"Siccità in Puglia: Coldiretti chiede a se stessa ciò che non fa"

di Antonio Bruno

ROMA – È un paradosso tutto italiano, un gioco di specchi in cui chi dovrebbe agire chiede a se stesso di agire. In Puglia, dove l’agricoltura soffoca sotto un sole implacabile e i campi si trasformano in distese di polvere, Coldiretti lancia l’allarme: servono interventi urgenti per modernizzare le infrastrutture idriche, ripristinare pozzi e invasi, garantire l’acqua alle coltivazioni. Giusto. Sacrosanto. Peccato, però, che gli stessi agricoltori rappresentati da Coldiretti gestiscano i Consorzi di Bonifica, gli enti che dovrebbero proprio occuparsi di irrigazione e manutenzione della rete idrica agricola.

La beffa della burocrazia contadina

La domanda sorge spontanea: perché Coldiretti chiede allo Stato ciò che potrebbe (e dovrebbe) fare da sé? I Consorzi di Bonifica, infatti, sono organismi pubblici controllati dagli stessi agricoltori attraverso le loro organizzazioni professionali. Se i pozzi si prosciugano, se i canali sono inefficienti, se gli invasi sono mal gestiti, la responsabilità è anche loro. Eppure, invece di ammettere le mancanze, si scarica tutto sul governo, chiedendo fondi straordinari.

Il caso pugliese è emblematico:

  • Foggia, dove i pomodori muoiono assetati, è da anni territorio di emergenze idriche ricorrenti.

  • Brindisi, con i meloni svenduti a 30 centesimi al chilo, soffre per la mancanza di un piano irriguo strutturale.

  • Il Gargano, dove gli allevatori lanciano SOS, ha visto progetti di invasi mai completati.

Eppure, i Consorzi – guidati da rappresentanti degli agricoltori – non sembrano aver messo in campo soluzioni efficaci. Anzi, l’irrigazione "di soccorso", con autobotti e gasolio a prezzi stratosferici, diventa l’unica risposta, mentre le infrastrutture collettive languono.

Il circolo vizioso: meno acqua, più costi, più debiti

Il risultato? Una crisi a catena:

  1. I campi si seccano → produzione giù del 30%.

  2. Gli allevamenti collassano → il latte cala del 30%, il foraggio scarseggia.

  3. I prezzi crollano → gli agricoltori distruggono i raccolti (vedi meloni e angurie).

  4. I consumatori pagano → inflazione alimentare al +3,2%, con ortaggi autunnali in arrivo a prezzi maggiorati.

E mentre Coldiretti chiede "interventi immediati", non spiega perché i Consorzi di Bonifica – che pure gestisce – non abbiano prevenuto il disastro con piani pluriennali di efficientamento.

La soluzione? Meno lamentele, più progettualità

La verità è che servono due cambiamenti:

  1. Responsabilità diretta: Se gli agricoltori controllano i Consorzi, devono rendere conto dei fallimenti, non solo chiedere soldi pubblici.

  2. Piani climatici: La siccità non è un’emergenza nuova. Serve un’irrigazione 4.0, con invasi moderni, reti antispreco e riuso delle acque reflue.

Invece di scrivere lettere al Ministero, forse Coldiretti dovrebbe convocare i suoi stessi rappresentanti nei Consorzi e chiedere: "Dove sono gli interventi che avremmo dovuto fare?".

Perché, come dice un vecchio adagio contadino: "Chi ha l’acqua in mano non può piangere se il campo muore di sete".


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