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CENTRO ANTIVIOLENZA “RENATA FONTE” DI LECCE

Sgombero coatto, accusa dii abusivismo e di non rispetto delle regole.

Le Verità del “Renata Fonte” “Non siamo abusive, non lo siamo mai state. Lo documenta e lo conferma il verbale di consegna dei luoghi del Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce e il verbale della visita ispettiva che ci autorizzava al servizio. Verbali rilasciati dal Comune di Lecce”

La conferenza stampa organizzata dal Centro Antiviolenza “Renata Fonte” di Lecce, svoltasi questa mattina, venerdì 10 febbraio alle 10.30 presso la sede del Centro in via Santa Maria del Paradiso n. 12, è stata dedicata alle donne vittime della violenza maschile e istituzionale.

Dedicata soprattutto a quelle donne che la mattina del 04 ottobre del 2016 erano in questo luogo insieme ai loro bambini per essere sostenute e protette, ed invece hanno assistito a qualcosa di allucinante.

Le nostre donne erano in quella stanza quando sono arrivati gli agenti della polizia municipale, tanti agenti. Le hanno fatte sgomberare, hanno ordinato loro, in base all’ordinanza del sindaco di andare via da quella stanza.

Erano sedute lì in quella stanza, quella che oggi ci è stata tolta.  Questa è un’immagine che non dimenticheremo mai, erano lì con le psicologhe del centro, una di loro aveva anche affermato “dovete portarmi via con la sedia e con il mio bambino in braccio”.

Non si può restare indifferenti. Noi rifiutiamo l’azione sessista e misogina dell’amministrazione di Paolo Perrone.

Rifiutiamo la violenza istituzionale che ha lasciato segni nella nostra anima.

Ci rivolgiamo al sindaco Paolo Perrone, all’assessore Attilio Monosi, a Maria Luisa de Salvo capo di gabinetto, a Paolo Rollo dirigente ufficio urbanistica e alla capitana della Polizia Municipale Stefania Durante. Perché la capitana Durante? Perché alle richieste della presidente di sospendere tutto e di non mettere in atto lo sgombero, di far vedere gli atti, di fronte alla richiesta di chiamare il sindaco, di fronte a tutto ciò la capitana ha affermato, afferrando il telefonino in mano, “Presidente adesso chiamo l’ambulanza e le faccio fare un Tso”.

In quel momento, nonostante l’urlo di dolore della presidente e delle donne presenti, lo sgombero è stato portato a termine.

E’ partita così una campagna accusatoria e diffamatoria da parte dell’amministrazione comunale nei confronti del Centro Antiviolenza “Renata Fonte” sulla stampa, sulla pagina social del Comune ed infine nel corso del consiglio comunale del 31 gennaio scorso.

Durante il consiglio è stata presentata una mozione a firma di Paolo Foresio, mozione presentata per sua spontanea volontà e in cui chiedeva il ripristino dei luoghi del Centro Antiviolenza. Anche in consiglio comunale è stato affermato dall’assessore Attilio Monosi che il Centro si era appropriato di una stanza in più, “come quando si affitta una stanza a uno studente e questo si allarga”.

Teniamo a precisare che sin dalla convenzione del 2004 noi del “Renata Fonte” abbiamo sempre rispettato le regole, mai abbiamo occupato abusivamente alcuna stanza.

Abbiamo il verbale di consegna dei locali del 13 luglio del 2011 dove vengono descritte le due stanze assegnate al centro per il funzionamento del servizio. Nel verbale si legge testualmente che: “il numero dei locali presso il conservatorio Sant’Anna è composto da due stanze, una con accesso diretto dall’esterno, via Santa Maria del Paradiso e l’altra dal cortile retrostante con accesso diretto nel giardino, più i servizi igienici”.

Il 22 luglio del 2011 abbiamo poi ricevuto la visita ispettiva dei funzionari del Comune e l’ottenimento per l’autorizzazione al servizio.

“Troviamo gravissimo che il sindaco di una città ordini lo sgombero coatto in un Centro Antiviolenza. Troviamo gravissime le modalità con le quali la polizia municipale ha effettuato lo sgombero in un Centro Antiviolenza. Troviamo gravissime le accuse diffamatorie che il sindaco Perrone e l’assessore  Monosi hanno rivolto al Centro Antiviolenza. La riteniamo, e per questo la rifiutiamo, un’azione sessista e misogina nei confronti delle professioniste del Centro e delle donne di questa città e di questo territorio. Chiediamo al sindaco Paolo Perrone un’azione positiva, ripristini i luoghi, chieda scusa alle donne e lasci un buon ricordo in questa città.

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