OTRANTO – Un Teatro perBene: la Memoria in Scena tra Arte, Mare e Visione
OTRANTO – Un Teatro perBene: la Memoria in Scena tra Arte, Mare e Visione
di Davide Tommasi
Nel cuore di settembre, mentre il vento salentino accarezza le pietre antiche di Otranto, la città si è trasformata in un crocevia di memoria, arte e identità. L’evento “A Sud del Sud dei Santi”, andato in scena questo pomeriggio, ha saputo trascendere i confini della semplice manifestazione culturale, assumendo i contorni di un rito civile, poetico e collettivo.
Organizzato dall’Archivio Carmelo Bene e dall’Accademia Mediterranea dell’Attore (AMA), con il sostegno del Comune di Otranto, l’evento rappresenta l’apertura del progetto speciale “Un teatro perBene #5”, iniziativa del Polo Biblio-museale di Lecce e dell’AMA, sostenuta dal Ministero della Cultura, in collaborazione con ACS Abruzzo Molise Circuito Spettacolo e Spazio Matta di Pescara.
Un linguaggio nuovo per raccontare l’identità
La direzione artistica, affidata a Brizia Minerva e Franco Ungaro, ha saputo tessere un’opera corale capace di parlare tanto al cuore quanto alla mente. Con eleganza e profondità, hanno orchestrato un intreccio di linguaggi – dal teatro alla performance urbana, dalla musica popolare alla riflessione filosofica – per generare un’esperienza immersiva che ha ridefinito il rapporto tra spettatore e città.
Otranto non è stata solo sfondo, ma protagonista: il Molo, con la sua prospettiva aperta sul Mediterraneo, è divenuto teatro naturale per l’intensa interpretazione dell’attore e intellettuale Pietrangelo Buttafuoco, che ha restituito voce e corpo a una drammaturgia dell’anima, densa di evocazioni.
La processione, la statua, il mare: il rito laico della memoria
L’inaugurazione dell’evento è stata scandita da una processione cittadina, accompagnata da una banda musicale, che ha condotto la cittadinanza fino al porto, accogliendo una statua in cartapesta, realizzata per l’occasione: un simbolo, quasi archetipico, che ha attraversato la città come un messaggero silenzioso.
Il momento più carico di emozione è stato la processione in barca verso il Monumento dei Migranti. Un gesto dal forte valore simbolico che ha unito spiritualità, arte e civismo, con un richiamo diretto all’opera “Nostra Signora dei Turchi” di Carmelo Bene, figura cardine della sperimentazione teatrale del Novecento.
Presenti all’evento le massime autorità civili e militari, tra cui il sindaco di Otranto Francesco Bruni, il Prefetto di Lecce Natalino Bono e la sindaca di Lecce Adriana Poli Bortone: una partecipazione che ha conferito ulteriore solennità a un’iniziativa che ha saputo coniugare istituzioni e comunità.
Carmelo Bene e Otranto: un legame vivo
Le parole del sindaco Bruni sono risuonate come una sintesi perfetta del senso profondo dell’evento:
“Quando mi è stata presentata l’idea, mi è venuto spontaneo rivedere i fotogrammi di quello che è stato il rapporto di Carmelo Bene negli ultimi 30-40 anni con Otranto. E sono tanti questi fotogrammi.”
Ed è proprio da questi fotogrammi – memoria viva, inquieta, necessaria – che nasce il progetto “Un teatro perBene”. Non come omaggio postumo, ma come rilettura critica, reinterpretazione contemporanea, slancio verso il futuro.
Cultura come forza generativa
Il successo dell’evento – testimoniato dalla grande partecipazione di pubblico, attento e partecipe – dimostra che esiste un desiderio profondo di cultura autentica, capace di interrogare il presente senza rifugiarsi nella nostalgia.
“A Sud del Sud dei Santi” non è solo un titolo evocativo, ma una dichiarazione di intenti: un invito a guardare oltre i confini geografici e mentali, a riscoprire il Sud non come margine, ma come centro pulsante di visione, creazione e umanità.
Una scintilla accesa sul Mediterraneo
In un tempo che corre veloce e dimentica in fretta, Otranto ha saputo fermarsi e ascoltare. Ha lasciato che l’arte parlasse, che la memoria si facesse carne, che il mare diventasse specchio di un’identità collettiva da ricostruire ogni giorno.
Questo evento non è stato solo una serata di spettacolo, ma un atto culturale pieno, un gesto che ci ricorda che la memoria non è un fardello del passato, ma una scintilla per il futuro.
“A Sud del Sud dei Santi” è il primo passo di un viaggio che continua, tra porti e parole, tra corpi e paesaggi, tra chi parte e chi resta. Un viaggio che – come ogni grande opera d’arte – non finisce mai davvero.