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453,59237 GRAMMI, IL VALORE DELLA DIFFERENZA

La collettiva è stata inaugurata  venerdì 24 luglio, alle ore 20, negli spazi Hosh di via Brunetti.

RUSPOLI RANDI

Lecce, è stata  inaugurata 453,59237 grammi, una libbra, il valore della differenza, una mostra  collettiva di Roberto Ruspoli, Hubert Jouzeau, Caterina Randi, Matali Crassei, Roberto e Ludovica Palomba, Giulio Iachetti.

La mostra è stata presentata nei giorni scorsi a Palazzo Carafa. Si tratta di un viaggio simbolico tra passato e presente alla ricerca di continuo equilibrio tra pittura, disegno, fotografia, design e  scultura. Gli artisti coinvolti metteranno in scena un incontro-confronto incentrato sull’ importanza della percezione visiva in quanto strumento di misurazione capace di restituire il valore reale delle immagine e degli oggetti. E’ la seconda rassegna promossa da Hosh. “Ma – avverte Gerardo Scorrano, promotore dell’evento – Hosh non vuole essere una galleria d’arte ma un cross over di situazioni apparentemente lontane. E’ un lavoro culturale che ha il taglio di una rivista da sfogliare in 3D”.

“Si tratta – spiega l’assessore al Turismo, Marketing territoriJOUZEAUale, Spettacoli ed Eventi, Luigi Coclite – di una iniziativa che incontra i nostri favori  in quanto è stata scelta una location che esce dai luoghi canonici per diffondersi sul territorio comunale. Mi piace, in particolare, l’idea di sottolineare l’importanza della percezione visiva e la contaminazione tra i diversi artisti”. L’allestimento/installazione 453,59237 grammi, una libbra, il valore della differenza si basa concettualmente su una citazione che titola una omonima opera di Roberto Ruspoii: Rendete il vostro cuore leggero come una piuma. Era questo nell’ antico Egitto il requisito per passare a miglior vita: che il proprio cuore messo su una libra (bilancia) pesasse quanto una piuma, simbolo della dea alata ed emblema della legge cosmica di Matt, ossia giustizia, verità ed equilibrio. L’idea della iibra come strumento di misurazione di qualcosa che voglia esser equo si ritrova in epoca romana nella libbra, da cui il termine deriva, unità monetaria coincidente con il proprio peso (un pezzo di bronzo marchiato del peso di 453,59237 grammi), valore che lo shakespeariano mercante di Venezia attribuisce non a caso al  cuore di Antonio.

La libbra nel suo essere un valore reale e non soltanto nominale è emblematica del rapporto che si instaura tra il lavoro di Roberto Ruspoli e quello degli altri artisti diventandone I’ unità di misura e filo conduttore dell’ allestimento, nell’intento di trovare un equilibrio visivo tra le cose e rendere le pietre leggere come i fogli di carta.

Le sue tele e le sue carte diventano la cifra con cui dare valore sia allo spazio circostante che agli oggetti e ai lavori degli altri artisti con cui convivono. Che il passato abbia un peso figurativamente condizionante e determinante neh’ alleggerire, non solo metaforicamente, le produzioni contemporanee di questi artisti è evidente sia nelle raffigurazioni di Roberto Ruspoli e nelle cromie/dorature di Hubert Jouzeau che nelle produzioni dei designer Matali Crasset, Roberto e Ludovica Palomba, Giulio Iachetti nelle cui forme è talmente nitido e chiaro I’ eco degli antichi poeti che diventa doveroso parlare di sculture piuttosto che di produzioni di design. Tutti questi lavori sembrano davvero cercarsi per ritrovare l’originario equilibrio del loro essere primordiale composizione: da un lato gli oggetti, forme pure e pulite, dall’ aitro i segni che sembrano non aspettare altro che sporcarli. Vasi e forme che cercano decori.

Una suggestione che verrà poi concretizzata da Roberto Ruspoli e Hubert Jouzeau quando, in un secondo appuntamento a settembre, a conclusione della rassegna, verranno invitati ad intervenire dal vivo con la loro arte sulle opere dei designers.

Voce fuori dal coro, ma solo apparentemente, Caterina Randi, un Omero dei nostri giorni. Come per il poeta greco, la narrazione viene resa attraverso i suoi scatti con la tecnica della ripetizione e della similitudine dando vita ad “una poesia viva, quella che da’ vita a tutto ciò che tocca, che è di tutti i tempi e tutti i paesi, e che per questa qualità divina e ‘ il poeta più moderno di tutti “(cit. Mario Rapisardi).

La mostra chiuderà i battenti il prossimo 24 settembre.

Hosh è un progetto e al tempo stesso una dimora dedicata alla creatività contemporanea ma anche oggetto di incursioni esterne: hosh ospita eventi culturali, conferenze stampa, workshop, presentazioni di collezioni, temporary showroom, meeting. Hosh collabora con aziende, gallerie e associazioni che ne vogliono condividere gli intenti, diventandone vetrina in un altro luogo; promuove l’attività di giovani talenti. Una finestra affacciata su realtà culturali vicine ma anche molto lontane dal nostro territorio. I diversi ambienti sviluppano come sulle pagine di una rivista un particolare punto di vista sul mondo del design e delle realtà culturali da cui è contaminato: dall’ arte contemporanea al cinema, dalla moda alla fotografia.

Ogni mese sono invitati ad interloquire con hosh artisti, designers, musicisti, attraverso installazioni/allestimenti mirati di volta in volta a stabilire connessioni e confronti tra loro e momenti di incontro organizzati settimanalmente secondo un agen

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