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Bandiera sul tetto del cantiere del Fazzi

“Cerimonia della Bandiera” al cantiere del Fazzi. Un’occasione per fare chiarezza sullo stato dell’arte.

L’idea è del direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni, che ha mutuato in chiave mediatica una vecchissima usanza dei “capicanale” salentini. Erano i vecchi muratori, che quando arrivavano alla fase della copertura della costruzione, festeggiavano l’avvenimento, che diventava così un rito propiziatorio e beneaugurante.

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Ospiti del cantiere, finora rigorosamente “off limits”, i giornalisti locali. Ai quali Gorgoni questa mattina ha voluto spiegare quale impronta lascia nella Asl leccese, prima di andare a sedere, forse martedì prossimo, sulla sedia lasciata da Vincenzo Pomo all’Ares a Bari.

Prima dell’arrivo di Gorgoni in via Miglietta, a gennaio di quest’anno, la situazione del cantiere per la costruzione del nuovo Dea (il dipartimento di emergenza e accettazione) era caotica e nebulosa. Il Consorzio di imprese era al palo. Puntava i piedi per cercare di ottenere pagamenti più frequenti. C’erano diversi nodi da sciogliere.

Tutto è partito con la consegna dei lavori il 26 luglio 2013. Il Consorzio si era impegnato a consegnare l’opera in 580 giorni. Una serie di imprevisti aveva fatto slittare la data di fine lavori da marzo 2015 a giugno 2015. Subito dopo, una delibera di variante aveva fissato il completamento al 15 novembre 2015.

Il resto è storia dei giorni scorsi, con la concessione all’impresa della proroga di un anno, fino al novembre 2016.

«L’opera vale circa 61 milioni di euro», ha spiegato il manager Asl, «28,5 mln la parte in muratura – 10 mln circa gli impianti meccanici e i gas medicali, idrici e fognanti – 8 mln gli impianti elettrici e speciali – e 14,7 mln gli arredi e le attrezzature».

In questi 9 mesi alla guida della Asl il direttore Gorgoni ha profuso per il cantiere del Fazzi un impegno senza pari. «Ogni martedì mattina – ha ricordato – ho incontrato la direzione dei lavori e il Rup. Almeno 50 ore di attività che sono servite a dipanare dei nodi. Come prima cosa ho cercato di aumentare la produzione media mensile, portandola da 338mila euro a 660mila».

Supportato dalla consulenza dello studio Sticchi Damiani, il manager Asl ha potuto “abbassare” il Sal, lo stato avanzamento lavori, portandolo da 5 milioni e 1,5 milioni di euro.

Nella progettazione integrativa è prevista la realizzazione di un elisuperficie, della viabilità interna e di tre collegamenti orizzontali fra le tre strutture esistenti.

Altro delicato versante su cui si è lavorato – ha spiegato Gorgoni – la valutazione in contradditorio delle riserve pregresse. E’ stata costituita una commissione di valutazione degli oneri in più che la ditta ritiene di dover ricevere (circa 12 milioni di euro). Su questo “contenzioso” si deciderà oltre. Intanto – ha ribadito Gorgoni – si riparte, tenendo come riferimento il bene della collettività.

Forse, ci permettiamo di pensare, sarebbe stato più opportuno definire già in questa fase un accordo sull’ammontare delle pretese dell’Ati. E forse in questo, l’azienda sanitaria si è dimostrata eccessivamente «generosa».

Siamo proprio sicuri che l’impresa non farà leva sulle “riserve” per fare slittare ancora impunemente la data di ultimazione dei lavori?

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