martedì, Maggio 14, 2024
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SVALUTAZIONE CINESE

Una svalutazione competitiva o un modo per far ripartire l’economia?

E’ ancora presto per capire le vere ragioni che hanno portato il governo di Pechino a svalutare lo Yuan. Le modalità seguite, la misura della svalutazione (tre svalutazioni consecutive in pochi giorni per un totale del 4,65%) e le motivazioni date dalla Cina, non particolarmente coerenti, hanno provocato il panico nelle borse internazionali, sempre particolarmente volatili di fronte a situazioni di incertezza.

Gli economisti hanno formulato alcune ipotesi secondo cui, più di che di una svalutazione monetaria, si dovrebbe pensare ad un allentamento dei controlli sinora avuti sulle oscillazioni del cambio: negli ultimi dieci anni il tasso di cambio dello Yuan si è apprezzato di circa il 30%. Nonostante ciò, le esportazioni cinesi sono aumentate e la svalutazione odierna non dovrebbe portare ad un aumento della domanda estera di beni prodotti cinesi. E’ probabile invece che il governo cinese, di fronte a dati economici negativi che portano inevitabilmente il cambio dello Yuan a deprezzarsi rispetto alle altre valute, abbia consentito allo stesso cambio, in regime di fluttuazione controllata dal 2005, di avvicinarsi al valore di mercato effettivo.

Quali sono i dati economici che hanno spinto il governo di Pechino a svalutare lo Yuan? L’economia cinese è seconda solo agli Stati Uniti e rappresenta il 15% dell’economia mondiale. Le stime di crescita per i prossimi mesi si sono rivelate deludenti: si parla di una crescita del Pil cinese del 7% rispetto ai numeri a doppia cifra fatti registrare negli scorsi anni. Se la Cina, l’opificio del mondo, cresce meno, cala la domanda globale di materie prime e prodotti energetici; si aggrava la crisi degli altri paesi emergenti, per i quali la Cina era divenuto il mercato naturale di sbocco. I prezzi di materie prime e del petrolio calano, si creano le condizioni per una nuova pericolosa deflazione a livello globale e i flussi di capitale vengono dirottati verso Paesi con una economica più solida, come gli Stati Uniti che, peraltro, stanno per aumentare i tassi di interesse. Insomma, in una situazione in cui la Cina non è più vista come un Paese che possa offrire garanzie di crescita a due cifre, si potrebbero creare i presupposti per una crisi economica globale a pochi anni dalla grande crisi del 2008, nonostante i segnali di ripresa in Europa e negli Stati Uniti.

Occorre quindi interrogarsi su cosa potrà accadere in futuro al modello di sviluppo cinese, tenuto conto che nessuna economia può svilupparsi all’infinito oltre certi tassi di crescita.

CGR

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