Dal 2019 la band
, con i suoi spettacoli dedicati all’universo pinkfloydiano, può vantare oltre 100.000 spettatori in Italia. Ogni nuovo tour – la cui produzione porta la firma di Gilda Petronelli di Menti Associate – è un evento: da Atom Heart Mother con coro e orchestra, a Live at Pompeii con tutti gli strumenti vintage originali dell’epoca, dal tour per i quarant’anni di Animals con la riproduzione della Battersea Power Station a Shine Pink Floyd Moon, l’opera rock di Micha van Hoecke che li vede sul palco insieme a Raffaele Paganini e ai danzatori della Compagnia Daniele Cipriani, fino a The Dark Side of the Moon – 50th Anniversary Tour. Considerato come il capolavoro assoluto dei Pink Floyd, “The dark side of the moon” è un disco entrato nel mito per numero di copie vendute, per la tecnica di registrazione, per i temi proposti, per la sua bellezza e, per certi versi, anche per la semplicità delle melodie, che segna l’inizio della maturità artistica dei Pink Floyd. Quelle nuove sonorità, già presenti in forma rudimentale in “Meddle” e “Obscured by clouds”, e che a loro volta caratterizzano il passaggio dalle atmosfere psichedeliche e dai tentativi progressive di “Atom heart mother”, fanno esplodere tutto il loro potenziale lirico, melodico e tecnico dei quattro Floyd. Il pianto di Waters dopo l’ascolto del missaggio finale del disco la dicono tutta sulla bontà e la grandezza del progetto. Il battito cardiaco che introduce e chiude l’album accompagna l’ascoltatore in un viaggio che è la nostra stessa vita, partendo dal primo respiro della nascita (Breathe), attraversando le paure dell’uomo (il tempo che passa, la morte), per arrivare alle ossessioni (il denaro) e alle follie dei nostri tempi (la guerra). Già si vedono quei temi di critica sociale cari a Waters che verranno approfonditi in “Wish you were here” e “Animals” e che troveranno la loro definitiva e stabile collocazione in “The Wall”. A impreziosire e consegnare al mito il tutto, ecco il genio Alan Parsons che fa letteralmente esplodere il suono fuori dal disco, conferendogli una tridimensionalità e una atemporalità incredibile per quelle che sono le tecniche di registrazione dell’epoca. Per questo, “The dark side of the moon” è un disco senza tempo, da sembrare scritto e suonato nel futuro tanto è attuale nei contenuti e nella resa sonora.