IL COMUNE CONTINUA A FARE GLI INTERESSI DI OPEN FIBER
Le condizioni delle strade sono sotto gli occhi di tutti, così come sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze che i lavori stanno comportando sulla circolazione e sulla qualità della vita dei leccesi. Questi sono fatti oggettivi che vanno oltre ogni ragionamento, ogni confronto di tipo tecnico e ogni verifica da parte del sottoscritto.
Open Fiber, che si affanna a difendere l’operato suo e del Comune, sorvola con disinvoltura sui disagi che sta arrecando alla città di Lecce e che non credo siano contemplati e ammessi da decreti ministeriali e regolamenti di sorta. In questo contesto c’è un aspetto, cruciale, che non deve sfuggire. Open Fiber si muove con una logica di tipo privato e quindi è tendenzialmente orientata al profitto, pur essendo una società a capitale pubblico. Questo significa che sulla questione dei ripristini, esemplare in questo senso, ha fatto scelte finalizzate a ricavare le migliori condizioni possibili in termini di servizio reso e costo dello stesso. Il decreto cosiddetto “scavi”, che è nato per superare i regolamenti comunali generalmente penalizzanti per i soggetti affidatari, dice all’art. 8 che la fascia di ripristino in ambito urbano è pari a tre volte la larghezza dello scavo e comunque in tutti i casi non inferiore a 50 cm. Per fortuna, però, la convenzione stipulata tra Comune e Open Fiber all’art. 14 obbliga (a questo punto, obbligherebbe) quest’ultima, in caso di scavo di tipo tradizionale, a realizzare una fascia addirittura di 1 metro per ogni lato dello scavo stesso. Quindi, il Comune poteva esigere il rispetto della convenzione e non lo ha fatto. Poteva fare fino in fondo gli interessi dei leccesi e invece ha fatto quelli del privato (come nel caso di un quartiere della città in cui Open Fiber ha eseguito l’intervento, ha smontato la segnaletica e non ha eseguito i ripristini, senza che da Palazzo Carafa qualcuno abbia mosso un dito). Una scelta inspiegabile in una città come Lecce, dove i livelli di decoro urbano dovrebbero essere molto alti e dove il contesto di città d’arte impone scelte che non siano di tipo compromissorio o addirittura penalizzanti per la città stessa.
Per quanto riguarda invece gli affidamenti sulla direzione dei lavori, prendo atto del fatto che “service esterni” abbiano selezionato i professionisti. Ma evidentemente non può bastare. Chi sarebbero questi service? In che modo è stata fatta la selezione? Ne è stata data evidenza pubblica? Sono interrogativi che rivolgo a Open Fiber e all’assessore alla Trasparenza del Comune di Lecce e che esigono una risposta, in considerazione di una esecuzione dei lavori estremamente problematica e insoddisfacente e anche dei dubbi su eventuali criteri politici alla base delle nomine.
Ovviamente, visto che sono state minacciate iniziative di tipo legale nei miei confronti, attendo con serenità la querela. Anzi, potrà essere l’occasione per un confronto con Oper Fiber direttamente in procura e per avere finalmente le spiegazioni che la città attende.