Caro Teo, attraversa l’abbandono
Di Antonio Bruno
Non leggevo un libro dai tempi dell’ultimo di Humberto Maturana, che avevo letteralmente divorato.
Ne compro tanti, li inizio, ma poi li lascio: perché mi sembra che quello che raccontano sia già stato detto, e meglio, nelle parole di Maturana. E così, dopo qualche pagina, li abbandono… per sempre.
Poi sei arrivato tu, con il tuo Dietro ogni profondo respiro: Ombre e luci della mia vita imperfetta.
Ti avevo visto da Mara Venier, e ricordavo bene i reel del tuo abbandono a Belve: poche domande, e te ne sei andato via lasciando Francesca Fagnani senza intervista.
Molti anni fa mi avevano divertito i tuoi scherzi in Libero, ma di te non sapevo molto altro: un conduttore come gli altri, né più bravo né meno bravo.
E invece, leggendo del tuo “abbandono”, la mia ferita ha ricominciato a sanguinare.
Perché, vedi, so cosa significa.
Per essere abbandonati non serve finire in collegio: basta esserlo in casa, quando l’assenza è così forte da rendere più fitte le visite dei genitori.
Poi, come te, anch’io ho conosciuto un altro abbandono, sempre da parte della stessa madre, a 18 anni. Tu con il tuo benservito, io con un altro.
Leggendo le tue pagine, ho trovato i sogni, le tue teorie, i ricordi. Parli bene di mamma e papà, e va bene così. Ma un dolore resta un dolore, e chi lo ha inflitto resta colui che ti ha fatto male.
Gli incontri che hai fatto ti hanno portato nella tua deriva, come gli incontri che ho fatto io hanno portato me nella mia. Sempre alla deriva.
La tua storia, la mia storia.
Ti trovo interessante, Teo. Però credo che tu debba ancora attraversare davvero l’abbandono: diventare tu stesso tua madre e tuo padre. Diventare tu, la tua famiglia.
Altro che dare del “tu” a tutti gli italiani e a tutte le italiane che chiami la tua grande famiglia: prima di tutto, sei chiamato a dare del “tu” a te stesso.
Perché così come ho fatto io al bambino che è in me, il Teo adulto deve finalmente abbracciare forte Teo bambino e dirgli:
“Io sono qui. Non ti abbandonerò mai. Ti amo. Con me sei al sicuro, e non sarai mai più solo.”
P.S. Tutto questo non è ricompreso nelle descrizioni che ho ascoltato (letto) da Humberto Maturana