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“DAL CIELO IN ESCLUSIVA”, GLI SCATTI DI BARILLARI

Venerdì 2 dicembre, alel ore 19, al Must il vernissage della mostra del fotrografo Bruno Barillari. Presentazione a cura del giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni

Esiste un modo per essere grandi: sembrare più piccolila frase, una sorta di traccia nascosta, suggerisce il leitmotiv del nuovo progetto artistico del fotografo Bruno Barillari: “Dal Cielo in esclusiva” che sarà allestita dal 2 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 nelle sale del Must, Museo Storico della Città di Lecce, in Via degli Ammirati, 11.

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Vernissage il 2 dicembre, ore 19, (con ingresso libero) con le bollicine del prosecco Molìn extra dry di Zardetto. Interverranno Paolo Perrone Sindaco di Lecce, Luigi Coclite assessore alla Cultura del Comune di Lecce, Nicola Elia direttore del Must Museo storico della Città di Lecce, il pilota Enac Roberto Leone. Presenterà la mostra il giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni, autore del testo critico nel catalogo, editato da Il Raggio Verde, in doppia lingua con le traduzioni in lingua inglese di Arianna Corvaglia. La mostra, promossa e patrocinata dal Comune di Lecce, sarà visitabile tutti i giorni fino all’8 gennaio 2017, da martedì a domenica, con orario 12-19; lunedì chiuso. Ingresso al museo: 2,50€. Info: 3394487602.

LA MOSTRA – Il Salento come non lo avete mai visto. Se non a bordo di un aereo, ammesso che esista un volo che penetri nell’entroterra più aspro e quasi inaccessibile o costeggi interamente le coste, dall’Adriatico allo Ionio, modellate da madre Natura dalla notte dei tempi. Ed è un tempo infinitesimale quello per cui l’obiettivo possa catturare la luce, fissare l’inquadratura perfetta del paesaggio che rilascia il monitor, collegato in telemetria, e che in tempo reale trasmette dati, mentre su, tra le nuvole, il drone diventa l’occhio fisico dell’artista che scruta dal cielo in esclusiva. Se con la mostra “Obj” (lo scorso anno alla Galleria Scaramuzza) a finire nelle sue inquadrature erano stati gli oggetti disseminati negli angoli delle nostre case e nelle stanze della memoria riscoprendo con perfetti still-life il fascino della pellicola in bianco e nero, nel nuovo progetto artistico gli scatti sono rubati “Dal cielo in esclusiva”, appunto, grazie alla complicità di un drone cinematografico cogliendo la bellezza della Natura e la potenza del colore.

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Sedici pannelli di grande formato stampati in fine art troveranno “casa” per oltre un mese nelle sale del Must, Museo storico di Lecce, dove Bruno Barillari ritorna ad esporre dopo i progetti “Dinamiche sul Mediterraneo” e “Mustintime” entrambi realizzati nel 2012. Il focus in questa nuova personale di fotografia è il Salento colto all’improvviso grazie al «Drone / occhio / microscopio che del generale coglie il particolare, dell’immenso il frammento, dell’infinito il finito, della dismisura la misura» spiega in catalogo il giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni.

Scatti rubati grazie ad un sincronismo perfetto tra chi guida il drone – il pilota Enac Roberto Leone – e il fotografo Bruno Barillari che in remoto comanda la testa alla quale è attaccata la macchina fotografica. «Ogni scatto è frutto o di una singola o al massimo di un paio di esposizioni. La sorpresa è il fattore determinante anche perché non siamo abituati a guardare da cento o più metri di altezza» spiega lo stesso Barillari. Amante della sperimentazione, in questa mostra il fotografo leccese ha realizzato un connubio perfetto con il drone, il Gimbal di Leone, che gli ha consentito di sfidare la gravità, restando immobile nel cielo simulando la sua presenza in alta quota sebbene ben ancorato sulla terra, e scattare praticamente “in overing”. «Quando Roberto porta i miei occhi in quota, mentre i miei piedi sono ancora ben piazzati per terra, accade qualcosa di singolare: smetto di guardare e vedo.» – Scrive il fotografo nel suo testo introduttivo, aggiungendo: «Lascio il mio pessimo elemento senza anestesia il tempo necessario per rendermi conto che è il Cielo a sognare noi… perché la vita sia un sogno. La bellezza sotto l’aria è infinita e, come un eco nello spazio, si propaga in modo dilagante fino a svanire nell’abbraccio fra la roccia e il mare; il sole attraversa le strade rosse di terra in un gioco grafico fatto di pietre e torri senza principesse; gli steli sottili si inchinano al vento e, riversi su specchi d’acqua dimenticati, sembrano bere per trarne profitto».

Ed ecco allora dispiegarsi le immagini di un Salento mozzafiato, inedito, prorompente nella sua bellezza selvaggia che ne fa una meta riconosciuta in tutto il mondo, segnalato dalla nota guida Lonely Planet ai principali tour operator come il luogo da visitare almeno una volta nella vita.

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foto_cielochiesaE “Dal cielo in esclusivaBruno Barillari ha scovato gli angoli e gli scorci più suggestivi scoprendo le geometrie della Strada del pesce che attraversa l’oasi naturale delle Cesine (San Cataldo) o della strada che costeggia la Litoranea Otranto – Santa Cesarea Terme. E il frastagliarsi del mare in mille rivoli nella scogliera a Roca o alla Specchiulla (Otranto) e, quello più dolce insinuarsi tra le dune di Lido Pizzo a Gallipoli o delle spiagge nelle marine leccesi di Torre Chianca e di Frigole. E ancora sorvolando la litoranea Otranto – Santa Cesarea ha sorpreso l’antica Torre Sant’Emiliano, vedetta silenziosa a metà strada tra Punta Palascìa e Porto Badisco, per poi fermarsi ad osservare come la cava di Bauxite diventi una sorta di occhio magico entro il quale si riflette sì, proprio il cielo. «Un manifesto grafico di architetture supreme che con gli occhi in volo ed i piedi per terra ho raccolto»scrive ancora Bruno Barillari completando con parole poetiche la poesia delle immagini catturate. Immagini che, da un insolito punto di vista, svelano i contorni dei Laghi Alimini (Otranto) e della costa in prossimità di Torre Uluzzo a Porto Selvaggio (Nardò)  o di Torre Miggiano (Santa Cesarea Terme) ma anche architetture antiche, diroccate, tracce di storia e resti indelebili della memoria. Come la chiesa di San Mauro sulla litoranea Santa Maria al BagnoGallipoli o la Cappella del Crocifisso sulla litoranea per San Cataldo. Ancora geometrie che si rivelano nel momento in cui si addentra nell’entroterra delle campagne di Gallipoli, Lequile, Nardò lasciando scoperto il cuore contadino, vocazione millenaria di questa terra rossa che però sa essere generosa. Nonostante tutto. E ancora visioni che spiazzano all’improvviso con l’esplosione di azzurri e gialli quasi fossero campiture di dipinti di arte contemporanea mentre spia da lontano la Palude del Capitano a Sant’Isidoro (Nardò). Un unico filo unisce in una tessitura ideale tutti i fotogrammi: è l’amore per la propria Terra oltre che per l’Arte. Un viaggio interno ed esterno: «Penso sempre alla mia terra nei viaggi che intraprendo con la mente, alberi bambini giocano con aquiloni di nuvole ed il giorno segue la notte come il segugio la preda, in un gioco di echi e profumi che si propagano nel tempo necessario ad innamorarsi».

Il progetto, partito la scorsa primavera, ha richiesto un lungo periodo di preparazione per individuare i luoghi da fotografare e le condizioni ottimali per scattare le foto. Una trentina di scatti  realizzati in pochi mesi, un’accuratissima selezione infine, la stampa diretta in quadricromia su supporto da cm 2 di spessore per una dimensione di cm 180 x 120, tali saranno infatti i pannelli in mostra compreso l’apparecchio aereo con cui sono state realizzate le riprese insieme al suo pilota Roberto Leone ospite della serata inaugurale.

Grande soddisfazione è stata espressa dall’assessore al Turismo e Marketing territoriale, Spettacoli ed Eventi, Luigi Coclite: “I numerosi eventi culturali realizzati dall’Amministrazione Comunale sono serviti a promuovere al meglio il nostro territorio e in questo senso il Must è stato uno dei contenitori più importanti per la città, capace di accogliere iniziative di grande interesse. La mostra di Barillari rientra tra queste. Le foto realizzate appositamente per questo evento sono bellissime. Come Amministrazione siamo orgogliosi di essere riusciti a continuare a consolidare il notevole potenziale umano che esiste nel territorio dando spazio ad artisti come Bruno Barillari che hanno scelto di restare a Lecce per lanciare le loro sfide culturali”.

In occasione dell’evento espositivo, per i tipi della casa editrice Il Raggio Verde, sarà presentato il libro-catalogo inserito nella collana Libri di Fotografia diretta dallo stesso Barillari. Un volume cartonato, in doppia lingua con i testi tradotti in lingua inglese da Arianna Corvaglia, con gli scatti della mostra raccontata dal testo critico di Raffaele Gorgoni che scrive: «Scatti rubati perché l’ulivo, lo scoglio, il mare, l’onda, la pietra non s’aspettavano di essere colti nella loro intimità da un occhio indiscreto. Sono lì impudicamente distesi al sole, inermi. Tutto dall’alto appare più indifeso, anche la severa torre di guardia, l’aspra scogliera, l’arcigna masseria. È madremare e terrapadre che giacciono nell’abbandono senza tempo sull’ultima soglia oltre la quale o il nulla o il divino. »

 Dal catalogo | TESTO CRITICO DI RAFFAELE GORGONI –There are more things in heaven and earth, Horatio di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia…

Ci sono più cose tra cielo e terra, Bruno che la tua camera fotografica possa cogliere e quindi t’immagino … staccando l’ombra da terra, con micrometrica pazienza e precisione, cercare il punto dove gli spiriti di Leonardo e di Saint Exupery  ti attendono, sospesi.

Insieme vagare a mezz’aria, distratti dalla fantasmagoria che nascondiamo sotto i nostri piedi.

Da lì, in un frullare sibilante, in visione zenitale, la linea di costa, il nesso di odio / amore tra il mare e la terra, la furia tra l’onda e la scogliera, la carezza tra la maretta e la sabbia.

Più in là, a volo d’uccello, geometrie euclidee di campi coltivati e frattali misteriosi di muretti a secco confusi nelle pietraie.

Talvolta una traccia dell’uomo ma di ieri o dell’altro ieri.

Già diroccata la torre e della masseria solo i muri portanti hanno resistito alle pretese del fico selvatico e del cappero.

Natura viva con cenni di Storia morente.

Res extensa, realtà fisica e limitata che il punto di vista rende cogitans, libera e illimitata.

Come sarebbe facile con agile ultraleggero, la camera ben salda tra le mani!

Meglio ancora con comodo elicottero, ben assicurati sul bordo del pianale con l’occhio incollato al mirino!

No … si scelse l’impervio cammino del volo non volo, del drone / estensione … dell’occhio, della mano, della mente, dell’anima.

E con lui collegato remotely , anglismo tecnico per dire da remoto.

Meraviglia linguistica che narra di un remoto sull’infima terra e di una freccia elettronica che colpirà lassù perché l’io-lui che guarda, ubbidisca all’impulso del vedere.

Dal remoto, dalla finitezza di un corpo terrestre al remoto di una protesi / sguardo lassù.

Scatti rubati perché l’ulivo, lo scoglio, il mare, l’onda, la pietra non s’aspettavano di essere colti nella loro intimità da un occhio indiscreto.

Sono lì impudicamente distesi al sole, inermi.

Tutto dall’alto appare più indifeso, anche la severa torre di guardia, l’aspra scogliera, l’arcigna masseria.

È madremare e terrapadre che giacciono nell’abbandono senza tempo sull’ultima soglia oltre la quale o il nulla o il divino.

Il turista e il viandante a quota zero hanno sempre concesso loro  il tempo di mettersi in posa, di dissimulare nella prospettiva i loro segreti.

Violata quindi la privacy del mare, della masseria, della terra arata, delle scogliere ma senza malizia di voyeur, piuttosto sguardo paterno / materno trepidante, ansioso di rassicurarsi che tutto fosse ancora al suo posto, una pietra, un filo d’erba, un ulivo, una zolla; che nulla sia stato trafugato, come usa e disperso.

Drone / occhio / microscopio che del generale coglie il particolare, dell’immenso il frammento, dell’infinito il finito, della dismisura la misura.

Algoritmi di lunghezze focali e profondità di campi e di fondali; alchimie di messe a fuoco e tempi di posa. Velocità di otturatori in competizione con la mobilità del mezzo. Parallelogrammi di forze e telai di tensioni tra cielo e terra e l’enigma della luce, della sua intensità e tonalità

Troppa, troppo poca, incidente, radente, riflessa, sfuggente, velatina, iridescente, insidiata da polveri e vapori.

Il corpo scisso, i piedi per terra ma la mente e lo sguardo sono lassù in balance of power, tra moto meccanico e tramontana, forza elettrica e scirocco, dove il moto delle eliche inganna, con una veronica il toro-vento in aerea corrida.

E tutto per rendere visibile una padremadre terramare invisibile, astratta, materica quant’altro mai; cretto di burriana memoria, action painting colto per miracolo in un istante di stand by sotto un azzurro troppo azzurro.

Ci deve essere una ragione oltre la sfida del difficile, oltre la prova della complessità, oltre la scommessa dell’arduo.

Forse la memoria del bambino e dell’aquilone, dell’aeroplanino, dei tanti semplici marchingegni elastici che lanciavamo nell’aria, piccoli giocattoli e il grido che si levava al momento dello scatto verso l’alto, l’eccitazione e l’ombra del timore che l’oggetto potesse non più tornare, restare lassù con una parte di noi e guardarci guardarlo con occhio stupito e malinconico.

Ma allora cos’è tutto questo se non muovere guerra a un mondo che vuole strappare alla vista degli umani quello che viene considerato ormai un difetto compatibile solo nel bambino e nel primitivo: la meraviglia.

La meraviglia, la capacità ancora di provarla è quanto ci resta e ci consente di cogliere il senso di una favola, la possibilità di una storia.

È appunto per questo che l’incombere di una cupezza sterile e paurosa della vita rifiuta la meraviglia, privilegia il prevedibile, il banale, ciò che è scontato.

Tutto quello che Bruno ha raccolto in queste pagine dimostra che c’è chi si oppone a questa deriva e sa come farlo.

 Dal catalogo | UN SOGNO, UNA NUVOLA, UNA STELLA DI BRUNO BARILLARI

Guardare il Cielo è un’abitudine ormai consolidata in molte persone che, inseguendo i propri sogni, licenziano una nuvola o una stella ad esserne custodi. Lo faccio anch’io… dopo tutto la Terra è uno spazio troppo piccolo per ospitare i desideri e le prospettive di ognuno di noi! Ma spesso si guarda il Cielo senza mai pensare a come il Cielo possa guardarci: essendo quasi invisibili da quella distanza, correremmo il rischio di non sognare mai più. Quando Roberto porta i miei occhi in quota, mentre i miei piedi sono ancora ben piazzati per terra, accade qualcosa di singolare: smetto di guardare e vedo. Lascio il mio pessimo elemento senza anestesia il tempo necessario per rendermi conto che è il Cielo a sognare noi… perché la vita sia un sogno. La bellezza sotto l’aria è infinita e, come un eco nello spazio, si propaga in modo dilagante fino a svanire nell’abbraccio fra la roccia e il mare; il sole attraversa le strade rosse di terra in un gioco grafico fatto di pietre e torri senza principesse; gli steli sottili si inchinano al vento e, riversi su specchi d’acqua dimenticati, sembrano bere per trarne profitto. Senza dubbio si tratta di un errore umano quello di pensare che il valore dei nostri desideri sia contenuto nella loro realizzazione: se fosse possibile realizzarli tutti la vita stessa avrebbe poco senso. Ogni essere vivente deve rimanere custode dei propri sogni; ed è forse un errore guardare il Cielo per dar loro statura e forma, piuttosto che cercare nel cuore altrui il loro destino.

CENNI BIOGRAFICI – Bruno Barillari nasce a Galatina, Lecce il 3 aprile del 1973. Eredita la passione per la fotografia insieme ad una Rolleiflex biottica GX 2,8 nel 1987. A pochi esami dalla laurea in Economia e Commercio a Parma si diploma invece, nel 1997, all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. “…preferendo lavorare con la luce che vivere di riflesso…” Dedica il tempo libero alla ricerca, nell’accezione pura del termine. Odiando le etichette, soprattutto nel suo settore, ama considerarsi semplicemente un uomo che scatta fotografie. Le sue foto sono pubblicate dalle più prestigiose riviste – tra le quali Vogue, AD, Sposabella, Dove, Times, Vanity Fair – e quotidiani tra cui Il Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Sole 24 Ore, XL (La Repubblica).

PUBBLICAZIONI E MOSTRE

WALKING” – Edizioni Scientifiche Italiane, 2000
ANNUARIO GUIDA PER VIVERE IL SALENTO“, 2002
SEGNALI” – CONTE Edizioni anno, 2003
7 DAYS” – Autoprodotto, 2004
PERFETTO/DIFETTOSO” – LUPO Edizioni anno, 2006
A FORE” – Documentario autoprodotto, 2007
LECCE  CITTA’ D’ARTE E DI ANTICHE TRADIZIONI” – DVD prodotto dal Comune di Lecce e dal Punto Informazioni Duomo, 2008
NOTES POSTED ON THE REFRIGERATOR” – videoclip di ANDREA PADOVA, 2008
SALON ART SHOPPING“  – Carrousel Du Louvre di Parigi , 2008
INCONTRI” – Rassegna d’Arte Contemporanea – Galleria Tracce, 2009
TRACCE CONTEMPORANEE” – I° Biennale del Salento, – Castello Carlo V, 2010
PF10” – Collectiva de petit formats – Galleria RED03 – Barcellona, 2010
COLLECTION” – ADNKRONOS – Roma 2011
HUMAN” – Cagliostro – Lecce 2011
DINAMICHE SUL MEDITERRANEO” – Museo MUST – Lecce 2012
MUSTINTIME” – Museo MUST – Lecce 2012
OBJ” – Galleria d’arte Scaramuzza -Lecce 2015

Roberto Leone guida un drone certificato dall’Enac, l’ente nazionale dell’aviazione civile.

Ha collaborato con grandi registi e musicisti – sue le riprese per le clip di Alessandra Amoroso, di Morandi e Baglioni, oltre a quelle per la presentazione della Ferrari 2015, dei film di Ferzan Ozpetek, di Braccialetti Rossi e I delitti del Barlume (solo per citarne alcune).  Recentemente ha guidato le riprese aeree in Sicilia per il film Disney  “Tini la Nuova vita di Viletta”.

 SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA

Titolo: Dal cielo in esclusiva fotografie di Bruno Barillari

Autore: Bruno Barillari

Periodo: 2 dicembre 2016 – 8 gennaio 2017

Spazio espositivo: Must Museo storico della Città di Lecce

Patrocinio: Comune di Lecce

Orario di apertura: tutti i giorni fino all’8 gennaio 2017, da martedì a domenica, con orario 12-19; lunedì chiuso. Ingresso al museo: 2,50 €. Info: 3394487602

Vernissage: 2 dicembre, ore 19 con presentazione del giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni. A seguire la degustazione del prosecco Molìn extra dry di Zardetto che trae il nome dal borgo seicentesco fondato dalla Serenissima Repubblica di Venezia e simbolo della cultura contadina di Conegliano.

Catalogo: Dal cielo in esclusiva, edizioni Il Raggio Verde inserito nella collana Libri di fotografia diretta da Bruno Barillari. Traduzione dei testi in lingua inglese: Arianna Corvaglia

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