Zollino, Piazza San Pietro – Sabato 6 settembre 2025
di Antonio Bruno
Zollino, cuore del Salento, sabato sera si è trasformata in un piccolo teatro a cielo aperto. Piazza San Pietro, con le sue pietre antiche, si è riempita di luci, di suoni e di colori. C’era aria di festa, di quelle che raccontano storie, con la musica di Mino De Santis e la fisarmonica di Pantaleo Colazzo a dare il tempo ai ricordi e alle emozioni.
Ma cominciamo dall’inizio. Arrivo a Zollino nel tardo pomeriggio e, mentre imbocco la strada che porta alla piazza, incontro un vecchio amico dei tempi del Forum della Pace nel Mediterraneo: Daniele Corricciati, artista, fotografo, instancabile cercatore di volti e storie. Lo abbraccio, ci conosciamo da vent’anni, e scopro che oggi Daniele è amministratore del Comune. “Giuro! Non me l’aspettavo!” gli dico. Lui ride e mi confessa che non se l’aspettava nemmeno lui, ma che alla fine ha accettato: “Potevo dare un contributo alla mia comunità”, dice con quell’aria un po’ scanzonata e un po’ seria che hanno solo quelli che fanno le cose per davvero.
Con lui Mino De Santis, anima inquieta e narratore del Salento, che mi presenta Pantaleo Colazzo, il poeta con la fisarmonica. “Vedrai,” mi dice Mino con un sorriso, è un poeta, come me!
Alle 20.30 in punto il concerto comincia. La piazza è gremita. Mino dice lo spettacolo lo hanno titolato “Una storia da raccontare” e lui non canta mai le stesse canzoni allo stesso modo, non racconta mai la stessa storia. Questa sera è un viaggio tra ritorni, case antiche, memorie di feste di paese, funerali, matrimoni, vita che scorre lenta ma tenace. Ogni canzone è una tessera di un mosaico che profuma di vino e di terra rossa.
La serata scorre veloce, e alle 23.30, quando pensi che sia finita, arriva l’incursione di Anna Cinzia Villani e Anna Sabato che ti lascia senza fiato: Fiju de l’Amore. È la storia struggente di una donna di Vignacastrisi che si innamora di un feudatario di Ginosa. Lascia tutto – famiglia, otto figli – per seguirlo. Rimane incinta e, alla morte dell’uomo, torna a casa con il bambino. Ma la gente mormora. A scuola lo chiamano “figlio del diavolo”. La madre allora va dalla direttrice, affronta insegnanti e benpensanti, e grida la verità: “Mio figlio è figlio dell’amore, non del diavolo!”
E mentre Anna Cinzia ed Anna cantano, Mino e Pantaleo suonano con un’intensità che tocca le corde più profonde. Chi tra il pubblico ha vissuto un amore impossibile, chi ha amato donne e uomini “con famiglia e figli”, non riesce a trattenere le lacrime.
Zollino questa sera non ha solo ascoltato un concerto: ha condiviso una memoria collettiva, un rito di comunità. E nel silenzio che segue l’ultima nota, prima che parta l’applauso, sembra quasi di sentire il respiro antico di questa terra. Io sono andato a salutare Mino e gli ho detto “Pantaleo è un poeta!” e lui “Hai visto che avevo ragione”.