Le radici della resistenza: il caso Leccino contro Xylella in Puglia

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

Nel cuore della Puglia, dove l’olivo è più di una coltura, la comparsa di Xylella fastidiosa sappiamo tutti ha generato una crisi profonda. Gli ulivi centenari, simbolo di tutta una civiltà agricola, sono stati minacciati e in molti casi uccisi dal batterio— una malattia devastante che trasforma paesaggi secolari in foreste di scheletri vegetali. La lotta contro il batterio ha visto la scienza protagonista, indagando le radici della resistenza biologica.

Un team di ricercatori ha esplorato nel dettaglio la cultivar Leccino, rinomata per una resilienza fuori dal comune. Sette cloni, selezionati per caratteristiche agronomiche e adattabilità, sono stati inoculati sperimentalmente con Xylella. L’obiettivo? Decifrare i meccanismi che permettono ad alcuni ulivi di sopravvivere dove altri soccombono.

I risultati raccontano una storia di biodiversità tenace. Alcuni cloni, pur gravemente infettati, resistono tenacemente. Altri invece sviluppano sintomi simili alle varietà più vulnerabili, come Cellina di Nardò. La resistenza, si scopre, è frutto di una complessa architettura: risposte fisiologiche efficienti, difese molecolari differenziate, capacità di rimodellare la struttura della parete cellulare, e una raffinata regolazione ormonale.

Analisi di espressione genica hanno mostrato come alcuni cloni attivino potentemente i geni legati all’immunità vegetale e alla biosintesi di metaboliti secondari — composti che fungono da scudi molecolari contro l’invasore. Altri mettono in atto strategie di “sigillatura” e rafforzamento della parete cellulare, variando nei dettagli molecolari con cui reagiscono allo stress e tentano di contenere il batterio.

Questa ricerca svela che anche all’interno della stessa cultivar, la resistenza non è un attributo monolitico ma risultato dell’evoluzione di molteplici piani molecolari e anatomici. Imparare a riconoscere i segni precoci, misurare parametri fisiologici fondamentali, e identificare validi marcatori genetici potrebbe rendere possibile una nuova generazione di ulivi, capaci di convivere con Xylella senza perdere vitalità.

Per la comunità agricola pugliese, e per chi in tutto il mondo guarda con preoccupazione al diffondersi di patogeni emergenti, questa storia è un monito e una speranza: la risposta, spesso, è nascosta negli angoli della biodiversità, pronta a riaffiorare quando la scienza sa dove cercare.

 

Bibliografia:

·         Raied Abou Kubaa, Annalisa Giampetruzzi, Carmine Del Grosso, Serafina Serena Amoia, Giovanni Caruso, Susanna Bartolini, Giuseppe Altamura, Antony Surano, Pasquale Saldarelli. “Phenotyping and expression profile of clones of the olive cultivar Leccino for the resistance to Xylella fastidiosa.” Plant Pathology & Molecular Plant Pathology (2025).

Altre fonti rilevanti:

·         Olive Quick Decline Syndrome in Apulia, Italy: Epidemiology and Control Strategies.

·         Studi sulla resistenza varietale dell’ulivo alla Xylella fastidiosa.

·         Analisi molecolare e genetica della cultivar Leccino in ambiente infetto da Xylella.

 

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