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Sexting, sono 51 i catanesi

CATANIA – Da che mondo è mondo, per giustificare scappatelle, corna, incontri promiscui, si dice che la carne è debole.

Ma questo assunto può valere ancora nell’era 2.0, dove ogni tipo di rapporto è virtuale? Ebbene sì, perché sono sempre di più coloro i quali, senza distinzioni di sesso, età, istruzione e classe sociale, si rifugiano nella realtà parallela del web per scambiarsi effusioni, mostrarsi nelle proprie nudità e magari spingersi oltre. Qualcuno lo chiama “sesso sicuro” per una serie di motivazioni: primo, non rischi di contrarre alcuna malattia; secondo, te ne stai comodamente seduto o sdraiato a casa tua; terzo, il tuo partner non lo saprà mai a meno che non abbia la tua password; quarto, non c’è alcuna implicazione sentimentale; quinto, non ti vede nessuno al di fuori della persona con cui hai scelto di chattare; sesto, è a costo zero.
Questi sei punti saranno stati certamente passati in rassegna da alcune organizzazioni criminali con sede nell’Est europeo, in Marocco e in Costa d’Avorio. Volevano capire in che modo poter trarre profitto da questa macchina del sesso virtuale. E hanno fatto in fretta, sparigliando ogni convinzione e facendo saltare ogni certezza soprattutto sui punti “quinto” e “sesto”: chi si spoglia davanti a una webcam è ricattabile se dall’altro lato c’è qualcuno che registra i video e poi ti chiede denaro in cambio del silenzio. «Paga oppure metto on line le immagini delle tue nudità e sconcerie. E le invio a tutti i tuoi contatti». E molti, da quando è cominciato quello che le polizie postali e l’Interpol chiamano “Sextortion”, una crasi che sta per “sexual extortion”, cioè estorsione sessuale virtuale, ci sono cascati alla grande.
In Italia le denunce sono state 170 nel 2012, 230 nel 2013 e 304 nei primi dieci mesi del 2014. In provincia di Catania dal 1° gennaio 2014 a oggi ci sono stati 51 casi denunciati. «Le vittime sono quasi sempre uomini, spesso professionisti, sposati o soli, qualche ragazzino minorenne e, da un po’ di tempo a questa parte, anche giovani sui 20 anni – dice il dirigente della polizia postale e delle comunicazioni del compartimento “Sicilia orientale”, dott. Marcello La Bella -. Da uomo posso affermare che il “sesso forte” è in realtà quello più debole e soggetto a truffe del genere, soprattutto quando dall’altro lato ci sono delle bellissime ragazze straniere, alcune dell’Est europeo, altre nordafricane, che parlano discretamente l’italiano e ti conquistano non solo con l’arma dell’avvenenza, ma anche raccontandoti storie strappalacrime che le riguardano, di povertà, sofferenza, famiglie assenti, violenze subite. E così l’uomo ci casca. Quando la ragazza lo ha “cucinato” ben bene, anche mostrandosi nuda e invitandolo a fare lo stesso, fino ad arrivare al sesso virtuale, allora dalla chat si passa a Skype o Facebook. Gli si chiede l’amicizia, si entra nel mondo virtuale della vittima e si rubano i suoi contatti. Solo allora scatta il ricatto. “O mi paghi o le tue immagini finiscono online”».
 “Denunciate subito” Per fortuna, dice La Bella, a Catania è successo poche volte che qualcuno cedesse al ricatto e pagasse. «Una volta, per esempio, un professionista ha pagato 500 euro tramite il circuito Western Union, scelto dai criminali perché rende le transazioni difficili da tracciare – spiega La Bella -. Pensava di essersi tolto un peso. Invece una settimana dopo quella bellissima ragazza gli ha chiesto altri 500 euro. Le estorsioni sono così, non ci si ferma mai alla prima richiesta, facendo leva sulla debolezza della vittima, e si prosegue a oltranza. Il professionista ha pagato di nuovo, ma alla terza richiesta ha deciso di denunciare. Ecco, quello che noi consigliamo, se si è vittime di un’estorsione del genere, è di non pagare per nessun motivo, anche perché i soldi non si riprendono più, e denunciare subito tutto alla polizia postale. Noi diamo ampie garanzie di riuscire a rimuovere tempestivamente il video da internet. Più difficile naturalmente è risalire ai responsabili delle organizzazioni criminali, che assoldano e sfruttano anche le ragazze, alle quali danno poi le briciole dei loro lauti guadagni».

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