venerdì, Marzo 29, 2024
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L’ARTE DELLA SANSEVERESE MISHAN INCANTA IL CRITICO D’ARTE PASQUALONE

L’ARTE DELLA SANSEVERESE MISHAN INCANTA IL CRITICO D’ARTE PASQUALONE

L’ARTE DELLA SANSEVERESE MISHAN E IL SUO LINGUAGGIO ORIGINALE ED ACCATTIVANTE.

IL CRITICO ARTISTICO E LETTERARIO MASSIMO PASQUALONE TORNA AD ESPRIMERSI SULLA QUALITA’ DELLA POLIEDRICA ARTISTA 

Linguaggio originale ed accattivante, colpisce l’osservatore e per il contrasto cromatico e per il dissidio scenico”

E’ con queste lusinghiere parole che uno dei più apprezzati critici D’Arte e letterari italiani Massimo Pasqualone torna ad esprimersi sulla tipologia di arte della poliedrica abruzzese, originaria di San Severo, Mishan.

Qualità che evidentemente piacciono a Pasqualone e che fanno dell’arte contemporanea della ventiduenne artista di Molina Aterno.

Qualità poliedriche quelle di Mishan (da poco laureatasi in lingua e letteratura straniera con il massimo dei voti) che si estrinsecano nella sua magica visione artistica anche e soprattutto attraverso la visione delle sue ultime due opere “capax infiniti” e “come l’acqua”.

Con la prima delle opere citate Mishan è come se volesse farci capire, così come lo ha fatto Leopardi in uno dei suoi più grandi poemi, che il nostro animo può tranquillamente essere visto come un contenitore capace di infinito così, cioè, come afferma Giovanni Fighera nel suo bellissimo articolo “La tensione dell’uomo verso l’infinito” e alla cui affermazione lo stesso Fichera aggiunge che attraverso l’intuizione di Leopardi nell’intuire e concludere che la grandezza della ragione stia nel riconoscimento dell’incapacità dell’uomo a soddisfarsi.

Nell’opera di Mishan si può tranquillamente notare il senso delle affermazioni fatte da Fighera quando nel descrivere il capolavoro leopardiano risalta che pochi autori, tra i quali aggiungeremmo proprio il messaggio lanciato attraverso la sua opera dalla poliedrica artista, sono stati così lucidi nel descrivere la natura del nostro animo, assetato di felicità piena, assoluta, infinita. Esso può essere paragonato, come detto, ad un contenitore capace di infinito ( capax è il termine latino per indicare la capacità di contenere), perchè non è mai colmo.

La seconda opera, “come l’acqua” ce la descrive proprio Mishan con un suo personale pensiero evidentemente estratto dal cilindro culturale dei suoi studi appena conclusi e che noi vogliamo riportare: “Nel mondo nulla è morbido e debole come l’acqua, ma nello scalfire le cose solide e forti nulla è in grado di superarla”(Laozi, Daodejing, capitolo 78)”.

Insomma stante le odi tracciate dal critico d’arte Massimo Pasqualone non possiamo altro che dire che tracciato è il successo di questa immensa artista.

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