salario minimo di 9 euro, che il presidente Draghi ha etichettato come un diktat inaccettabile, rifiutandosi per mesi di approvarlo con il beneplacito del centrodestra e del Pd. Abbiamo anche chiesto di ridurre il cuneo fiscale, quindi di avere buste paga più pesanti e dare segnali concreti e immediati, ma anche su questo abbiamo avuto solo porte chiuse Siamo stati dileggiati sul superbonus: è stato affermato che è colpa degli ideatori del meccanismo di cessione dei crediti se tale misura si è bloccata, mentre in realtà essa era molto ben congegnata come dimostrato anche da istat e dai dati di confindustria, e sono arrivate oltre nove modifiche normative dal governo allo scopo di sabotarlo. Questa incertezza e le complicazioni create ad arte hanno gettato nello sconforto milioni di cittadini e sul lastrico oltre 40 mila aziende del settore, che avevano creduto al governo. Sul reddito di cittadinanza – conclude il deputato – il governo ha poi definitivamente gettato la maschera, mentendo ancora una volta nel definirlo un elemento di difficoltà per il mercato del lavoro, nonostante in tutta Europa dal 1992 rappresenta uno strumento fondamentale di contrasto alla povertà e allo sfruttamento”.