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Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio alzano il sipario sulla Stagione Teatrale 2014/2015 del Teatro “Il Ducale” di Cavallino. Sabato 13 dicembre alle ore 20.30 va in scena “È ricca, la sposo, l’ammazzo” di Mario Scaletta con la regia di Patrick Rossi Gastaldi

Cosa si può fare dopo aver scialacquato le proprie sostanze in bagordi se non sposare una donna ricca? Risate e colpi di scena sabato 13 dicembre alle ore 20.30 al Teatro “Il Ducale” di Cavallino, dove Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio con la Compagnia Molière /Cento Teatri saranno i protagonisti di È ricca, la sposo, l’ammazzo, commedia di Mario Scaletta con la regia di Patrick Rossi Gastaldi con cui si alzerà il sipario sulla Stagione Teatrale 2014/2015 del Teatro, siglata dall’Amministrazione Comunale di Cavallino in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Lo spettacolo, che vedrà interpreti anche Antonella Piccolo e Claudia Bazzano, è una divertente commedia liberamente ispirata al celebre film del 1971 di Elaine May con Walter Matthau ed al racconto di Jack Richtie. Le scene sono di Salvo Manciagli.

La trama: Henry Graham è un ricco scapolo che ha scialacquato tutti i soldi lasciatigli in eredità dal padre. Arrivato alla bancarotta, è costretto a farsi prestare del denaro da suo zio, a condizioni molto svantaggiose e con solo sei settimane di tempo per restituirlo; a questo scopo l’unica modo possibile è riuscire a sposare una donna ricca, riservandosi però l’idea di ucciderla una volta rimessosi in sesto finanziariamente. Dopo varie candidate, le attenzioni di Henry si focalizzano su Enrichetta Lowell: una scialba, ingenua e goffa insegnante di botanica, con un ingente patrimonio, e che corrisponde perfettamente alla vittima che sta cercando. Nonostante sia ormai giunto alla scadenza per rimborsare il prestito allo zio, e nonostante le pressioni di questi attraverso l’avvocato di Enrichetta, Henry riesce a convincerla a sposarlo e si insedia nella sua nuova casa. Appena messo piede nella casa è costretto però ad allontanare senza mezzi termini tutta la servitù che, di comune accordo con l’avvocato che amministra le rendite della moglie, gonfiano esageratamente i conti di casa e passano le giornate nel più completo ozio. Dopo aver rimesso ordine in casa, Henry si mette a progettare come eliminare la moglie: inizialmente pensa di usare qualche antiparassitario, ma resta deluso quando scopre che non può disporre di nessuno dei più normali veleni utilizzati in floricultura, poiché Enrichetta è una strenua sostenitrice del metodo naturale: “pianta sana in terreno sano” è il suo credo. Una nuova occasione per portare a termine il suo piano, si presenta ad Henry quando Enrichetta insiste per farsi accompagnare da lui in un viaggio di ricerca in una zona selvaggia della America del Nord ma la felce che Enrichetta ha riportato a casa dal loro viaggio di nozze è risultata appartenere ad una nuova specie ed ella, mossa dall’amore che prova per Henry, ha deciso di chiamarla con il nome di suo marito e non con il suo. Per quanto si comporti sempre in maniera fredda e cinica, questo piccolo gesto d’amore di Enrichetta colpisce l’aspirante uxoricida, e fa sì che, quando gli si presenta l’occasione di lasciare che la moglie muoia per annegamento nel fiume dove la loro canoa si è rovesciata, lui si tuffi per salvarla. Come aveva ben supposto il suo fedele maggiordomo, la totale incapacità di Enrichetta ha involontariamente risvegliato in Henry un senso di protezione (e forse anche di affetto) nei confronti di sua moglie, che sembrava non avesse mai avuto, ottenendo anche il risultato di risvegliare in lui una nuova volontà di vivere, accettando di condividere con la moglie il suo antico, e mai messo in pratica, ruolo di professore di università.

 

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