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IL SECONDO NATALE DELLE SALENTINE

Le carte da gioco realizzate da B22 e Kurumuny compiono due anni

 

 

Domenica 21 dicembreLe Salentine, le carte da gioco realizzate da Kurumuny e B22 compiono due anni. Il mazzo di carte che racconta la simbologia del Salento, stampato da Modiano in edizione limitata,  interamente disegnato a mano, è frutto di una ricerca antropologica sugli usi e i costumi del territorio salentino.

La brochure, che accompagna ogni mazzo, costituisce una vera e propria chiave di lettura della simbologia riprodotta che offrendo cenni su tradizioni, riti, miti, usi, costumi e riferimenti architettonici. Diventando così uno strumento immediato per la conoscenza del territorio salentino.

Il sito internet dedicato – www.cartesalentine.it –  è una piattofarma di approfondimento del progetto che permette di essere costantemente aggiornati sulle diverse iniziative, a sostegno e completamento, realizzate e in corso.

Dopo il lancio dell’iniziativa che mira alla realizzazione di un censimento delle puteche salentine, quelle di un tempo, vive nella memoria di chi le ha vissute, e quelle ancora attive, che pur nel mutare dei modi e degli usi hanno conservato la propria originaria natura di puteca, per il 2015 il proposito è di proseguire il progetto e realizzare un’antologia di canti ‘da osteria’,  ripercorrendo gli archivi sonori della memoria.

La puteca e la piazza, sono gli unici due luoghi dove davvero sia stato possibile concedere la lieta babele delle lingue e la libertà di linguaggio che le istituzioni (chiesa, scuola, tribunale…) non avrebbero mai tollerato, se non appunto come momento evasivo e carnevalesco. Quello che sulle piazze è fiera, imbonimento, gioco di prestigio e d’azzardo, nelle mura calde delle puteche diventa canto, chiacchiera, confessione e poi ancora canto motto, invettiva, gioco di carte. Molto spesso era proprio la puteca a fare da ricettacolo a gruppi formali o informali di “portatori” di espressività popolari e diventava “naturalmente” il luogo ideale per la loro espansività. Le puteche, nei nostri paesi, sono perciò “l’altra voce” quella più popolaresca del canto di tradizione orale. Il luogo in cui si dava libero sfogo al canto alla stisa (a distesa, fatto di sole voci), alle grandi romanze e ai canti epico-narrativi.

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