“Il gene dell’avventura”

di Antonio Bruno

Un amico mi ha chiesto: “Antonio, tu ti metti sempre in gioco, intraprendi strade nuove e per te inesplorate anche quando sei all’apice del successo!” In effetti sono così ed ho scoperto che è tutto merito di Drd4 e Drd4-7r: a sentirli così sembrano due droidi appena usciti da una galassia lontana lontana, e invece sono dentro di noi. Non combattono al fianco di Luke Skywalker, ma ci spingono – da milioni di anni – a lasciare il divano e a partire. È il gene dell’esplorazione, quello che, secondo gli scienziati, ha convinto i nostri antenati ad alzarsi un giorno dall’Africa e a non fermarsi più. È quello che ci ha portato a scalare montagne, attraversare oceani, atterrare sulla Luna.

Andrea Bariselli, psicologo e neuroscienziato, ci ricorda che “siamo animali”. Animali curiosi, però. Alcuni di noi più di altri. Il 20 per cento della popolazione porta questa variante genetica, Drd4-7r, e non riesce a stare fermo. Non è solo voglia di vacanza, è un fuoco dentro. Per qualcuno è un dono, per altri quasi una maledizione: la necessità di cercare stimoli, di provare cose nuove, di rischiare.

A pensarci bene, questo gene ci ha fatto diventare quello che siamo. Chi ha esplorato per primo ha cambiato non solo il mondo, ma anche se stesso. Ha trasmesso ai discendenti il coraggio di andare oltre, di non accontentarsi. Forse per questo, anche oggi, sentiamo il bisogno di fare fatica: correre, scalare, sfidarci nello sport. È un modo per sentirci vivi, per tornare a quella dimensione fisica che la vita davanti a un computer ci ha tolto.

E c’è un aspetto affascinante: nello sport siamo noi a scegliere quanta sofferenza sopportare. Decidiamo consapevolmente di misurarci con il dolore e la fatica. È un allenamento all’esistenza, un modo per imparare a gestire la pressione e lo stress. In fondo, è la nostra versione moderna della caccia nella savana.

Mi piace pensare che in ognuno di noi ci sia una piccola spinta a guardare cosa c’è “dall’altra parte della montagna”. È questo che ci rende umani, unici, capaci di sognare. Forse non tutti abbiamo Drd4-7r, ma tutti abbiamo il desiderio di muoverci, di scoprire, di cambiare. È una lezione che dovremmo ricordarci: la curiosità è il motore che ci porta avanti.

E allora, la prossima volta che sentiamo il bisogno di fare un passo oltre, di provare qualcosa di nuovo, non pensiamo di essere strani. Stiamo solo rispondendo a un richiamo antico quanto l’uomo.

 

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