Renato Giordano racconta l’anima segreta di Otranto tra letteratura, storia e mistero

di Davide Tommasi

Una serata speciale al Festival del Jazz: tra Walpole, Casanova e i labirinti letterari di una città che continua a ispirare.

Il 24 luglio, nell’ambito del Festival del Jazz di Otranto, Renato Giordano regalerà al pubblico una serata fuori dagli schemi, un evento che sfugge alle definizioni e si muove tra i territori porosi della letteratura, della storia e della leggenda. Scrittore, regista e profondo conoscitore del tessuto narrativo e simbolico di Otranto, Giordano ha dedicato alla città due volumi molto apprezzati – I labirinti di Otranto e I principi di Serendib – nei quali la bellezza e la complessità del luogo si fondono con visioni, evocazioni e scoperte sorprendenti. Questa serata sarà l’occasione per esplorare dal vivo i temi che da anni lo appassionano, all’interno di un contesto – quello del festival – che non ha paura di contaminarsi con altre forme di espressione.

L’incontro, ospitato nel convento dei cappuccini luogo culturale otranto jazz festival 2025, si articolerà in due momenti ben distinti ma legati da un filo narrativo comune: Otranto come luogo che accoglie, che riflette e che restituisce, attraverso la letteratura, l’immagine profonda di sé. Nella prima parte, intitolata “Libertini, Turchi e Fantasmi”, Renato Giordano guiderà il pubblico in un viaggio dentro le pagine de Il castello di Otranto, il celebre romanzo gotico di Horace Walpole pubblicato nel 1764, considerato il primo della sua specie. È proprio grazie a questo testo, ambientato in un castello cupo e animato da apparizioni e forze misteriose, che il nome della città salentina ha assunto nel mondo anglosassone un’aura leggendaria. Walpole non fu mai a Otranto, ma scelse quel nome per evocare un senso d’Oriente, di confine e di alterità. Sarà proprio Giordano a smontare e ricomporre questa mitologia, accompagnato in scena dagli attori Matteo Fattizzo e Alessandra Schenone, che daranno corpo e voce a brani scelti del romanzo in una forma che unisce narrazione teatrale e lettura performativa. Il risultato si annuncia come un vero e proprio racconto a più livelli, in cui il pubblico verrà guidato attraverso i corridoi oscuri della letteratura gotica, mentre si rispecchia nell’ombra lunga del castello vero, quello che ogni turista visita senza sapere di essere entrato in un mito europeo.

Ma sarà la seconda parte della serata a sorprendere ancora di più. Dopo aver evocato fantasmi e visioni, Renato Giordano ci condurrà in una vicenda reale, documentata ma poco conosciuta: la visita di Giacomo Casanova a Otranto. Una tappa dimenticata del suo lungo peregrinare, avvenuta nel pieno del XVIII secolo, in un Mediterraneo ancora attraversato da navi, avventure e fughe romantiche. Casanova, noto per le sue imprese galanti e il suo spirito irriverente, trascorse alcuni giorni nella città salentina, lasciando traccia del suo passaggio in una serie di lettere e resoconti personali. In particolare, l’incontro con una giovane donna del luogo, vissuto tra il mistero e la passione, sarà raccontato da Giordano come un momento di svelamento, in cui la dimensione del desiderio si intreccia con quella del ricordo, e dove Otranto diventa teatro di una storia che potrebbe sembrare romanzata, se non fosse realmente accaduta.

In questo spazio in bilico tra immaginazione e realtà, tra documento e finzione, tra parola scritta e parola detta, la serata proposta da Renato Giordano si rivelerà non solo come un omaggio alla città, ma anche come una riflessione più ampia sul potere delle storie e sul modo in cui i luoghi diventano simboli. In un festival dedicato al jazz, questa incursione nella letteratura potrebbe sembrare una dissonanza. In realtà, è un contrappunto perfetto: come nel jazz, anche in questo caso si improvvisa, si ascolta, si cita, si reinventa. Il pubblico sarà chiamato non solo a seguire, ma a lasciarsi attraversare dalle storie, a immaginare, a perdersi nei labirinti – mentali e reali – di Otranto.

Un evento da non perdere per chi ama la parola, la storia e l’inatteso. Perché a volte, proprio quando ci si aspetta musica, è la voce a suonare meglio.

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