La lezione dei ragazzi invisibili

di Antonio Bruno

C’è una parola che negli ultimi anni ha perso smalto, consumata dall’abuso: “inclusione”. La si usa nei convegni, nei decreti, perfino nelle brochure pubblicitarie. Poi, però, arriva il lunedì mattina e l’inclusione diventa una porta che resta chiusa, un autobus che non passa, un’aula in cui mancano braccia e orecchie pronte ad affiancare chi da solo non ce la fa.

Per questo la notizia che da Lecce, terra di luminarie e ospitalità, arriva oggi non merita di passare inosservata. Dal 22 settembre la Provincia riattiverà i servizi di integrazione scolastica per oltre 400 studenti con disabilità. Non numeri: ragazzi. Ragazzi che in quelle ore di scuola non cercano privilegi, ma un diritto elementare: poter apprendere, ridere, sbagliare, come tutti gli altri.

Ci sono i 300 delle superiori, che avranno accanto operatori specializzati. E ci sono i 100 audiolesi e videolesi delle scuole di ogni ordine e grado, che avranno qualcuno pronto a tradurre un silenzio in parola, un’ombra in immagine. Dal 16 settembre è partito anche il trasporto assistito: 158 studenti portati da casa a scuola e viceversa. Una normalità che per loro è una conquista.

Non c’è retorica, ma organizzazione. Non c’è compassione, ma diritto. Ed è questo il vero passo avanti: che l’aiuto non arrivi a singhiozzo o a macchia di leopardo, ma contemporaneamente per tutti.

Il presidente della Provincia, Stefano Minerva, ha parlato di eliminare “ostacoli e disagi dall’esperienza quotidiana di questi studenti”. Belle parole, certo. Ma, almeno stavolta, sostenute dai fatti.

La scuola, diceva don Milani, serve a dare di più a chi ha di meno. A Lecce, per una volta, la lezione sembra cominciata in orario.

 

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