“Vino: svegliati o muori”
di Antonio Bruno
La Puglia (e l’Italia) davanti all’orlo del precipizio
Il 2024 segna il crollo peggiore degli ultimi 60 anni: -23% di produzione
I giovani voltano pagina: meno alcol, più salute
Politica assente: mentre gli Usa minacciano dazi, noi aspettiamo il miracolo
Diciamolo chiaro: la viticoltura pugliese sta per schiantarsi. E non è un fulmine a ciel sereno: il cielo lo abbiamo ignorato per anni. Ora piove quando non deve, grandina quando non deve, e il caldo arriva quando non deve. Risultato? Vendemmie dimezzate, qualità a rischio e produttori che si chiedono: “Come mai?”.
Come mai? Perché siamo stati fermi. Il mondo è cambiato, i gusti pure. I giovani bevono meno vino. È un complotto? No, è il futuro che bussa alla porta. Vogliono salute, sostenibilità, prodotti diversi. E noi? Fermi a raccontare il vino come se fosse ancora quello di Beautiful e delle sagre di paese.
In più, le “campagne anti-alcol”. Alcune sono sciocchezze, certo. Ma fingere che l’alcol faccia bene “perché lo dice la dieta mediterranea” è da autolesionisti. L’alcol fa male se abusato. Punto. Se vuoi difendere il vino, fallo per quello che è: cultura, territorio, identità. Ma non con la favola del “fa bene al cuore”: non se la beve più nessuno.
Intanto gli Usa minacciano dazi del 30%. E la politica italiana? In letargo. Nessun piano, nessuna strategia. Un comunicato stampa, due tavoli e tanti saluti.
La verità è che il vino si salva solo se cambia. Con tecnologia vera: droni, sensori, AI, vitigni nuovi, irrigazione di precisione. Con comunicazione vera: parlare su Instagram e TikTok, non aspettare la fiera di Verona per farsi vedere.
Basta nostalgia, basta vittimismo. Il vino non è un santino, è un prodotto. O lo rendiamo del futuro, o diventerà un ricordo del passato.
“Il vino non si salva con la nostalgia ma con la tecnologia”
“Basta favole: l’alcol fa male se abusato, il vino si difende con onestà”
“Il futuro non lo regala nessuno: o ci svegliamo, o finiamo fuori mercato”