Lunedì 27 luglio 2015, ore 21.00 Compagnia CLAET – Ancona OH DIO MIO Di Anat Gov Regia: Diego Ciarloni Con: Diego Ciarloni, Ilaria Verdini, Simona Paolella, Noemi Boncompagni.
Anat Gov , scomparsa nel 2012 all’età di 59 anni, è una delle più acclamate drammaturghe israeliane. Stimata autrice di programmi televisivi e giornalista, si è battuta per anni per la parità dei diritti dei cittadini arabi d’Israele e per i rapporti di pace con i paesi vicini.
In “Oh Dio mio”, pièce venata di humour yiddish, incontriamo Ella, affermata psicanalista e madre single di una ragazzina autistica, che un giorno riceve la telefonata di un misterioso paziente bisognoso di aiuto, un paziente…. molto speciale; Ella accetta di riceverlo nel suo studio e tra i due ha inizio un improbabile quanto insperato dialogo di cui, chiunque, in cuor proprio, vorrebbe essere protagonista.
Nella sua intenzione di avvicinare il Cielo alla Terra, l’autrice accompagna ciascuno dei suoi personaggi lungo un percorso di analisi e di ricerca di se stesso e dell’altro, fino ad uno scambio di ruoli. Umanizzando Dio, facendogli sperimentare fragilità e debolezze dell’animo umano, eleva l’Uomo facendo di lui “il Salvatore”
La compagnia teatrale CLAET (Centro Lettura e Attività Espressive Teatrali) nasce nel 1987 per iniziativa di Andrea Pavani e Pierpaolo Renzi, due giovanissimi di Palombina Nuova, supportati e diretti da tre straordinarie maestre, Gabriella Bottini, Emanuela Sebastianelli e Giuliana Paolini e da un collaboratore esterno Leandro Ragni. Il 13 aprile del 1988 il CLAET debutta al Teatro Sperimentale di Ancona con “E se provassimo da soli?”. A questo seguono altri spettacoli.
Nel 1997 la svolta, sotto la guida artistica del regista-attore Luigi Moretti, il CLAET porta in scena il “Don Chisciotte” dall’omonimo romanzo di Cervantes. La regia passa nelle mani di Davide Giovagnetti. Nel 1999 quest’ultimo scrive e dirige “Il circo di carta” con numerosi riconoscimenti. Nel 2000 al suo posto subentra Diego Ciarloni.
L’anno seguente il gruppo composto da sei elementi presenta una lettura musicata di “Una volta qui era tutta campagna” di F. Fazio. Nel 2008 la Compagnia torna sulle scene con il nuovo spettacolo “Xanax” di A. Longoni. Nel 2010 si riparte con “12 ovvero la parola ai giurati” di Reginald Rose per la regia di Diego Ciarloni. La più recente delle produzioniinfine è “la commedia delle commedie… dai tempi dei tempi”, il capolavoro di Anat Gov “Oh Dio mio!”.
Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un apparentemente tranquillo menage familiare.
Un piccolo incidente domestico in cui Gilles, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettuali, perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro.
Gilles e Lisa avranno un bel da fare per cancellare l’immagine di sé che ciascuno ha dell’altro, percorso che passerà attraverso rivelazioni sorprendenti, scoperte sospettate, ma sempre taciute, rancori, gelosie, fraintendimenti mai chiariti, in una lotta senza esclusioni di colpi.
Il gruppo fondatore della Corte dei Folli si è formato nel 2002; la passione e la voglia di migliorare hanno spinto questo manipolo di amici a costituire l’associazione che ha tra i suoi obiettivi non solo quello di allestire e organizzare spettacoli ed animazioni teatrali, ma anche quello di dare ai suoi componenti la possibilità di crescere artisticamente attraverso corsi e stages.
A oltre dieci anni dalla propria costituzione la Corte dei Folli ha all’attivo oltre 200 rappresentazioni teatrali e musicali, articolate su diversi spettacoli, e il gruppo conta circa 70 Soci che collaborano attivamente recitando, cantando, costruendo, truccando, illuminando, trasportando, dando voce e dirigendo, oltre ad una serie di innumerevoli amici e fiancheggiatori che, con i loro consigli ed il loro sostegno, consentono a questa piccola-grande realtà artistica di crescere e migliorare.
Con: Federico Della Ducata, Luigi Giungato, Patrizia Miggiano, Annarita Vizzi, Antonio Giuri
Uno spettacolo dolce, malinconico e divertente sul filo dei racconti e delle radici del Salento.
Ognuno di noi, che lo sappia o meno, dovunque vada si porta dentro tutti i racconti che un paese ci soffia addosso, come fa il vento di scirocco. Storie e personaggi che non lambiscono solo la nostra pelle ma ci penetrano, fin dentro la nostra carne, e diventano noi stessi, mentre noi diventiamo loro, non importa quante coperte o cappotti la vita ci abbia messo addosso. Così ogni pietra, ogni odore o suono, si confondono con il nostro sguardo mentre ci guardiamo allo specchio.
Calandra mette in scena cinque attori e tante di quelle infinite storie, accompagnate dalle melodie originali eseguite dal vivo da Federico Della Ducata e con la regia di Giuseppe Miggiano.
C’era una volta lu Toti, lo scemo, che raccontava di quando i soldati polacchi, durante la guerra, un giorno volevano portarsi con loro la statua della Madonna, mentre i bambini giocavano per strada a fare i mostri con le scorze delle noccioline. E c’erano i fuochi d’artificio che si confondevano con le stelle e chi ne contava di più vinceva un premio. C’era il vecchio professore che si ricorda di quando le ragazze raccoglievano le olive e, ogni tanto, andavano a letto col padrone. C’erano i vecchi frantoi ipogei, le oscure grotte nelle quali durante l’inverno gli operai, li trappitari e lu nachiru, restavano rinchiusi per mesi come l’equipaggio di una nave durante una lunga traversata al buio verso il centro della terra. Poi c’erano la Pippi te l’ove, il vecchio mendicante che parlava con Gesù Bambino, il carnevale, le caremme, le curti nelle quali i bambini giocavano fino a sera, fino a quando le mamme urlando li richiamavano in casa.
Da qualche parte c’erano anche i racconti delle nonne, che spaventavano i più piccoli con le storie te lu Moniceddhru, te lu Menzuculu o te lu Nanniorcu. C’erano le masserie e le campagne di notte che confinavano con il paese solo per una sottile linea invisibile che non faceva più distinguere la realtà dal sogno. E che si fosse adulti, bambini, santi o dei, non faceva differenza, perché si era tutti parte di una medesima storia.
A Seguire VIDEO MAPPING a cura dei visual artist PIERO SCHIRINZI, ANDREA RAHO, GIUSEPPE DONADEI
Al termine PREMIAZIONE DELLE COMPAGNIE VINCITRICI.
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