L’orto della conoscenza

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce

C’è un’Italia che non appare nei talk show, perché non urla, non si divide, non si insulta. È l’Italia che zappa, innesta, irriga. E mentre lo fa, cerca anche di capire come trasmettere ai giovani e ai meno giovani il senso di un mestiere che non è più quello delle zolle e basta, ma dei dati, dei droni, della sostenibilità.

In questo scenario, gli istituti agrari e professionali, raccolti nella rete Renisa, sono diventati una sorta di laboratorio di futuro. Non più cattedrali nel deserto, ma snodi di governance condivisa, capaci di intrecciare relazioni con ministeri, università, Its e imprese. È un piccolo miracolo italiano: un settore che, invece di lamentarsi del mondo che cambia, prova a cambiare insieme al mondo.

Il modello 4+2 — quattro anni di scuola superiore e due di specializzazione negli Its Academy — è la traduzione pedagogica del concetto di filiera agricola: seminare competenze, coltivare soft skill, raccogliere occupabilità. In mezzo, ci sono i laboratori territoriali, i campus formativi, le aziende didattiche. Una coprogettazione reale, dove i ragazzi imparano a coniugare il sapere dei libri con il saper fare dei campi.

Ma la vera sfida non riguarda soltanto gli studenti. Riguarda anche chi studente non lo è più da un pezzo. Perché un sistema formativo moderno non si ferma al diploma: deve continuare a irrigare la conoscenza per tutta la vita. Ecco allora che il disegno di Renisa e dei ministeri dovrebbe aprire una prospettiva nuova: una collaborazione permanente per la formazione continua di Agrotecnici, Periti Agrari, Laureati in Scienze Agrarie e Forestali. Una comunità di professionisti che invece di limitarsi a difendere il proprio passato, dovrebbe scegliere di aggiornarsi insieme, sperimentando nei campi del Crea, confrontandosi con le imprese, intercettando i finanziamenti del Pnrr, cavalcando l’onda dell’agricoltura 4.0 e della transizione ecologica.

Un contadino di una volta diceva che “la terra restituisce ciò che le dai”. La conoscenza funziona allo stesso modo. Più la si semina, più frutti porta. E se questo patto educativo riuscirebbe a coinvolgere non solo gli studenti, ma anche i professionisti già in attività, allora davvero l’Italia agricola potrà diventare un ecosistema orientato all’occupabilità e alla sostenibilità, capace di affrontare i cambiamenti climatici e demografici senza nostalgia e senza paura.

Ci sarà sempre chi vedrà nei campi soltanto fatica. Io, invece, ci vedo la metafora di un Paese che ha bisogno di dissodare le proprie abitudini, concimare le proprie competenze e coltivare la propria speranza. Perché, come l’agricoltura, anche l’istruzione è un atto d’amore verso il futuro.

 

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