"Il fascino del tempo al Castello di Cavallino"

In Italia ogni pietra racconta una storia. Ma alcune, più di altre, sussurrano con forza. È il caso del Castello Ducale Castromediano‑Limburg di Cavallino, nel cuore del Salento. Una dimora che, più che visitarla, va ascoltata. Perché è lì, in quel cortile silenzioso e tra le sue stanze barocche, che vive ancora un pezzo d’Italia antica, colta e nobile.

Mi ha sempre colpito come certi luoghi riescano a trattenere il tempo. Il castello dei Castromediano non è solo una struttura architettonica: è un teatro. Un teatro di memorie. Ogni colonna, ogni merlo, ogni affresco ci parla di una famiglia — i Limburg, poi Castromediano — che ha attraversato secoli tenendo viva la fiaccola della cultura e del potere, tra spade e penne.

C’è una statua lì dentro, imponente, che rappresenta Kiliano, il capostipite. Non è solo una scultura. È un simbolo. Una dichiarazione di identità, scolpita nella pietra. E poi la galleria astrologica, affrescata, magnifica: uno degli esempi più affascinanti del barocco meridionale. Qui il tempo non si misura in ore, ma in segni zodiacali, in simbologie, in antichi valori che univano cielo e terra.

Amo i posti così. Dove il bello non è da contemplare distrattamente, ma da comprendere. Dove si sente ancora l’eco di un salotto nobile, delle idee del patriota Sigismondo Castromediano — archeologo, mecenate, uomo del Risorgimento. Pensateci: tra queste mura è passata l’arte, la politica, la scienza. È passata l’Italia.

Ecco perché consiglio a chiunque ami il nostro Paese, quello vero, fatto di radici e visioni, di fare un salto a Cavallino. Non solo per vedere un castello, ma per toccare un racconto. Per sentire che il passato, quando è ben custodito, non è mai passato del tutto.

Antonio Bruno
Giornalista, autore, uomo curioso di storie e di bellezza

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