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Emergenza ulivi nel Salento. Pesticidi e rischi per la salute

 Ciò che in questi giorni si va a decidere, è di estrema rilevanza per la Salute delle comunità interessate: per le persone e i loro luoghi di vita, e ancor più per le generazioni future.

giuseppe serravezza

Per le precipue finalità statutarie di prevenzione oncologica primaria, questa Associazione, a livellonazionale riconosciuta come Ente Pubblico operante sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e sotto la vigilanza del Ministero della Sanità, ritiene suo imprescindibile dovere richiamare l’attenzione pubblica e dei decisori istituzionali circa i rischi per la salute derivanti da emergenze ambientali di diversa origine. Pare opportuno e urgente, quindi, inviare la presente Lettera Aperta alle Istituzioni che sono chiamate a valutare e, soprattutto, a esprimersi circa le strategie di intervento in materia del disseccamento rapido degli ulivi (Co.Di.Ro) nel Salento.  La determinazione regionale n.10 del 6 febbraio scorso prevede strategie fitosanitarie di contrasto alla xylella (pesticidi). Accreditati organismi quali OMS, UNEP e la Comunità Europea da tempo allertano sui pericoli derivanti dall’impiego delle sostanze pesticide, definite tossiche, persistenti, bioaccumulabili e negativamente impattanti sulle proprietà fisiche e chimiche dei suoli nonché estremamente nocive per la salute dell’intero ecosistema, dell’uomo e di qualunque altro organismo vivente. La massima autorità mondiale in tema di cancro, l’International Agency  for Research on Cancer (IARC)  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo scorso 20 marzo ha pubblicato l’aggiornamento circa la cancerogenicità di alcuni pesticidi organofosforici (tetraclorvinfos, paration, malation, diazinon, glifosate).

In  particolare, l’erbicida gli fosate e gli insetticidi malation e diazinon sono stati classificati come “probabili cancerogeni per l’uomo” e inseriti nel gruppo 2A, mentre gli insetticidi tetraclorvinfos e paration come “possibili cancerogeni per l’uomo” e inseriti nel gruppo 2B.
Per i non addetti ai lavori, lo IARC è parte dell’OMS, la sua mission è quella di individuare le cause dei tumori e la classificazione delle sostanze cancerogene che effettua è accettata e utilizzata nel mondo.
I pesticidi, oltre alla cancerogenicità, rientrano nella critica categoria degli interferenti o disturbatori endocrini (IE), responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino, causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo, della sua progenie o di una (sotto)popolazione. Gli effetti negativi non si esplicano solo sull’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico. Tutto questo è patrimonio scientifico divulgato nel volume Endocrine Disruptors 2013 a cura dell’OMS e dell’UNEP
Ne discende agli Stati, da parte della comunità scientifica, l’indicazione urgente e rigorosa di adottare misure di prevenzione e di controllo circa gli IE perché correlati a patologie gravi e varie quali i disordini riproduttivi femminili e maschili (infertilità), le anomalie congenite del sistema riproduttivo (ipospadia e criptorchidismo), i tumori della prostata, della mammella e dei testicoli, i disturbi dello sviluppo neuro-comportamentale e cognitivo (tra cui anche forme di autismo), i disordini metabolici (come l’obesità e il diabete di tipo II).
Il Parlamento Europeo, nella Direttiva 2009/128/CE, già definiva non sostenibile il modello di agricoltura attualmente dominante basato sull’utilizzo dei pesticidi, e invitava gli Stati membri ad informare la popolazione sui rischi e sugli effetti potenzialmente acuti e cronici per la salute umana imputabili a queste sostanze.
L’Italia – dove il consumo di pesticidi per ettaro è il più alto d’Europa con un valore pari al 33% del consumo di tutti gli Stati – in applicazione della suddetta Direttiva ha approvato il PAN DLgs. 14 agosto 2012 n°150 che si prefigge “di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi” e “inoltre prevede soluzioni migliorative per ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari anche in aree extra agricole frequentate dalla popolazione,
quali le aree urbane, le strade, le ferrovie, i giardini, le scuole, gli spazi ludici di pubblica frequentazione e tutte le loro aree a servizio”.
La decisione di ricorrere ai pesticidi per affrontare la sindrome del disseccamento rapido degli ulivi è assolutamente contraria alle indicazioni di salvaguardia della salute umana, del contenimento e della riduzione dei danni, del principio di precauzione. Il ricorso ai pesticidi disattende, in toto, le raccomandazioni degli organismi scientifici, pone deliberatamente le popolazioni a esposizioni chimiche dannose, pregiudica le generazioni future, compromette le matrici ambientali, concausa mutazioni epigenetiche.
Proprio per scongiurare tali danni certi la LILT provinciale di Lecce ha presentato ricorso al TAR e adesso, con questa Lettera Aperta, confida nell’attenzione e nella capacità degli organismi istituzionali nazionali ed europei a volere e a sapere preservare le popolazioni attuali e future dalle conseguenze nefaste che i pesticidi inequivocabilmente determinano.
Dr. Giuseppe Serravezza
Presidente LILT – Sezione Provinciale di Lecce

 

 

 

 

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