venerdì, Aprile 19, 2024

CAOS TARI

URGONO CHIARIMENTI DAL MINISTERO DELLECONOMIA E LINEE GUIDA PER LE AMMINISTRAZIONI LOCALI

Dopo la circolare ministeriale, il deputato LAbbate (M5S) che ha sollevato il caso presenta una ulteriore interrogazione parlamentare per chiedere di chiarire gli aspetti ancora irrisolti del calcolo della quota variabile della tassa rifiuti

La circolare n. 1/2017 del Ministero dell’Economia e delle Finanze “Chiarimenti sull’applicazione della tassa sui rifiuti (TARI). Calcolo della parte variabile” non ha fatto altro che ribadire, in forma ufficiale, i concetti espressi dal sottosegretario Baretta alla risposta all’interrogazione parlamentare del deputato Giuseppe L’Abbate (M5S). Ma nonostante la discussione mediatica delle ultime due settimane e l’eco raggiunta dalla questione, persiste in tutta Italia una mancanza di chiarezza sull’esatto calcolo della componente variabile della Tari che riguarda sia le Amministrazioni e la burocrazia locali sia i singoli contribuenti. Se, difatti, è stato ribadito che “la quota variabile è costituita da un valore assoluto, vale a dire un importo in rapporto al numero degli occupanti che non va moltiplicato per i metri quadrati dell’utenza e va sommato come tale alla parte fissa” e che “con riferimento alle pertinenze dell’abitazione appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell’utenza domestica”, permangono dubbi sui nuclei familiari che detengono più immobili nello stesso Comune con la medesima finalità d’uso, ovvero “utenza domestica”.

Ad esempio, una famiglia composta da 4 persone e che detiene due abitazioni utenza domestica, una da 100 mq più una da 80 mq sfitta, non è chiaro quante quote variabili è tenuta a corrispondere – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – Il comportamento da attuare in altri casi particolari è solamente ‘deducibile’ alla luce delle informazioni ministeriali sinora rilasciate e suscettibile di generare ulteriori errori nell’applicazione della Tari. Per questo ho presentato una ulteriore interrogazione parlamentare per chiedere che venga fatta definitivamente chiarezza. A nostro avviso, infatti, il Ministero dell’Economia e delle Finanze dovrebbe emanare delle linee guida per le Amministrazioni comunali – prosegue L’Abbate (M5S) – affinché il calcolo della Tari nelle sue diverse componenti divenga chiaro e uniformato a livello nazionale, anche al fine di rendere consapevole il contribuente della tassazione che gli viene imposta. Inoltre, sarebbe opportuno rilasciare delle linee guida affinché i rimborsi relativi al periodo 2014-2017 avvengano in maniera autonoma da parte delle singole Amministrazioni comunali, senza che il contribuente sia costretto a seguire l’iter burocratico attualmente esistente ed evitando di causare in tal modo un ulteriore aggravio di spese a carico dei Comuni verosimilmente soccombenti. Una cifra che poi ricadrebbe nuovamente sui cittadini contribuenti”.

Il riferimento è al diniego dato da alcuni Uffici Tributi come risposta ad alcuni cittadini che si vedranno così costretti a rivolgersi in Commissione Tributaria dove le spese, seppur ripartite, graveranno ulteriormente sulle casse comunali. “Peraltro – continua il deputato 5 Stelle – sarebbe necessario identificare il capitolo di spesa del bilancio comunale da cui recuperare le somme da corrispondere. L’auspicio è che si apra definitivamente una riflessione sul costo del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani vista la grande differenza esistente tra Comune e Comune”.

Le prime risposte delle Amministrazioni locali dinanzi ai primi rimborsi da corrispondere, infatti, hanno tranquillamente fatto riferimento all’aumento della tassazione per tutti i cittadini per coprire i costi del servizio. Ciò significherebbe un ulteriore aggravio per i contribuenti. Stando al Report dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, pubblicato lo scorso novembre, una famiglia media italiana ha pagato 297 euro ma con notevoli differenze tra la Campania (427 euro) e il Trentino Alto-Adige (193 euro) o tra Belluno (149 euro) e Reggio Calabria (579 euro). “Il concetto che il costo del servizio deve essere coperto interamente dalla tassa rifiuti in partenza mirava a far diminuire l’esborso complessivo dei cittadini – conclude L’Abbate (M5S) – Ad oggi, a livello nazionale la percentuale di raccolta differenziata, dati ISPRA 2014, è ferma al 45,2%: se non si cambia strategia non potremo mai avere una riduzione delle bollette”.

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