Tar Lecce: Stato e Regione, nessun ritardo su Xylella
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce
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Nessun ritardo, nessuna illegittimità. Questo è il verdetto del Tar di Lecce che respinge le accuse di un imprenditore olivicolo salentino contro Stato e Regione Puglia, rei di non aver fatto abbastanza per fermare la diffusione della Xylella. Un batterio che ha falcidiato 81 ettari di uliveti e messo in ginocchio un’intera azienda, con danni milionari e la chiusura del frantoio.
L’imprenditore chiedeva due milioni e settecentomila euro di risarcimento per le perdite subite e denunciava ritardi nell’avvio delle misure di contenimento. Ma i giudici sono chiari: sin dal primo allarme di ottobre 2013, quando il Cnr di Bari segnalò l’infezione, le istituzioni hanno messo in moto una macchina precisa e puntuale di prevenzione, monitoraggio e interventi su più fronti, non esistendo alcuna inerzia né colpa da parte pubblica.
La Regione fu tra le prime a dichiarare lo stato di emergenza, a delimitare le zone infette, a imporre agli agricoltori di intervenire e a promuovere studi e controlli. Tutto ciò ha richiesto sforzi enormi, spesso ostacolati proprio dagli stessi proprietari degli uliveti. Nonostante questo impegno, la Xylella si è rivelata più forte di tutte le strategie messe in campo.
Il Tar ricorda inoltre che per ottenere un risarcimento bisogna dimostrare inequivocabilmente colpa o mala fede, cosa qui del tutto assente. La realtà, spiegano i giudici, è che questa emergenza esplose nella sua drammaticità in pochi mesi e ha trovato ostacoli legali e pratici che hanno rallentato il lavoro di studio, identificazione e abbattimento degli alberi infetti.
La sentenza pone così fine a una controversia che, più che giudiziaria, è soprattutto una fotografia lucida di un disastro fitosanitario e delle difficoltà immense che implica combatterlo. Stato e Regione hanno fatto la loro parte, ma la battaglia contro la Xylella è tutt’altro che vinta.
Ecco la cronologia dei fatti descritti, sintetizzata in ordine temporale:
Ottobre 2013: Il batterio Xylella fastidiosa viene ufficialmente rinvenuto nella zona a sud di Gallipoli, in provincia di Lecce. Il Ministero dell’Agricoltura riceve la prima segnalazione dal Cnr di Bari: si attivano immediatamente le procedure di allerta e monitoraggio.
• Fine ottobre 2013: La Regione Puglia adotta le prime misure di emergenza, promuove programmi di ricerca e indagine, regolamenta le azioni di monitoraggio e stabilisce l’obbligatorietà degli interventi per i proprietari di uliveti.
• Aprile 2014: Il Servizio fitosanitario regionale delimita le aree infette e ne comunica i confini sia al Ministero che alla Commissione europea. Parallelamente, si organizzano campagne di informazione in tutta la provincia di Lecce per sensibilizzare e coinvolgere la popolazione.
• Anni successivi: Vengono istituiti la “zona cuscinetto”, il “cordone fitosanitario” e le “fasce di eradicazione”. Si chiede formalmente il riconoscimento dello stato di emergenza e si avviano gli interventi di estirpazione degli alberi infetti.
• Dal 2014 in poi: L’azienda olivicola del ricorrente subisce perdite crescenti fino ad arrivare, nel 2018, alla totale assenza di produzione e alla chiusura del frantoio aziendale.
• Ricorso giudiziario: L’imprenditore olivicolo cita in giudizio Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Agricoltura e Regione Puglia, chiedendo un risarcimento danni di 2,7 milioni di euro, accusando ritardi e responsabilità nell’espansione dell’epidemia.
• Sentenza del Tar di Lecce: I giudici della terza sezione ripercorrono tutte le azioni delle istituzioni, rilevano che non ci sono stati ritardi, inerzia né illegittimità nella gestione della crisi, e rigettano il ricorso. Sottolineano inoltre le difficoltà operative incontrate, in molti casi causate dagli stessi proprietari che ostacolavano gli abbattimenti richiesti.
• Esito: Stato e Regione hanno agito con tempestività e nel rispetto delle procedure, ma la Xylella ha comunque superato ogni barriera, dimostrandosi più forte di qualsiasi intervento istituzionale.