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Si finge vittima della rapina ma è la mente del piano: tre arresti tra Novara e Lecce

Si finge vittima della rapina ma è la mente del piano: tre arresti tra Novara e Lecce

Erano già stati coinvolti nelle indagini per il tentato omicidio ai danni di Gianni  Calignano due dei tre soggetti, arrestati dai carabinieri per rapina e sequestro di persona, in un’operazione che ha visto la collaborazione tra i militari di Lecce e  quelli di Novara: si tratta rispettivamente di Angelo Caci, 48enne siciliano e pregiudicato, residente a Novara, di Emanuele Dell’Anna, 23enne, e Giampiero Russo, 28enne, entrambi di Nardò. Avevano messo in piedi un piano quasi perfetto, ma la loro sicurezza li ha portati a “tradirsi” e ad essere scoperti.

Questi i fatti. Lo scorso 14 gennaio 2016, due individui perpetravano una rapina nella ditta Fonomatic New Game di Novara, operante nel settore della fornitura di caffè e del noleggio di slot machine per bar e sale scommesse: i rapinatori, uno dei quali armato di pistola, entrambi con delle parrucche in testa, facevano irruzione negli uffici del titolare, al cui interno si trovava anche un “cliente” (che aveva appena ricevuto un prestito di 2mila euro da decurtare dai proventi delle slot machine presenti in un bar di sua proprietà), legando entrambe le “vittime” alle rispettive sedie col nastro adesivo.

I due aggressori prelevavano il denaro contante dall’ufficio, muovendosi con dimestichezza e dimostrandosi a conoscenza dell’ubicazione delle due casseforti (una delle quali veniva aperta dopo aver costretto il titolare della ditta ad utilizzare il codice di apertura). Una volta prelevato il denaro contante, i due si impossessavano di un decoder digitale terrestre e di una batteria ausiliaria del sistema di video sorveglianza nell’errata convinzione che si trattasse dell’hard disk contenente i filmati della videosorveglianza. L’hard disk, invece, rimaneva nell’ufficio della ditta con i relativi filmati, acquisiti dai carabinieri. Dalle immagini partivano le indagini, condotte dai carabinieri del Norm della Compagnia di Novara, che si protraevano fino a tutto il mese di novembre 2016 e che facevano emergere indizi gravi a carico dei tre soggetti.

Su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Novara, per i reati di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso, veniva disposta la misura cautelare in carcere dei tre gli indagati. Il provvedimento, accolto il 12 gennaio 2017, è divenuto esecutivo, portando all’arresto di Caci da parte dei carabinieri di Novara nel carcere dove si trova già detenuto per altro reato. Contemporaneamente i carabinieri di Lecce hanno rintracciato a Nardò, presso la sua abitazione, Dell’Anna, arrestandolo, e hanno eseguito il provvedimento ai danni anche di Russo, già in carcere, per altro reato. Nei prossimi giorni si svolgeranno gli interrogatori di garanzia.

Le indagini dei carabinieri hanno consentito di stabilire che il Caci, una delle due “vittime” della rapina, era in realtà l’organizzatore del colpo e che quella del “prestito” non era altro che una scusa per introdursi, senza destare sospetti, nell’ufficio del titolare della ditta con il quale sussistevano rapporti lavorativi. Sin da subito, infatti, la versione fornita ai carabinieri destava più di qualche perplessità agli investigatori.

L’uomo, infatti, aveva dichiarato di essersi sentito male per lo spavento durante la rapina, mentre, al contrario, dalla visione delle immagini, emergeva la sua assoluta tranquillità, nonostante fosse legato e minacciato con la pistola puntata alla testa. Quanto al malore, l’uomo lo aveva effettivamente avuto durante le fasi del preliminare sopralluogo dei carabinieri, quando si era reso conto che i due rapinatori non avevano prelevato i filmati della videosorveglianza. Un particolare che diveniva più interessante dinanzi all’insistenza dell’uomo, nel chiedere nei giorni a seguire se i filmati recuperati fossero leggibili.

Tra l’altro, i due rapinatori, rimasti diversi minuti in attesa nell’ufficio adiacente a quello del titolare della ditta, invece di attendere l’uscita di Caci, avevano “imprudentemente” dato inizio alla loro azione: le immagini dimostravano il momento in cui i due controllavano le tasche del giubbotto di Caci senza però prelevare i duemila euro in contanti, appena ricevuti dal titolare della ditta di noleggio videogiochi. Quest’ultimo, poi, aveva riferito che i due rapinatori erano certamente italiani e con un chiaro accento meridionale mentre il Caci affermava trattarsi di stranieri.

Gli elementi portavano i militari a concentrare la propria attenzione sulla figura di Caci, risultata poi complice nell’azione. Con la collaborazione dei carabinieri di Lecce, avevano scoperto la misura cautelare a carico di Giampiero Russo e Angelo Caci per il tentato omicidio di Gianni Calignano, avvenuto il 16 maggio a Nardò.

Le indagini all’epoca appurarono che il fatto di sangue era scaturito dal tentativo di estorsione posto in essere in danno di un imprenditore del luogo che si era rivolto a Calignano per cercare mediazione. Proprio nell’ambito di questa indagine i militari leccesi avevano trovata convergenza investigativa con le investigazioni dei militari di Novara, che aveva portato all’arresto del 48enne siciliano.

Dall’analisi incrociata del traffico telefonico intercorso sulle utenze in uso a Russo, Caci e Dell’Anna Emanuele (soggetto emerso all’attenzione investigativa per il fatto che nel corso della perquisizione eseguita in casa Russo, venne rinvenuto un cellulare il cui nr. IMEI, il giorno della rapina, risultava associato ad una SIM a lui intestata) nonché in base al decisivo riconoscimento effettuato dalla “vera” (ed unica) vittima della rapina, i carabinieri di Novara chiudevano il cerchio delle indagini intorno ai tre soggetti che, nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla rapina, erano ripetutamente entrati in reciproco contatto.

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