martedì, Maggio 14, 2024
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SUI PRODOTTI ITTICI CONGELATI OCCORRE MAGGIORE TRASPARENZA IN ETICHETTA

Il ministero autorizza l’impiego di perossido di idrogeno. Il deputato pugliese L’Abbate (M5S) presenta una interrogazione parlamentare a difesa della leale concorrenza e dell’informazione dei consumatori

Un confronto durato sei anni e che ha portato il Ministero della Salute ad autorizzare, lo scorso 5 febbraio con la circolare n. 3469, l’impiego di soluzioni acquose contenenti perossido di idrogeno come coadiuvante tecnologico nella lavorazione dei molluschi cefalopodi eviscerati da commercializzare decongelati o congelati. Si potrà, dunque, alterare lo stato di freschezza o migliorare l’aspetto di seppie, calamari, polpi e moscardini senza però, è doveroso specificarlo, che ciò rappresenti un rischio per la salute dei consumatori. Nel corso del 2010, infatti, il Ministero della Salute, in risposta alla richiesta di autorizzazione all’impiego da parte dell’AssoIttica, aveva vietato l’utilizzo del perossido di idrogeno nel pesce non solo a seguito del sequestro di una partita di prodotto in un’area di uno stabilimento dichiarata in disuso (e quindi esclusa dai controlli periodici svolti dalla competente Asl), ma anche perché tale sostanza non era riportata nell’elenco comunitario degli additivi ammessi nella preparazione e conservazione degli alimenti. Successivamente, lo stesso Ministero ha rivisto la sua posizione a seguito dell’esito positivo di un approfondimento svolto dal Consiglio Superiore di Sanità, ammettendo l’uso di perossido di idrogeno come coadiuvante tecnologico, come accade in altri Stati membri dell’Unione europea nelle fasi di lavorazione dei molluschi cefalopodi ed altri tipi di prodotti. Una novità su cui, però, il Movimento 5 Stelle chiede trasparenza a beneficio dei consumatori e delle stesse aziende, attraverso una interrogazione parlamentare al ministro Beatrice Lorenzin.

La differenza base tra additivo e coadiuvante è complessa ma in sintesi è questa: l’additivo è simile al conservante e sta nel prodotto finito; il coadiuvante serve a trasformare e lavorare ma poi, però, non si ritrova nella forma originaria nel prodotto finito. Se ad oggi l’impiego di perossido di idrogeno è consentito non in quanto additivo ma come coadiuvante tecnologico – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – evidenze scientifiche dimostrano che tracce di residui di tale sostanza o suoi derivati, pur non costituendo un rischio per la salute, possono seppur non intenzionalmente essere presenti nell’alimento finale destinato al consumatore. Non tutte le aziende ittiche ricorrono, peraltro, all’impiego di coadiuvanti alimentari ed è pertanto indispensabile informare il consumatore affinché possa distinguere tra prodotti naturali – conclude L’Abbate (M5S) – e prodotti in qualche modo trattati”.

Nell’interrogazione parlamentare, i deputati 5 Stelle chiedono se i ministri della Salute, delle Politiche Agricole e dello Sviluppo economico “non ritengano di dover urgentemente procedere affinché sia previsto l’obbligo di indicazione in etichetta, o presso i banchi di esposizione del pesce presenti negli esercizi commerciali al dettaglio, dell’eventuale utilizzo di soluzioni acquose contenenti perossido di idrogeno anche al fine di scongiurare qualsiasi rischio di concorrenza sleale tra le aziende del comparto, posto che alcune di esse ricorrono all’uso di coadiuvanti per alterare lo stato di freschezza del pesce o per migliorarne l’aspetto”.

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