Tarantismo e Medicina a Galatina: dove la scienza incontra il mito
Di Davide Tommasi
Un convegno internazionale tra antichi saperi, neuroscienze e cultura del Salento
Tarantismo e Medicina a Galatina: un ponte tra mito, scienza e cura
GALATINA – Il 28 giugno 2025, nella suggestiva cornice dell’Ex Convento delle Clarisse, affacciato su Porta Galluccio, Galatina ha ospitato un evento culturale e scientifico di respiro internazionale: il convegno “Tarantismo e Medicina: dalla Grecia antica al Salento”, organizzato dal Club per l’UNESCO di Galatina e dal Club per l’UNESCO della Grecìa Salentina.
La manifestazione ha attirato un pubblico numeroso e partecipe, composto da studiosi, appassionati, medici, psicologi, studenti e cittadini, accomunati dal desiderio di riscoprire – attraverso approcci interdisciplinari – un fenomeno ancora oggi carico di significati: il tarantismo. Una tradizione radicata nel territorio, capace di rivelare nuove chiavi di lettura tra antropologia, medicina, psicologia e musica.
Il tarantismo: tra sofferenza e guarigione collettiva
Al centro del convegno, il tarantismo è stato analizzato come fenomeno liminale, sospeso tra corpo e spirito, rito e medicina, mito e scienza. La figura della tarantata, tradizionalmente vista come vittima del morso simbolico della tarantola, attivava un complesso rituale coreutico-musicale – al tempo stesso individuale e collettivo – mirato alla guarigione fisica ed emotiva.
Non una semplice manifestazione folklorica, ma una narrazione incarnata del disagio, un linguaggio alternativo per esprimere traumi, dolori repressi, tensioni familiari e sociali. Un rito terapeutico in cui la danza, la musica e la comunità diventano strumenti di cura e reintegrazione.
Relatori di prestigio: quattro sguardi, una visione condivisa
Prof. Romualdo Rossetti – Filosofo e storico della medicina
Esperto di pensiero antico e delle origini della medicina occidentale, il prof. Rossetti ha offerto una lettura affascinante del tarantismo alla luce delle teorie ippocratiche e galeniche. Secondo la tradizione medica greca, danza e musica erano parte integrante della terapia: mezzi per riequilibrare gli umori del corpo e restituire armonia all’anima.
Rossetti ha inoltre sottolineato l’attualità del tarantismo come patrimonio culturale immateriale, perfettamente in linea con la missione dell’UNESCO: proteggere le tradizioni orali e rituali come strumenti vivi di identità e coesione sociale.
Dott. Ioannis Koutsandreas – Neuropsichiatra (Grecia)
Con un approccio scientifico e contemporaneo, il dott. Koutsandreas ha esplorato le connessioni tra ritualità e neuroscienze. Basandosi su ricerche nel campo della neurobiologia e della musicoterapia, ha evidenziato come il tarantismo anticipasse meccanismi oggi riconosciuti: il ritmo ripetitivo e la danza provocano stimolazioni limbiche, rilascio di endorfine e una temporanea disconnessione dalle fonti del trauma.
Il rito, così strutturato, creava uno spazio sicuro di espressione e guarigione, molto simile alle più moderne terapie somatiche.
🧘 Dott. Luca Xodo – Psicologo clinico e formatore
Il dott. Xodo ha fornito una visione psicologica del tarantismo come forma di resilienza collettiva. Lontano dal modello medico-patologico classico, ha reinterpretato la tarantata come narratrice di sé, capace di dare corpo al dolore in una società che spesso negava alle donne la possibilità di parola e agency.
Attraverso la lente della neuroplasticità e dell’embodiment, Xodo ha mostrato come il tarantismo potesse rappresentare un modello precursore di cura integrata, in cui la comunità aveva un ruolo attivo nel contenere, riconoscere e trasformare la sofferenza.
Prof. Pierpaolo De Giorgi – Filosofo ed etnomusicologo
Figura di riferimento negli studi sul tarantismo, il prof. De Giorgi ha proposto una lettura simbolica e antropologica del fenomeno, evocando l’archetipo dionisiaco: caos, creatività e rinascita. La sua lectio magistralis ha presentato il tarantismo come rito di passaggio collettivo, in cui il disordine interiore veniva ritualizzato e trasformato in bellezza, arte e senso.
La musica – non semplice accompagnamento, ma codice sonoro ancestrale – agiva come dispositivo simbolico per ricostruire l’equilibrio psichico. Un “teatro della crisi” in cui l’estetica e la cura si fondevano in un’unica esperienza comunitaria.
Un saluto alle radici: memoria e impegno per il futuro
A rendere ancora più significativo l’incontro è stato il contributo del dott. Salvatore Coluccia, Past President del Club per l’UNESCO della Grecìa Salentina. Le sue parole hanno sottolineato l’importanza di continuare a valorizzare il tarantismo non come folklore, ma come strumento di comprensione del presente, memoria attiva di un’identità in movimento.
“Questo convegno ha dimostrato che il tarantismo non è un’eredità da musealizzare, ma una chiave viva per affrontare i bisogni spirituali e culturali del nostro tempo.”
Un’eredità che cura e interroga
Il convegno si è concluso con un vivace dibattito tra i relatori e il pubblico, da cui sono emerse proposte concrete per future ricerche, pubblicazioni, laboratori formativi e progetti territoriali.
Il tarantismo, in questa visione, non è un frammento di passato da contemplare, ma un’eredità dinamica: un ponte tra cura e cultura, tra mito e scienza, tra corpo e collettività. Una tradizione capace ancora oggi di interrogare il nostro modo di ascoltare il disagio e di curarlo, con mente aperta e cuore consapevole.