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Ospedale di Scorrano

L’impatto con una sanità di altri tempi, fra colpevoli inerzie e discutibili fallimenti. Le impressioni di Giovanni Gorgoni.

Mercoledì 29 aprile. Il direttore generale della Asl decide di fare una passeggiata all’ospedale di Scorrano e si porta dietro un blocco notes per prendere qualche appunto in lingua inglese.

«Qualcuno insiste a definirlo “blitz”, come se dovessi scoprire illeciti alla luce del sole», scrive il manager, «Ma è una passeggiata – chiarisce-  dalla quale traggo le mie impressioni».  Traduciamo da un inglese non proprio da Oxford.

«Ieri – scrive – la poltroncina del dottore Camboa e le migliaia di chiavi di un ospedale con troppe porte chiuse da troppo tempo e, sullo scaffale, le attrezzature di una medicina del passato».

Ci permettiamo di spiegare che il manager della Asl si riferisce, probabilmente, alla sedia del dottore Silvestro Camboa, chirurgo benemerito che ha operato e di fatto «gestito» l’ospedale scorranese dal 1945 al 1990, al quale è stato intitolato il reparto di Chirurgia nel 2002.

Continuando la passeggiata il direttore Gorgoni aggiunge nel suo diario di bordo, «Oggi: il reparto di osservazione intensiva breve dell’attuale Pronto soccorso e il cantiere “ibernato” di quello nuovo (ma già vecchio), visibile dalle strette stanze utilizzate quotidianamente».

E aggiunge, «Spesso vi trovo operatori e attrezzature che attendono scoraggiati da troppo tempo. E, nonostante il blocco dei cantieri e delle scelte, loro continuano a mantenere il posto».

Di fronte a situazioni «calcificate» di spreco di risorse e di colpevoli silenzi, (almeno così ci pare), il direttore Gorgoni marca le distanze.

«Non conosco la storia delle promesse fatte nel corso degli anni in ospedale – scrive nel suo taccuino – né i volti di committenti e affaristi che hanno gestito i lavori di ristrutturazione o il passato fallimento, dopo aver incassato una grossa fetta di denaro pubblico».

«Ciò che oggi è rilevante – continua Gorgoni – è solo la sensazione di stordimento, in un ospedale la cui storia non può essere un trampolino di lancio per il futuro».

Nel corso della “puntatina” all’ospedale il direttore della Asl ha incontrato «dipendenti e  pazienti: presso gli uffici amministrativi, al Pronto soccorso, nelle sale operatorie, nei reparti di Medicina, Lungodegenza e Ortopedia, dove – riferisce – mi è stato offerto un buon caffè Saicaf. Per la prossima volta mi hanno promesso un più popolare caffè Quarta».

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