Le formule della parità

di Antonio Bruno

C’è un’equazione che l’umanità non ha ancora risolto: quella tra talento e opportunità. Non serve un dottorato in matematica per sapere che il genio non ha genere, eppure per secoli le donne sono state tenute lontane dai laboratori, dalle cattedre, dalle missioni spaziali.

Da Lecce, in questi giorni, arriva un piccolo segnale di speranza. L’Università del Salento e la Commissione Pari Opportunità provinciale hanno deciso di mettere insieme ciò che nella vita spesso si tiene separato: la matematica e l’uguaglianza. L’occasione è il workshop internazionale sui Sistemi Dinamici, in programma dall’8 al 10 settembre, ma l’ambizione è più grande: dimostrare che le STEM – quelle materie che spaventano persino nel nome – possono diventare terreno di libertà per tutti.

La professoressa Anna Maria Cherubini e la ricercatrice Irene De Blasi hanno chiamato a raccolta studiosi da mezzo mondo, ma il momento più emozionante sarà probabilmente quello di martedì sera, quando nella sala conferenze del Rettorato si spegneranno le luci e sullo schermo comparirà Katherine Johnson, la matematica afroamericana che aiutò l’uomo a mettere piede sulla Luna mentre lei stessa doveva lottare per entrare in bagno. Dopo la proiezione de Il diritto di contare, il dibattito si accenderà: perché è bello parlare di orbite e traiettorie, ma le orbite più difficili da cambiare restano quelle culturali.

Non è la prima volta che la Cpo di Lecce scende in campo: dalle scuole primarie ai concorsi di cortometraggi, lavora per smontare stereotipi e costruire un futuro in cui una bambina possa sognare di diventare scienziata senza sentirsi un’eccezione.

Forse la vera formula che si studierà a Lecce non sarà quella di Lorenz o di Poincaré, ma quella che trasforma un convegno di matematica in un laboratorio di civiltà: perché i sistemi dinamici più complessi sono quelli che regolano i rapporti tra noi esseri umani.

 

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