venerdì, Aprile 19, 2024
HomeNotizie dal MondoScu, scacco agli affari dei clan: tra Brindisi e Lecce 58 persone...

Scu, scacco agli affari dei clan: tra Brindisi e Lecce 58 persone in manette

Scu, scacco agli affari dei clan: tra Brindisi e Lecce 58 persone in manette

Associazione di tipo mafioso, concorso in omicidio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco e spaccio di droga: sono questi i reati, con l’aggravante del metodo mafioso, contestati a 58 persone indagate tra Brindisi e Lecce, raggiunte questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Lecce su richiesta della Dia ed eseguita dai carabinieri di Brindisi.

Un’operazione parallela alla “Federico II” che ha coinvolto diverse province anche fuori dal Salento. L’indagine, avviata dal Nucleo investigativo del Comando provinciale di Brindisi nel settembre 2012 a seguito dell’omicidio di Antonio Presta, figlio di Gianfranco, collaboratore di giustizia e noto esponente della Scu degli anni ‘90, ha consentito, in particolare, mediante attività tecniche, di identificare Carlo Solazzo, come autore dell’omicidio. Inoltre, è stato delineato l’organigramma e gli assetti organizzativi territoriali della cosiddetta frangia “mesagnese” della Sacra Corona Unita, al cui vertice si sono avvicendati Antonio Vitale, Massimo Pasimeni, Daniele Vicientino ed Ercole Penna (da cui la denominazione “Vitale-Pasimeni-Vicientino”), operante, principalmente, nei comuni meridionali della provincia di Brindisi.

Sono stati identificati i sodali di due articolate associazioni finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) con basi operative, rispettivamente, nei comuni brindisini di San Donaci e Cellino san Marco. Gli operatori hanno scoperto che Benito Clemente ed Antonio Saracino sono stati gli autori dell’attentato dinamitardo, perpetrato il 19 dicembre 2012, contro un immobile di proprietà del comandante della stazione di San Donaci, il luogotenente Francesco Lazzari, e che il movente fosse riconducibile all’intensificazione dell’attività repressiva messa in atto da quest’ultimo, dal momento del suo insediamento nella stazione.

Le attività d’indagine, come accennato, venivano avviate in conseguenza all’omicidio Presta, verificatosi a San Donaci il 5 settembre 2012. Sin dalle prime fasi delle indagini è risultato evidente che l’omicidio fosse da ricondurre alla gestione delle attività illecite, in particolare la piazza di spaccio, perpetrate nei territori di San Donaci e Cellino San Marco.

È stato appurato, infatti, che Antonio Presta, con la sorella Daniela e l’avallo dell’allora convivente di quest’ultima, Pietro Solazzo, all’epoca detenuto, stavano assumendo il predominio per la gestione del traffico di sostanze stupefacenti a Cellino San Marco tentando di scalzare Carlo Solazzo, fratello di Pietro, all’epoca a capo di una compagine criminale dedita allo spaccio in quel comune. In tale contesto, è stato accertato che il 15 agosto 2012, Antonio Presta e la sorella Daniela avevano incendiato un’abitazione di Carlo Solazzo, approfittando di un periodo di assenza di questo e della sua famiglia. Quest’ultimo, il 5 settembre successivo, insieme ad un altro individuo ignoto, si rendeva responsabile dell’omicidio Presta.

Le successive indagini hanno consentito di individuare gli esponenti di due gruppi criminali mafiosi, operanti a San Donaci e Cellino San Marco e facenti capo rispettivamente a Piero Soleti e ai fratelli Carlo e Pietro Solazzo, detti “Cacafave”, che gestivano il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti e che si avvalevano della disponibilità di armi da fuoco per imporre la loro egemonia in quei territori.

Pietro Solazzo, dopo la sua scarcerazione, avvenuta nel febbraio 2013, era entrato inizialmente in contrasto col fratello Carlo per poi riappacificarsi e rientrare a pieno titolo nella compagine criminale. I gruppi sandonacese e cellinese, attraverso i rispettivi capi, i luogotenenti ed i gregari operavano in simbiosi e nel pieno rispetto territoriale, evitando pericolose sovrapposizioni e sconvenienti disaccordi. Si era creato, anzi, una sorta di mutuo soccorso nella gestione delle illecite attività, ma anche nel commettere atti intimidatori, come quello ai danni dell’abitazione del comandante della stazione carabinieri di San Donaci sia che trattasse di approvvigionare droga per le rispettive piazze di spaccio.

I due gruppi criminali concentravano le loro energie nell’espansione dei propri interessi attraverso nuove alleanze e canali di approvvigionamento di sostanze stupefacenti in particolare per l’acquisto della cocaina, da immettere sul mercato con enormi vantaggi economici per entrambi.

L’assenza di lotte intestine hanno favorito lo sviluppo delle attività criminali dei due gruppi consentendo agli appartenenti di trarne agevole sostentamento, anche per quelli detenuti e per i loro nuclei familiari.

Pietro Soleti, capo indiscusso del sodalizio di San Donaci, si avvaleva dei suoi luogotenenti Floriano Chirivì (poi detenuto e sostituito dal suo fedele Antonio Saracino) e Benito Clemente. Questi, attraverso il club “Le Massè” di San Donaci, gestivano il mercato dello spaccio di sostanza stupefacente: è proprio di fronte a questo luogo che si è consumato l’omicidio Presta.

Altro interesse del gruppo di San Donaci erano le armi, reperite per il tramite del cittadino slavo Gennaro Hajdari, alias “Tony Montenegro”, che le faceva giungere dall’Est Europa.

Il gruppo di Cellino San Marco, guidato dai fratelli Solazzo, si avvaleva dell’operato dei propri luogotenenti Marco Pecoraro e Saverio Elia e di una capillare rete di pusher, che spacciavano cocaina sia nel centro abitato di Cellino San Marco e sia nei paesi limitrofi (Guagnano). La droga veniva approvvigionata da vari canali, naturalmente Torchiarolo, ma anche Oria, Brindisi e Lecce.

Con l’operazione di oggi, che ha inferto un nuovo duro colpo alla criminalità organizzata brindisina, si è confermato quanto già emerso in precedenti indagini in particolare la volontà dei gruppi criminali di operare in armonia senza giungere a scontri ma cercando di collaborare nonché  il ritorno al rito di affiliazione, come testimonia la conversazione captata nell’autovettura in uso a Gabriele Leuzzi nel maggio 2014.

 

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome qui

Post Popolari

Verified by MonsterInsights