Vetrina di potere: la politica che non cambia
di Antonio Bruno
La candidatura di Antonio Decaro alla presidenza della Regione Puglia è stata annunciata come un terremoto politico. Ma se guardiamo la storia dei partiti, non è nulla di nuovo: le decisioni importanti sono sempre nate tra caminetti fumanti e segreterie chiuse, lontano dagli occhi dei cittadini. Solo che adesso la vetrina è aperta: tutto accade sotto il riflettore dei media e dei social.
La novità è solo apparente. La dinamica è la stessa: decidere chi comanda. La questione delle primarie? Non cambia nulla, è solo un vestito nuovo sul vecchio meccanismo. E il grido di guerra è invariato: “Andiamo a vincere”. Tradotto: “Andiamo a comandare”. È questa logica del potere che va messa in discussione, perché riduce la politica a una partita di gerarchie e la società a un territorio da conquistare.
E qui entra la prospettiva di Humberto Maturana, che dovrebbe essere il manifesto della politica che vogliamo: la democrazia non è solo procedure o voti, è relazione, ascolto, cura reciproca. Significa che la decisione politica non nasce dal comando, ma dal dialogo, dalla costruzione condivisa di significati. Trasformare il “vincere” in “costruire”, il “comandare” in “prendersi cura”, è l’unica via per una politica che sia davvero democratica.
Il rischio, altrimenti, è che la politica diventi un reality permanente: tutto in vetrina, ma niente cambia. I poteri antichi restano immutati, solo con un palco più grande. La sfida non è far apparire la politica, ma trasformarla. Perché il comando può essere visibile, ma la democrazia vera resta invisibile finché non diventa pratica quotidiana, fatta di ascolto, responsabilità e cura delle persone.