Maxi operazione antimafia, 14 arresti tra Brindisi e Lecce

Operazione antimafia dei Carabinieri contro le frange mesagnesi e torresi della Sacra Corona Unita.

Eseguiti 14 arresti e il sequestro di un immobile da 600mila euro tra Brindisi e Lecce. Le accuse per gli affiliati sono associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti

Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato inferto all’alba di oggi dai Carabinieri nelle province di Brindisi, Lecce e Chieti. I militari del Comando Provinciale di Brindisi, con il supporto dei reparti speciali dell’Arma, hanno eseguito un’imponente operazione antimafia che ha portato all’emissione di 14 misure cautelari e al sequestro preventivo di un immobile con annessa attività commerciale, per un valore complessivo stimato di circa 600mila euro.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, tredici in totale, sono state emesse dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I destinatari del provvedimento sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno, truffa ai danni dello Stato, usura, estorsione, lesioni personali, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, nonché associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sequestro ha riguardato un immobile che rappresentava la vera e propria base operativa e logistica dell’organizzazione. Un luogo utilizzato stabilmente per riunioni e incontri tra gli affiliati del clan, riconducibile alle frange mesagnesi e torresi della Sacra Corona Unita, in particolare al sodalizio “Pasimeni–Vitale–Vicientino”.

Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Brindisi e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, si sono sviluppate tra giugno 2020 e giugno 2022. L’attività investigativa è partita dopo il ritorno in libertà del promotore e organizzatore dell’associazione, figura apicale del clan, e ha permesso di dimostrare la persistente operatività della consorteria mafiosa.

Nel procedimento è emersa anche la figura di un soggetto attivo sul territorio brindisino, già coinvolto in una precedente inchiesta della Squadra Mobile della Questura di Brindisi, ora colpito da analogo provvedimento per associazione mafiosa.

Le direttive dal carcere

Fondamentale, per il successo dell’operazione, è stato il meticoloso lavoro di raccolta delle prove, supportato da avanzate tecniche investigative. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la catena di comando del clan. Documentando che il capo continuasse a impartire ordini anche dal carcere, avvalendosi del nipote come intermediario per trasmettere le direttive al luogotenente operativo sul territorio.


L’indagine ha fatto emergere un quadro di feroce egemonia criminale. Il controllo del territorio si esercitava attraverso un sistematico meccanismo estorsivo finalizzato al sostegno economico dei detenuti. Gli spacciatori attivi nell’area erano costretti a versare il cosiddetto “punto” o “pensiero”. Una sorta di tassa imposta dal clan, destinata al mantenimento in carcere del capo e degli affiliati, nonché al sostentamento delle loro famiglie.

Il promotore manteneva, inoltre, rapporti con i vertici di altri gruppi criminali operanti nella stessa area o in territori limitrofi, imponendo il rispetto delle sfere di competenza. Centrale, nel sistema di potere del clan, era anche la gestione del traffico di stupefacenti. Accanto agli affari, il controllo mafioso si manifestava con la violenza. Pestaggi, intimidazioni e aggressioni erano utilizzati sia per proteggere gli affiliati sia per recuperare crediti non saldati dai pusher.

Non mancavano estorsioni armate sistematiche ai danni di imprenditori e commercianti locali, costretti a sottostare alle richieste del gruppo. L’organizzazione era, inoltre, profondamente coinvolta in attività finanziarie illecite, come l’usura e il riciclaggio di denaro. Questo avveniva attraverso una rete illegale di giochi e scommesse online su piattaforme non autorizzate.

Nel corso delle indagini, l’azione costante dei Carabinieri ha portato anche all’arresto in flagranza di altre 13 persone e al sequestro di oltre due chilogrammi di sostanze stupefacenti, tra cocaina, marijuana e hashish, a testimonianza della pressione continua esercitata dall’Arma sul territorio.

Complessivamente, sono 34 i soggetti indagati nell’ambito del procedimento penale. Questa operazione segna un nuovo e significativo passo nella lotta alla criminalità organizzata nel Salento e nel Brindisino.

I ringraziamenti dell’onorevole Matarrelli

L’onorevole Toni Matarrelli ha voluto ringraziare le Forze dell’Ordine per l’operazione compiuta con queste parole: «L’operazione antimafia condotta dalla DDA di Lecce in provincia di Brindisi dimostra la costante attenzione da parte di inquirenti e investigatori a fronteggiare ogni tentativo della criminalità organizzata di insinuarsi nelle pieghe della nostra società. Un percorso che le istituzioni locali, a tutti i livelli, dovranno continuare ad affiancare e sostenere con vigore, sensibilizzando l’opinione pubblica sulla necessità di supportare chi, quotidianamente, rischia la propria vita per la tutela della legalità e della giustizia».

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