La situazione in Italia è tutt’altro che semplice, il 42,4% di disoccupazione giovanile é causato da problemi concreti: gli accessi all’insegnamento sbarrati, i tagli alla scuola, alla sicurezza, alla cultura, la corruzione, il nepotismo e lo scarso dinamismo delle imprese sono solo alcuni esempi.
In America, Inghilterra e Germania, solo per citare alcune delle mete preferite dai cosiddetti “cervelli in fuga”, il mercato del lavoro è più dinamico e flessibile, le opportunità di fare carriera e di ottenere fondi per la ricerca infinitamente maggiori, gli stage retribuiti e gli stipendi più alti. Il nostro sistema vive un paradosso: veniamo formati nelle, ottime, università italiane e poi, invece di mettere a frutto la preparazione nel nostro Paese, portiamo altrove le nostre conoscenze per la mancanza di sbocchi lavorativi.
Ciò che mi preoccupa, è la leggerezza con cui spesso si affronta la questione.
Al Governo italiano chiediamo di fare qualcosa, dei tweet elettorali siamo già stanchi.
Ai cittadini europei chiedo l’impegno e la presenza domenica prossima. Dalla loro preferenza potrà dipendere la linea politica che l’Italia porterà in Europa.