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IL GOVERNO LATITA SULL’EMERGENZA CINGHIALI

Ad un anno dall’approvazione della risoluzione del M5S in Commissione Agricoltura alla Camera, il ministro Martina stenta a mettere in pratica le indicazioni parlamentari per la prevenzione della proliferazione dei suidi ed il risarcimento danni ai cittadini
 
Sono trascorsi oltre dieci mesi dall’approvazione nell’ottobre 2014 della risoluzione, presentata dal Movimento 5 Stelle nel febbraio precedente dopo i solleciti di numerosi angosciati dai danneggiamenti subiti, sul fenomeno della “proliferazione dei cinghiali”. Con l’atto parlamentare, il Governo di Matteo Renzi veniva impegnato ad intraprendere urgentemente tutte le iniziative, in sede nazionale e comunitaria, per contrastare e prevenire con efficacia il problema dei danni alle colture causati dai cinghiali, anche attraverso l’istituzione di un osservatorio permanente tra regioni e Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in grado di censire i danni provocati dalla fauna selvatica. Inoltre, si impegnava l’Esecutivo renziano a provvedere all’immediato risarcimento dei danni subiti dai cittadini come previsto dalla Legge n. 157 del 1992, verificando la consistenza dei fondi regionali per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria. Tra le altre misure previste, quella di scorporare il risarcimento o l’indennizzo per i danni delle specie selvatiche dalla quota massima prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento “de minimis”, a prevedere una moratoria dei debiti contratti dagli agricoltori a seguito del mancato reddito cagionato dai cinghiali e la promozione di bandi per la realizzazione di strumenti di prevenzione e l’applicazione dei metodi non cruenti per il controllo della fertilità.
 
Insomma, per il contenimento dei danni causati dai cinghiali ci sono numerosi metodi non cruenti – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura – in primis la prevenzione che passa anche attraverso una corretta informazione dei cittadini. Una linea ribadita dal mondo della ricerca scientifica che, da almeno un quinquennio, analizza il fenomeno trovando soluzioni che mettano d’accordo le esigenze delle attività umane con il rispetto degli animali, come illustrato dalla stessa Ispra. Stupisce come tutti questi studi, pagati con i soldi dei contribuenti, vengano puntualmente snobbati dalla politica che preferisce ogni volta – continua L’Abbate (M5S) – seguire l’approccio demagogico del ‘partito delle doppiette’ che non risolverebbe affatto il problema. Anzi, lo aggraverebbe. Purtroppo, ad un anno dall’approvazione della risoluzione congiunta, il Governo ed il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina non hanno fatto nulla per la prevenzione della proliferazione dei suidi e per il risarcimento dei danni ai cittadini. Speriamo – conclude Giuseppe L’Abbate (M5S) – non debba essere necessaria un’invasione di cinghiali ad Expo2015 per destare dal torpore il ministro Martina”.
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