giovedì, Maggio 23, 2024
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Fermata degli impianti Isab

Siracusa, Fermata degli impianti Isab: scontro sulla ricaduta occupazionale tra Cgil e azienda.

La Cgil, all’alba della fermata straordinaria degli impianti in zona industriale, si scaglia contro Isab. Oggetto del contedere: il bacino di utenza da cui si è attinto per i lavori di manutenzione. Dal canto suo, il colosso russo non accetta quanto dichiarato dal sindacato, rimandando al mittente qualunque tipo di accusa. “Circa 800 lavoratori provenienti da fuori provincia saranno impegnati nelle operazioni di manutenzione straordinaria degli impianti -afferma la segreteria del sindacato -. Su un totale di manodopera impegnata che oscillerà tra 2500 e 3000 unità, almeno il 30 % verrà da fuori provincia, che corrisponde ad almeno 800 lavoratori“.
Secondo la Cgil la scelta dell’ISAB stride fortemente con i livelli di disoccupazione del territorio e con la necessità di impiego di manodopera disoccupata locale. “E tutto per sole 47 giornate lavorative previste dal progetto – prosegue la nota Cgil -. Una scelta industriale miope che sottrae reddito e ristoro sociale per le famiglie dei lavoratori siracusani. Uno schiaffo sociale intollerabile da parte di uno dei gruppi industriali più importanti del territorio che dopo le massicce riduzioni di manodopera di diretti e indotto degli ultimi tempi”.
Per il sindacato, con il ricorso ad un migliaio di lavoratori provenienti da fuori provincia, il colosso russo lancia un messaggio tanto chiaro quanto devastante: “le spregiudicate logiche del profitto schiacciano il territorio e qualunque barlume di responsabilità sociale dell’impresa – si legge ancora nella nota della segreteria provinciale -. Né può essere sostenuta la ragione avanzata dall’Isab di aver esaurito tutte le professionalità locali e quindi di essere stata costretta ad appaltare fuori specializzazioni utili alla grande industria. E questo almeno per due ragioni: la prima, perché il tema della necessità di alcune professionalità necessarie all’industria è noto da parecchio tempo ed è rimasto colpevolmente irrisolto. La seconda, perché la ricerca di un proficuo dialogo sui temi del rapporto fra industria-formazione-riqualificazione dei lavoratori e territorio è sempre stato inutilmente ricercato dal sindacato e mai condiviso dal sistema industriale. Per tutte queste ragioni, riteniamo irricevibile la scelta operata dall’Isab ed esprimiamo forte preoccupazione per le disattese aspettative occupazionali create attorno alla fermata costruita su presupposti, scelte e strategie non condivise dal sindacato”.
Isab invece la pensa diversamente, ritenendo che quanto rappresentato dalla sola segreteria della Cgil “è quanto meno inesatto ed utile solo a facili strumentalizzazioni“.
Il colosso russo replica al sindacato snocciolando alcuni numeri in possesso: “Il 91% del personale diretto Isav, 1.073 persone – si legge nella nota dell’azienda -, proviene dalla provincia di Siracusa ed il 75% circa dal comprensorio di Melilli, Priolo, Augusta e Siracusa. Delle circa 2.000 persone dell’indotto ordinariamente autorizzate ad operare in ISAB, l’80% circa proviene dalla provincia di Siracusa e il 75% dal comprensorio di Melilli, Priolo, Augusta e Siracusa.Delle circa ulteriori 1.800 persone autorizzate ad oggi ad operare nella fermata circa il 75% proviene dalla provincia di Siracusa”.
I numeri forniti, secondo Isab, sono sinonimo “una società fortemente radicata sul territorio nel quale opera e continua ad investire e credere – oggi 154 milioni di euro – in un momento in cui tutti i gruppi multinazionali annunciano sulla stampa nazionale e internazionale tagli negli investimenti, manutenzioni e chiusure di impianti.”
Inoltre – prosegue la nota dell’azienda – parlare di logiche di profitto in un momento in cui la società ha consolidato da quasi cinque anni perdite rilevanti a causa della crisi internazionale è inesatto ed ancora solo utile a facile demagogia. Isab sulla base dei numeri sopra riportati distribuisce annualmente decine di milioni di euro di reddito da lavoro diretto ed indiretto sul territorio provinciale ed ha mantenuto costante le spese in materia di manutenzione ed investimenti. Pertanto ogni riferimento alla mancanza di responsabilità sociale dell’impresa o alla sua insensibilità in materia di sicurezza e tutela ambientale è propaganda

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