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La Festa te la Virdicula de lu mieru te Schinzanu

La Festa te la Virdicula de lu mieru te Schinzanu

Il 21 ottobre 1618 Maria Manca raccoglieva olive in un suo podere quando una giovane donna le porse un garofano rosso con l’impegno di offrirlo, il giorno successivo, a suo Figlio presso l’immagine del SS. Crocifisso della Pietà a Galatone. Maria vide piegarsi gli ulivi al passaggio della giovane donne e il garofano rimase tra le sue mani. Il giorno seguente partì in pellegrinaggio alla volta di Galatone, giunta davanti al Crocifisso offrì il fiore e ottenne la liberazione dalle sue sofferenze. Il disegno del garofano rimase impresso nella sua mano.

In ricordo di questo evento miracoloso a Squinzano si festeggia la Festa della Madonna del Garofano. Festa che, grazie all’impegno dell’associazione 21 Ottobre 1618 – Opera Maria Manca Onlus, della Pro Loco di Squinzano e di tanti cittadini, rappresenta ancora oggi un solido legame con il passato del nostro paese.

All’interno dei festeggiamenti del 21 ottobre 2016 si colloca La Festa te la Virdicula e de lu mieru te Schinzanu organizzata dalla Pro Loco di Squinzano, in collaborazione con le Cantine De Ventura e B2 Musica e Spettacolo e la partecipazione delle parrocchie di Squinzano e della Pro Loco di Casalabate Marina di Trepuzzi. Festeggeremo insieme con i due elementi caratteristici della storia di Squinzano, le Virdicule (Ortiche) e lu Mieru (Vino). Durante la serata potrete assaggiare del buon vino e specialità culinarie a base di Virdicula. Animerà la serata il gruppo Cattive Strade, omaggio ai cantautori.

Vi spettiamo a Squinzano, presso il piazzale delle Cantine De Ventura, via Maria Manca, il 21 ottobre ’16, ore 19.

Racconta la leggenda che Ferdinando I di Borbone, in uno dei suoi viaggi a Lecce, percorrendo la via Appia, in prossimità della masseria di Moretto, fu assalito da una impellente esigenza corporale. Essendo il centro abitato ancora un po’ distante decise di fermare la carrozza e appartarsi dietro ad un muretto. Purtroppo per il sovrano dietro quel muretto c’erano solo piante d’ortica con cui pulirsi.

Furibondo e dolorante, saputo dal suo cocchiere che si trovavano a Squinzano, il re esclamò: “Ohimmè, Schinzanu scansalu”.

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