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Autopsia donna caduta dalla barella Vito Fazzi

«La donna caduta dalla barella è morta per cause naturali». Lo conferma l’autopsia disposta dalla Procura dopo l’esposto dei familiari.

Rita Pellegrino, la donna 84enne leccese condotta dal 118 al Pronto soccorso del “Vito Fazzi” la sera del 28 ottobre scorso, è morta per cause naturali legate al suo quadro clinico. L’autopsia eseguita sulla paziente esclude il decesso per cause traumatiche.

«La paziente, malata di Alzheimer – riferisce oggi il primario del Pronto soccorso Silvano Fracella – è arrivata da noi alle 21,28 con importanti patologie: insufficienza renale, cardio-respiratoria e scompenso metabolico. Vengono effettuati subito: gli esami del sangue, l’emogasanalisi, gli enzimi marcatori cardiaci e altre consulenze. Visto poi il quadro clinico complesso, viene disposta anche una radiografia “a letto” al torace e all’addome (per non spostare la paziente). Quindi – sottolinea Fracella – non è stata abbandonata in un angolo per quattro ore, come è stato riferito ai giornali».

Come mai è caduta dalla barella? «E’ stato un incidente imprevedibile causato da una serie di circostanze», spiega il responsabile del Pronto soccorso, «Per fare la lastra Rx si deve portare la paziente in una sala schermata, dove non ci può stare nessuno, per via delle radiazioni. Lo stesso operatore deve stare dietro a uno schermo».

L’anziana donna quindi viene portata nella “sala di bonifica”, per raggiungere la quale la barella doveva fare solo pochi metri.

«Qui la donna – continua il dottore Fracella – in uno stato semi soporoso e non collaborante, è stata fissata con una benda alle spondine. Dopo i raggi al torace si passa all’addome (per un eventuale blocco intestinale); esame che si esegue in piedi. Quindi il tecnico di radiologia ha sollevato lo schienale della barella e ha tirato su la paziente. Ma proprio al momento dello scatto della radiografia la donna, in posizione semi seduta, si muove e cade per terra».

Il dottore Fracella è convinto che, anche se la spondina fosse stata alzata, la paziente sarebbe caduta lo stesso, «visto che il tubolare in alluminio, tenuto verticale da un piccolo spinotto – spiega – non corre lungo tutta la barella, ma solo per un breve tratto».

I sanitari del Pronto soccorso, precisa il dottore Fracella, hanno agito con apprezzabile scrupolo. «Dopo la caduta, alla paziente sono stati praticati tre punti di sutura e sottoposta a una Tac al cranio, che dà esito negativo. Concluso l’iter diagnostico, alle 2,10 è stata ricoverata in Medicina e attorno alle 5,30 del mattino è deceduta».

La dottoressa di turno ha compilato il modulo di “Segnalazione di infortunio a paziente”, da inviare all’assicurazione che la Asl stipula per coprire proprio questo genere di rischi “non sanitari” che i pazienti possono correre nelle strutture aziendali. Per quanto riguarda l’accertamento delle responsabilità sarà la magistratura ad esprimersi nei prossimi giorni.

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