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“Yvan Sagnet cittadino onorario di Lecce”: la proposta di un gruppo di consiglieri

E’ un simbolo della lotta al caporalato e allo sfruttamento, della voglia di riscatto, della dignità. Per Yvan Sagnet un nutrito gruppo di consiglieri comunali, primo firmatario Gabriele Molendini di Lecce città pubblica, chiede l’avvio dell’iter di conferimento della cittadinanza onoraria. E ha per questo scritto al sindaco Carlo Salvemini e al Presidente del Consiglio comunale Carlo Mignone.

Giunto in Italia nel 2008 dal Camerun per studiare al Politecnico di Torino, una volta perduta la borsa di studio Sagnet raggiunse nell’estate 2011 il Salento per lavorare alla raccolta di angurie e pomodori per guadagnare il necessario per continuare a sostenersi. La realtà di fronte alla quale il giovane studente si trovò fu però ben diversa da quanto si aspettava.

Nelle campagne di Nardò e nella tendopoli della Masseria Boncuri, prese coscienza dello sfruttamento dei lavoratori e della realtà del caporalato, al quale coraggiosamente scelse di opporsi organizzando il primo sciopero dei braccianti immigrati. Una iniziativa che fu utile a portare all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la realtà degli “invisibili” delle campagne che a decine di migliaia, sul territorio italiano da Nord a Sud, garantiscono la raccolta dei prodotti agricoli in tutte le stagioni dell’anno, spesso in condizioni di grave sfruttamento o addirittura di “riduzione in schiavitù”.

L’iniziativa di Sagnet – che per il suo impegno fu minacciato e picchiato – diede le mosse ad un procedimento penale, il primo nella storia repubblicana, per “riduzione in schiavitù” dei braccianti. Successivamente, proprio dalla vertenza dei braccianti di Nardò prese avvio l’iniziativa legislativa culminata con l’approvazione della prima legge, la n.148 del 2011 e successivamente la n.199 del 2016 contro il caporalato, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo.

Dopo la laurea l’ingegner Sagnet ha proseguito il suo impegno sociale contro lo sfruttamento del lavoro dei braccianti agricoli, assumendo in prima istanza ruoli sindacali all’interno della FLAI CGIL e proseguendo poi nello spazio dell’associazionismo e del volontariato. Nel febbraio 2017 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito motu proprio a Yvan Sagnet il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, “per il suo contributo all’emersione e al contrasto dello sfruttamento dei braccianti agricoli”.

Con l’associazione NO CAP Sagnet è riuscito a mettere allo stesso tavolo gli attori del processo agroalimentare (lavoratori agricoli, imprenditori, distribuzione ed istituzioni) per condividere i principi alla base di una produzione agroalimentare che sia rispettosa dei principi etici del rispetto della dignità dei lavoratori agricoli. Questi principi sono alla base del Bollino Etico, un sigillo a garanzia del giusto prezzo per i produttori, del rispetto di contratti, diritti e sicurezza per i lavoratori, e della legalità delle attività di trasporto e nella selezione della manodopera regolare, in campo agricolo, da praticare attraverso l’intermediazione delle istituzioni pubbliche.

“Proprio in ragione della grande testimonianza che Yvan Sagnet ha rappresentato con la sua azione civile – scrivono i consiglieri nella lettera – intendiamo avviare l’iter per il conferimento della cittadinanza onoraria. Egli è stato promotore di ‘iniziative di carattere sociale e in azioni di alto valore a vantaggio della Nazione o dell’umanità intera’, motivazione per la quale il nostro Regolamento prevede la sussistenza dei requisiti per il conferimento di questo importante riconoscimento. Gli stessi valori hanno costituito il presupposto per il conferimento del titolo di Cavaliere della Repubblica da parte del Presidente Mattarella. A noi appare opportuno e doveroso legare il nome e la figura di Yvan Sagnet alla nostra città per l’alta testimonianza del principio della legalità, del rispetto dei diritti umani e dell’etica del lavoro che egli rappresenta, in una terra del Meridione d’Italia che ambisce a diventare luogo di riscatto sociale e meta di una modernità che sappia coniugare al futuro il verbo di uno sviluppo equo e sostenibile”.

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