Violenza di genere online: strategie e tutela

di Davide Tommasi

Formazione multidisciplinare tra diritto, indagini e supporto psicologico

La violenza di genere ha assunto dimensioni nuove e complesse con l’avvento del digitale, rendendo urgente una risposta integrata e multidisciplinare. La giornata di studio “Ruoli e competenze nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere online”, svoltasi nella Sala Consiliare del Comune di Martignano, ha offerto un’occasione preziosa di confronto tra istituzioni locali, avvocati, forze dell’ordine e operatori del sociale. L’obiettivo dell’iniziativa era approfondire strategie di prevenzione, strumenti legali e modalità di tutela delle vittime, in un contesto digitale sempre più complesso, in cui la violenza non conosce confini fisici né limiti temporali.

L’evento, accreditato dal COA Lecce per 2 crediti ordinari e 1 deontologico, ha rappresentato un momento di sintesi tra formazione giuridica, conoscenze investigative e strumenti psicologici, con l’intento di promuovere una cultura del rispetto e della prevenzione fin dalle scuole e dalle comunità locali.

Saluti istituzionali

I lavori si sono aperti con i saluti istituzionali, momenti fondamentali per delineare l’impegno delle istituzioni nel contrasto alla violenza di genere e nel sostegno alle vittime.

Prof. Luigino Sergio, Sindaco di Martignano
Il Sindaco ha ribadito la centralità dell’impegno del Comune nella promozione di politiche di prevenzione e sensibilizzazione. Ha sottolineato come la cyberviolenza non sia un fenomeno virtuale, ma un attacco concreto alla dignità e alla sicurezza delle donne, e come la risposta richieda coordinamento tra scuole, associazioni, centri antiviolenza e forze dell’ordine.

Dott.ssa Eleonora Rosato , Consigliera Comunale comune di Martignano
La Consigliera ha evidenziato il ruolo educativo delle istituzioni locali e l’importanza di iniziative pubbliche che formino cittadini e giovani sui rischi del web, dall’uso consapevole dei social network alla prevenzione dei comportamenti coercitivi e violenti.

Avv.ta Maria Luisa Serrano, Presidente CPO Ordine Avvocati di Lecce
Ha posto l’accento sulla deontologia professionale, evidenziando come la tutela della dignità e della riservatezza delle vittime sia un dovere etico imprescindibile nella gestione dei casi di violenza online.

Avv. Giancarlo Dei Lazzaretti, Presidente Camera Penale “F. Salvi”
Ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra penalisti, magistratura e forze dell’ordine per garantire un contrasto efficace dei reati digitali e la necessità di aggiornamento costante sulle nuove forme di cybercrime.

Presiede e coordina: Avv.ta Roberta Sodo, componente del CPO Ordine Avvocati Lecce, che ha assicurato continuità e coerenza tra interventi giuridici, investigativi e psicologici.

Dal saluto agli interventi: il cuore della giornata

Dopo i saluti istituzionali, i lavori hanno preso il via con gli interventi dei relatori, approfondendo in modo dettagliato le sfide, le strategie e gli strumenti pratici per prevenire e contrastare la violenza di genere online. Ogni relatore ha portato una prospettiva specifica: legale, investigativa o psicologica, contribuendo a costruire una visione completa e multidisciplinare del fenomeno e delle soluzioni possibili.

Dopo i saluti istituzionali, che hanno posto le basi per la giornata sottolineando l’impegno delle istituzioni nel contrasto alla violenza di genere e nella promozione di una cultura del rispetto e della protezione delle vittime, la sessione formativa ha visto interventi approfonditi di relatori esperti. Ciascuno ha contribuito con la propria prospettiva professionale – legale, investigativa o psicologica – costruendo un quadro complessivo del fenomeno e delle strategie operative per affrontarlo efficacemente.

Interventi dei relatori

Avv.ta Tania Rizzo – La violenza online: nuove forme, antichi meccanismi
L’Avv.ta Tania Rizzo ha aperto la sessione formativa sottolineando come la violenza di genere online rappresenti una trasposizione tecnologica delle dinamiche tradizionali di controllo, intimidazione e sopraffazione, mostrando però caratteristiche nuove e sfide peculiari. Ha spiegato come la diffusione dei mezzi digitali abbia ampliato sia la portata sia la rapidità della violenza, rendendo spesso le vittime più vulnerabili e le prove più difficili da raccogliere.

Rizzo ha illustrato le principali tipologie di reati online con rilevanza di genere, evidenziando le specifiche difficoltà investigative e gli strumenti di tutela disponibili:

  • Cyberstalking: definito come molestie e pedinamento digitale, spesso caratterizzato dall’invio costante di messaggi minacciosi, dalla diffusione non autorizzata di dati personali o dal tracciamento della vittima tramite social network e applicazioni mobili. L’avvocata ha evidenziato come la natura virtuale di questi comportamenti renda complessa la raccolta di prove oggettive, richiedendo interventi tempestivi da parte delle autorità per prevenire l’escalation e proteggere la vittima da rischi fisici e psicologici.

  • Revenge porn (art. 612-ter c.p.): si tratta della diffusione non consensuale di immagini intime della vittima, fenomeno che può avere conseguenze devastanti sulla reputazione, sulla vita sociale e sul benessere psicologico della persona coinvolta. Rizzo ha spiegato che la viralità dei contenuti digitali impone misure cautelari immediate, sia sul piano penale sia su quello civile, per limitare la diffusione dei materiali e tutelare la dignità della vittima.

  • Istigazione alla violenza e odio online (art. 604-bis c.p.): comportamenti volti a fomentare aggressività, misoginia e discriminazione, spesso veicolati attraverso gruppi chiusi, account anonimi o comunità virtuali. L’avvocata ha sottolineato la difficoltà di contrastare tali fenomeni, che possono agire in modo subdolo e collettivo, incidendo profondamente sulla percezione sociale della violenza e sulla marginalizzazione delle vittime.

  • Deepfake (Regolamento UE 2022/1689, AI Act): produzione e diffusione di contenuti manipolati attraverso strumenti di intelligenza artificiale, utilizzati per diffamare, ricattare o compromettere l’identità digitale della vittima. Rizzo ha evidenziato come la tecnologia renda sempre più sofisticata la manipolazione dei contenuti, complicando l’individuazione degli autori e la tutela legale delle vittime.

L’intervento ha inoltre toccato il quadro normativo nazionale e comunitario, citando la Direttiva UE 2024/1385 e il Codice Rosso (L. 69/2019), strumenti che consentono alle autorità interventi tempestivi e coordinati. Rizzo ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare, in cui competenze giuridiche, investigative e psicologiche siano integrate, permettendo non solo di perseguire gli autori, ma anche di prevenire ulteriori abusi e supportare efficacemente le vittime.

Infine, l’avvocata ha richiamato l’attenzione sulla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’evoluzione della violenza digitale, promuovendo una cultura del rispetto e della tutela delle persone più vulnerabili, e ricordando che il contrasto a questi fenomeni non può prescindere da una costante collaborazione tra professionisti del diritto, forze dell’ordine, educatori e operatori sociali.

Rizzo ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare che integri competenze giuridiche, tecnologiche e psicologiche per prevenire e contrastare la violenza digitale.

Avv.ta Maria Luisa Serrano – “Un glossario della violenza che cresce”
L’Avv.ta Maria Luisa Serrano ha dedicato il suo intervento all’analisi del linguaggio della violenza digitale, evidenziando come la comunicazione online abbia generato forme di aggressività nuove e pervasive. Ha sottolineato che la violenza digitale non si limita a comportamenti fisici o materiali, ma si manifesta attraverso parole, immagini e contenuti che veicolano discriminazione, intimidazione e denigrazione. Tra le principali forme analizzate, Serrano ha citato:

  • Misoginia digitale: insulti, commenti denigratori e atteggiamenti discriminatori diretti contro donne e ragazze, che rafforzano stereotipi di genere e marginalizzano le vittime.

  • Body shaming: giudizi offensivi e svalutanti sull’aspetto fisico, capaci di compromettere l’autostima e il benessere psicologico.

  • Hate speech e trolling: discorsi d’odio e provocazioni ripetute, che mirano a generare reazioni emotive negative e a creare isolamento sociale della vittima.

  • Denigrazione sistematica: campagne continue di diffamazione o attacchi coordinati, spesso amplificate da comunità online, che contribuiscono alla normalizzazione della violenza e alla costruzione di una cultura della sopraffazione.

Serrano ha sottolineato che questi comportamenti non colpiscono solo singoli individui, ma hanno un impatto sociale più ampio, in quanto influenzano le dinamiche tra pari, in particolare tra adolescenti e giovani. La diffusione di questi modelli attraverso social network e piattaforme digitali contribuisce a rendere la violenza percepita come accettabile o inevitabile, favorendo fenomeni di emulazione e reiterazione.

Di conseguenza, la relatrice ha evidenziato l’urgenza di interventi educativi mirati, in particolare la formazione digitale e affettiva nelle scuole, quale strumento fondamentale per prevenire abusi e sviluppare consapevolezza critica. Questi programmi dovrebbero insegnare ai giovani a:

  • Riconoscere segnali di abuso o comportamenti aggressivi online.

  • Gestire i conflitti in maniera non violenta, promuovendo il dialogo e la mediazione.

  • Coltivare rispetto reciproco e responsabilità digitale, sviluppando empatia verso gli altri utenti.

Oltre al contesto educativo, Serrano ha ribadito l’importanza di preparare i professionisti del diritto a comprendere il contesto emotivo, sociale e culturale delle vittime. Ha sottolineato che l’approccio legale deve andare oltre la mera applicazione delle norme: è fondamentale adottare una prospettiva empatica, libera da pregiudizi e stereotipi, capace di riconoscere le ferite invisibili causate dalla violenza digitale e di orientare la vittima verso strumenti concreti di tutela.

Infine, la relatrice ha evidenziato come la costruzione di una cultura digitale rispettosa richieda sforzi coordinati tra istituzioni, scuole, famiglie e professionisti del diritto, in grado di combinare prevenzione, formazione e interventi legali efficaci. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile contrastare la diffusione della violenza digitale e creare spazi online sicuri, in cui le nuove generazioni possano interagire senza timore di discriminazioni o molestie.

Avv. Arcangelo Corvaglia – Le indagini: rapidità ed efficacia
L’Avv. Arcangelo Corvaglia ha offerto un’analisi dettagliata del percorso investigativo che segue la denuncia di violenza online, mettendo in luce la complessità e le peculiarità delle indagini digitali. Ha sottolineato come la rapidità nella raccolta dei dati sia cruciale, poiché i contenuti online possono essere rimossi, alterati o diffusi ulteriormente in tempi brevissimi, rendendo la conservazione delle prove una priorità assoluta.

Corvaglia ha spiegato che la gestione efficace di un’indagine richiede competenze integrate tra diritto, tecnologia e investigazione, evidenziando che la violenza digitale presenta sfide specifiche rispetto ai reati tradizionali. La sua esposizione ha evidenziato alcune fasi fondamentali del processo investigativo:

  1. Raccolta e documentazione dei fatti:
    La fase iniziale prevede la raccolta di tutte le prove disponibili, comprese comunicazioni digitali, screenshot, email, messaggi sui social e dati di geolocalizzazione. Corvaglia ha sottolineato l’importanza di preservare l’integrità delle informazioni, evitando manipolazioni involontarie e garantendo la validità probatoria in sede giudiziaria.

  2. Valutazione del rischio:
    Ogni segnalazione viene valutata per determinare il livello di pericolo per la vittima e, se coinvolti, per i minori. La protezione immediata può includere misure cautelari temporanee, allontanamento dell’aggressore o interventi urgenti da parte delle autorità, finalizzati a prevenire escalation e garantire la sicurezza delle persone coinvolte.

  3. Trasmissione al Pubblico Ministero e misure cautelari:
    Una volta raccolte e documentate le prove, la denuncia viene inoltrata al PM, che può disporre misure urgenti come divieti di avvicinamento, ordini di protezione o altri strumenti previsti dal Codice Rosso. Corvaglia ha evidenziato come la tempestività di questa fase sia determinante, soprattutto nei casi di revenge porn o cyberstalking, dove la diffusione rapida dei contenuti può aggravare la situazione della vittima.

  4. Difficoltà legate alla transnazionalità:
    Corvaglia ha approfondito le problematiche connesse ai server ubicati in paesi stranieri e alla necessità di rogatorie internazionali per ottenere dati e informazioni. Ha sottolineato che Internet “non dimentica e non perdona”, evidenziando come la dimensione globale della rete richieda competenze investigative avanzate e collaborazione tra autorità nazionali e internazionali.

  5. Approccio multidisciplinare:
    L’avvocato ha insistito sull’importanza di un approccio integrato che combini conoscenze legali, tecnologiche e investigative. La cooperazione tra avvocati, investigatori digitali, forze dell’ordine e specialisti in psicologia delle vittime permette di gestire le indagini in maniera più efficace e di proteggere le vittime in tutte le dimensioni, dal rischio immediato al supporto psicologico post-trauma.

Corvaglia ha concluso sottolineando che le indagini digitali richiedono non solo competenza tecnica, ma anche sensibilità verso il vissuto delle vittime. Solo combinando rapidità operativa, strumenti tecnologici avanzati e attenzione alla tutela delle persone coinvolte è possibile ottenere risultati concreti nella lotta contro la violenza di genere online.

Dott. Marco Schirosi – I rischi cyber e il ruolo della Polizia Postale

Il Dott. Marco Schirosi ha approfondito le principali minacce digitali a cui sono esposte le donne e le ragazze, evidenziando come la tecnologia possa trasformarsi in uno strumento di violenza di genere. Tra i rischi più rilevanti ha citato:

  • Furto d’identità digitale: accesso non autorizzato a dati personali, profili social o informazioni sensibili, che può portare a diffamazione, estorsione o uso improprio dell’identità della vittima.

  • Deepfake estorsivi: produzione e diffusione di immagini o video manipolati tramite intelligenza artificiale, con finalità di ricatto o danneggiamento della reputazione.

  • Phishing avanzato: tentativi mirati di inganno digitale volti a ottenere dati sensibili, password o informazioni bancarie, spesso camuffati da comunicazioni ufficiali.

  • Gruppi misogini e comunità online violente: spazi digitali dove si diffondono odio, violenza verbale, intimidazioni e contenuti sessisti, che contribuiscono a normalizzare comportamenti aggressivi e discriminatori.

  • Piattaforme illegali di condivisione di immagini e video: siti e app che permettono la diffusione non consensuale di materiale intimo, aggravando il danno psicologico e sociale per le vittime.

Schirosi ha sottolineato che queste minacce non colpiscono in modo uniforme: donne e ragazze risultano spesso obiettivi privilegiati, a causa di stereotipi di genere e vulnerabilità specifiche legate alla presenza online. La conseguenza immediata può essere la compromissione della privacy, dell’incolumità fisica e del benessere psicologico, ma si può arrivare anche a danni duraturi nella vita sociale, scolastica o lavorativa.

Un punto centrale del suo intervento ha riguardato il ruolo cruciale della Polizia Postale, che opera come nodo tra competenze investigative avanzate, strumenti tecnologici e cooperazione internazionale. Schirosi ha spiegato che la Polizia Postale:

  • Collabora con provider tecnologici per individuare e rimuovere contenuti dannosi.

  • Coordina attività investigative con autorità nazionali e internazionali per identificare gli autori dei reati, anche quando operano oltre confine.

  • Aggiorna costantemente le proprie metodologie e competenze, seguendo l’evoluzione delle tecnologie e delle strategie criminali.

  • Supporta le vittime nella denuncia e nella tutela legale, garantendo protezione e sicurezza durante tutto il percorso investigativo.

Infine, Schirosi ha rimarcato l’importanza di un approccio multidisciplinare e preventivo: solo attraverso la collaborazione tra forze dell’ordine, istituzioni, avvocati, psicologi e scuole è possibile creare una rete di sicurezza digitale efficace. Ha evidenziato come la prevenzione, la formazione dei cittadini e l’informazione sulle minacce rappresentino strumenti fondamentali per ridurre il rischio e proteggere le vittime, garantendo un utilizzo consapevole e sicuro delle piattaforme digitali.

Dott.ssa Beatrice Chiriatti – Le ferite invisibili: l’ascolto psicologico

La Dott.ssa Beatrice Chiriatti ha approfondito le profonde conseguenze psicologiche derivanti dalla violenza digitale, sottolineando come esse siano spesso invisibili, ma non meno dannose di quelle fisiche. Ha spiegato come fenomeni quali cyberstalking, revenge porn, odio online e manipolazioni digitali possano generare ansia persistente, depressione, senso di colpa, isolamento sociale e una significativa perdita di autostima. Questi effetti possono incidere negativamente sulle relazioni interpersonali, sul rendimento scolastico o lavorativo e sulla capacità di fidarsi degli altri, aumentando la vulnerabilità della vittima a ulteriori abusi.

Chiriatti ha enfatizzato l’importanza di creare reti di supporto integrate tra centri antiviolenza, istituzioni scolastiche, servizi sociali, psicologi e famiglie. Tali reti sono fondamentali per garantire che le vittime trovino un ambiente sicuro, accogliente e protetto, dove possano essere ascoltate senza giudizio e ricevere un sostegno concreto nel percorso di recupero psicologico.

Ha inoltre evidenziato la centralità di programmi educativi preventivi, rivolti sia ai giovani che agli adulti, volti a sviluppare competenze di empatia, consapevolezza dei rischi legati al mondo digitale e capacità critica nei confronti di comportamenti aggressivi o violenti online. Secondo Chiriatti, l’educazione preventiva deve includere strumenti pratici per riconoscere segnali di abuso, strategie per gestire situazioni di conflitto e indicazioni su come chiedere aiuto in sicurezza.

Infine, la Dott.ssa ha sottolineato che l’intervento psicologico non si limita al supporto individuale, ma deve integrarsi con l’azione di operatori legali, forze dell’ordine e istituzioni, creando un approccio multidisciplinare capace di affrontare in maniera completa le sfide della violenza digitale e di promuovere il benessere psicologico delle vittime su tutti i fronti.

Avv. Silvio Verri – La deontologia dell’avvocato nella tutela delle vittime

L’Avv. Silvio Verri ha approfondito i principi deontologici fondamentali che guidano l’operato dell’avvocato nella tutela delle vittime di violenza digitale, sottolineando come la protezione della dignità, della riservatezza e dei diritti della persona sia un obbligo etico imprescindibile. Ha evidenziato che l’avvocato non è solo un rappresentante legale, ma anche un punto di riferimento per la vittima, chiamato a bilanciare competenza tecnica, sensibilità umana e rispetto dei confini emotivi della persona assistita.

Tra i principali punti trattati, Verri ha indicato il dovere di informazione e dissuasione, ossia la responsabilità dell’avvocato di fornire indicazioni chiare sulla possibilità di denunciare i fatti, valutando il rischio reale per la vittima, ma senza mai forzarne la volontà. Questo approccio richiede equilibrio tra tutela dei diritti della vittima e rispetto della sua autonomia, evitando atteggiamenti coercitivi o giudicanti.

Un altro aspetto centrale è la gestione del mandato con indipendenza e tempestività, che implica operare con autonomia professionale, rapidità nelle azioni legali e imparzialità, distinguendo tra conflitti familiari o sociali e veri casi di violenza, per garantire interventi efficaci e mirati.

L’Avv. Verri ha poi sottolineato la necessità della segretezza professionale, che comprende la riservatezza su tutte le informazioni e documenti acquisiti nell’ambito del mandato, a tutela della privacy della vittima e della sicurezza dei dati sensibili, particolarmente critici nel contesto della violenza digitale.

Particolare attenzione è stata dedicata alla tutela dei minori e agli strumenti civili disponibili, come ordini di protezione, separazioni con addebito o modifiche nell’affidamento dei figli, applicabili anche in assenza di querela penale. Ciò consente di attivare misure preventive immediate per proteggere i soggetti più vulnerabili senza attendere l’esito di procedimenti penali, evitando ulteriori danni psicologici o fisici.

Infine, Verri ha evidenziato l’importanza di un linguaggio rispettoso e inclusivo, che eviti stereotipi di genere o frasi lesive della dignità, sottolineando come equilibrio, professionalità ed empatia siano imprescindibili per costruire un percorso di tutela legale efficace e umano. L’avvocato, dunque, diventa non solo un operatore del diritto, ma un attore chiave nella rete multidisciplinare di protezione delle vittime di violenza digitale.

La giornata ha evidenziato come la violenza di genere online sia un fenomeno complesso, che richiede interventi coordinati e multidisciplinari. La combinazione di prevenzione educativa, competenze legali aggiornate, indagini rapide e supporto psicologico è fondamentale per garantire una tutela efficace delle vittime.

Gli interventi dei relatori hanno mostrato che solo attraverso una collaborazione costante tra istituzioni, professionisti del diritto, forze dell’ordine, scuole e centri antiviolenza è possibile costruire una cultura di rispetto e protezione, rendendo il web e la società più sicuri per tutti. L’approccio integrato emerso durante la sessione rappresenta dunque un modello operativo completo per affrontare le sfide della violenza digitale nel presente e nel futuro.

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