martedì, Marzo 19, 2024
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Appartenenza all’Unione monetaria europea: un bene o un male?

Appartenere all’Unione monetaria Europea: un bene o un male?

Dopo parecchi anni dall’introduzione della moneta unica europea parte dell’opinione pubblica italiana rimane convinta del fatto che con la lira si stesse meglio e che l’euro abbia avuto effetti complessivamente negativi sulle nostre tasche. In realtà, come tutti i fenomeni economico-sociali, anche l’appartenenza all’Unione monetaria europea ha dei lati positivi e negativi. Vediamo dunque di analizzare i vantaggi e gli svantaggi in termini generali e dal particolare punto di vista del cittadino di casa nostra.

 vantaggi generali: avere un unica moneta per un mercato allargato all’Europa:

– rende più facile la circolazione delle merci, favorisce la concorrenza a vantaggio del consumatore e riduce i costi di transizione eliminando gli acquisti e le vendite di valute e tutelandosi dalle oscillazioni dei cambi;

– consente di fare raffronti immediati sul costo di uno stresso prodotto in paesi diversi con una maggiore trasparenza sui prezzi per il consumatore- si ha una politica monetaria stabilita a livello centrale dalla BCE che può operare svincolata dagli interessi di piccolo cabotaggio dei singoli stati;

– l’euro è una moneta forte che contiene in se tutti i vantaggi di monete già prima solide come il marco e il franco. Il cambio favorevole con le altre valute consente di importare prodotti a prezzi convenienti e di potersi spostare nei paesi extraeuropei spendendo meno di quanto facessimo con una moneta debole rispetto al dollaro. Dunque l’euro a parità di altre condizioni fa costare meno i prodotti di importazione e favorisce la mobilità.

 svantaggi dal punto di vista generale: svantaggi in se la moneta unica non sembra ne abbia portato. L’unica complicazione di non poco conto riguarda la diversa velocità con cui l’unione monetaria ed economica dell’Europa sta procedendo rispetto all’unione politica. Questo fa in modo che i benefici effetti di un mercato più grande e concorrenziale siano avvertiti in misura minore in quegli stati dove la mentalità politica e culturale tende a proteggere ancora interessi particolari dotati di una forte capacità di pressione. Inoltre, la mancanza di una politica unica crea non pochi problemi e contrasti tra i diversi stati europei in materia di manovre economiche: si passa dalla ferrea visione antinflazionistica tedesca e dei paesi del nord europa alla visione più pragmatica ed espansiva dei paesi europei latini.

vantaggi dal punto di vista italiano

– la lira era una moneta che tendeva continuamente a perdere valore rispetto alle principali altre valute. Questo produceva continuamente inflazione e perdita del potere d’acquisto nei redditi fissi. Il rimedio che fino agli anni ottanta veniva utilizzato era quello della scala mobile ossia l’aggiornamento automatico della retribuzione da lavoro dipendente rispetto all’aumento del costo della vita. Con questo sistema però non si faceva altro che incrementare il circolo vizioso poiché si doveva stampare ancora più carta moneta favorendo così la svalutazione e l’inflazione. L’euro ha eliminato il problema della cronica svalutazione della lira e infatti gli incrementi dell’inflazione a due cifre degli anni 80 non si registrano più.

-per entrare nell’euro occorreva rispettare dei limiti sull’ inflazione imposti da Masstricht: il tasso d’inflazione di uno Stato membro non deve superare di oltre l’1,5% quello dei tre Stati membri che avranno conseguito i migliori risultati in materia di stabilità dei prezzi. Quindi entrare nell’area euro ci ha imposto un cambio di mentalità benefico e il rimanerci è garanzia per il cittadino che l’inflazione in Italia non potrà aumentare più di una certa soglia rispetto agli altri paesi.

– Maastricht ha imposto dei severi vincoli anche sui tassi di interesse: infatti i tassi di interesse a lungo termine non dovevano superare il 2% rispetto alla media dei tre stati membri con i risultati migliori in questo ambito. Se non fossimo entrati nell’area euro ci saremmo trovati dunque con tassi di interesse ben più alti di quelli attuali con riflessi negativi sia per quanto riguarda i mutui delle famiglie sia per gli interessi sul nostro enorme debito pubblico e quindi con esborsi al fisco ancora maggiori da parte del contribuente.

svantaggi dal punto di vista italiano: il fatto che il cambio di un euro sia stato fissato a 1936,27 ha favorito le speculazioni. Infatti, non solo si tendeva ad arrotondare il cambio di un euro a 2000 lire ma spesso nelle vendite si tendeva ad associare l’euro con le mille lire con la conseguenza che nella prima fase di circolazione della nuova moneta prodotti di largo consumo venivano anche proposti con un rincaro raddoppiato rispetto al vecchio prezzo in lire. Purtroppo questi sistemi sono stati portati avanti con profitto per molto tempo. L’effetto finale è stato vedere, in pochi anni, quasi dimezzato il potere d’acquisto degli stipendi.

– i nostri imprenditori sfruttavano la svalutazione della lira per proporre i loro prodotti all’estero contando sul cambio favorevole per chi importava. Con l’euro questo vantaggio per le nostre esportazioni è cessato e questo ha sicuramente creato delle difficoltà alle nostre aziende meno preparate. Anzi sono state le imprese di mercati tradizionalmente più forti di noi come quello americano a sfruttare l’effetto cambio contando sulla perdita relativa del dollaro immettendo nel mercato europeo prodotti a prezzi concorrenziali per le nostre aziende. E’ l’altra faccia della medaglia: si importa a condizioni più convenienti per il consumatore, ma le aziende fanno più fatica a esportare.

In realtà, l’Unione Europea è una grande opportunità per tutti coloro che ne fanno parte. Occorre sfruttare al meglio i vantaggi che offre e limitare al minimo gli svantaggi che da essa possono derivare. Per raggiungere questo obbiettivo non ci si può permettere di rimanere inerti, in attesa che i potenziali vantaggi si manifestino dal nulla o che i reali svantaggi possano di colpo svanire. L’unico modo per l’Italia e anche per i paesi che non si sentono avvantaggiati dall’appartenere all’Europa monetaria è rimboccarsi le maniche per essere più competitivi all’interno dell’Europa e in mondo dove non esistono più barriere di mercato.

 

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