“Una situazione ormai al limite”: è quella della polizia penitenziaria che opera nella casa circondariale di Lecce, come denunciano i sindacati da tempo.
E stamattina, in occasione della visita del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) Francesco Basentini, le sigle Fp Cgil, Fns Cisl, UilPa Polizia Penitenziaria, Sappe, Sinappe e Uspp hanno organizzato un presidio di protesta per riproporre i motivi del disagio.
I numeri parlano chiaro: “Nel 2001 – dicono – la pianta organica prevista era di 766 unità, nel 2014 a seguito di una nuova determinazione, si passa a 719, operando di fatto una riduzione del 7% circa. In realtà, nonostante la riduzione dell’organico da 766 a 719, la casa circondariale di Lecce già nel 2016 era in sofferenza di 105 unità poiché la forza effettiva era di 614 unità. Si arriva al D.M. del 2 ottobre 2017 con il quale ancora una volta il dipartimento di amministrazione penitenziaria opera una riduzione dell’organico scellerata e priva di ogni logica, passando dalle 719 unità del 2014 alle 581 del 2017”.
Il numero di detenuti, nel frattempo, è rimasto sostanzialmente invariato. E, anzi, “sono aumentati i detenuti seguiti dagli specialisti psichiatri, arrivando a circa 200, in più nel corso del 2017 è stata aperta una sezione per l’osservazione psichiatrica. Ma non basta – aggiungono i rappresentanti sindacali – poiché a breve è in programma l’apertura della sezione a custodia attenuata di Monteroni e del nuovo padiglione, costruito di recente, all’interno della casa circondariale di Lecce di circa 200 posti letto”. Una situazione grave e insostenibile, commentano.
Anzi, “uno scempio – sottolineano – perpetrato a danno della casa circondariale di Lecce, con una rideterminazione dell’organico fatta tenendo conto, secondo noi, della capienza regolamentare dell’istituto, che è di circa 600 detenuti, e non sull’effettivo numero di detenuti presenti, che ad oggi ne conta 1100. Non si è tenuto conto della planimetria dell’istituto, dei posti di servizio, della tipologia dei detenuti ristretti e della loro provenienza, moltissimi sono assegnati a Lecce da altri circondari come Foggia, Bari, Taranto, Brindisi nonché da altre regioni: tutto ciò, tra l’altro, comporta un sostanziale incremento dell’attività lavorativa del nucleo scorte”.
In sostanza, lamentano i sindacati, “sempre meno personale sempre più incombenze da garantire”, con dipendenti costretti, precisano, a effettuare “turni di servizio di dieci, dodici ore”. E un monte ore di straordinari stimato, complessivamente, in 100mila ore nel 2019. Numeri che parlano da soli.
La richiesta è chiara: “Un piano di sfollamento serio e non virtuale”, al fine, concludono i sindacati, di ridare “finalmente dignità ad una regione e, in particolare, ai lavoratori della casa circondariale di Lecce”, alle prese con “una situazione ormai al limite”.