Splende di nuovo Santa Domenica: Scorrano si riconosce nella sua Protettrice
di Davide Tommasi
Santa Domenica torna a splendere: due giorni che entrano nella storia della comunità
Un restauro atteso, un popolo unito, una fede che diventa cultura
Il ritorno della Santa: un abbraccio che unisce generazioni
Il 29 novembre 2025 rimarrà impresso come una delle date più significative della storia religiosa e civile di Scorrano.
Non si è trattato della semplice presentazione di una statua restaurata, ma del ritorno vivo di un’eredità collettiva, della riaccensione di quel legame intimo e profondo che unisce da secoli la comunità alla propria Protettrice, Santa Domenica.
La Parrocchia della Trasfigurazione del Signore è diventata per un giorno il cuore pulsante di un’intera comunità: una chiesa gremita di cittadini, famiglie, giovani, anziani, associazioni, istituzioni.
Ciò che si è respirato non era solo devozione, ma identità condivisa, appartenenza, memoria che torna a prendere forma.
Santa Domenica, infatti, non è soltanto una figura sacra: è una colonna culturale, una forza aggregante che ha plasmato il carattere degli scorranesi, ha ispirato riti, tradizioni, proverbi, arte e perfino scelte di vita.
Vederla tornare al suo splendore significa, per molti, ritrovare una parte di sé.
La presenza dell’amministrazione comunale, del Comitato Santa Domenica, delle associazioni e di una folla compatta e partecipe è stata l’immagine chiara di un popolo non spettatore, ma protagonista.
Ad aprire la serata è stato il parroco, don Massimo De Donno, che ha ricordato con emozione i mesi di lavoro:
«Non sono stati tempi lunghi – ha detto – ma intensi, segnati da un impegno collettivo che mi ha commosso».
Dalle sue parole è emersa la verità più profonda del restauro: non solo un intervento tecnico, ma un cammino condiviso, in cui ciascuno ha messo qualcosa di sé.
Il restauro: quando la cura dell’arte diventa cura della memoria
Il professor Giovanni Giangreco ha illustrato in modo accurato le fasi del restauro, accompagnando il pubblico in un viaggio affascinante tra tecnica, storia e devozione.
L’intervento è stato condotto con metodi moderni ma con un rispetto assoluto per gli elementi originari della statua, in un delicato equilibrio tra conservazione, protezione e valorizzazione.
Le principali operazioni eseguite:
consolidamento della struttura lignea, indispensabile per garantire stabilità e durabilità;
recupero delle dorature tramite tecniche antiche, capaci di rispettare la brillantezza originaria dell’oro;
indagini stratigrafiche, utili a comprendere la storia materica dell’opera;
reintegrazioni pittoriche calibrate, per ridare continuità visiva senza sovrapporre elementi estranei;
trattamenti preventivi di preservazione, per proteggere la statua dall’usura e dagli agenti esterni.
È stato un restauro che ha scelto di accogliere il tempo, non di cancellarlo: segno di un approccio maturo e consapevole, che restituisce bellezza senza sacrificare autenticità.
Un restauro sostenuto dal popolo
A rendere ancora più significativo l’intervento è stato il sostegno concreto della comunità.
Non grandi fondi esterni, ma offerte, contributi spontanei, gesti piccoli e grandi che raccontano l’amore degli scorranesi per la loro Santa.
Raccolta fondi
Donazioni volontarie: 7.500 €
Bonifici da fedeli lontani: 1.332 €
Associazione Promuovi Scorrano: 3.500 €
Totale raccolto: 16.432 €
Spese sostenute
Allestimento cantiere: 200 €
Manutenzione corona + gru: 2.200 €
Manutenzione stipo: 1.280 €
Restauro nicchia: 3.500 €
Interventi principali: 9.760 €
Totale spese: 16.840 €
Differenza finale: –408 €, coperti dalla parrocchia.
Don Massimo ha sottolineato:
«È entrato ciò che serviva, niente di più e niente di meno. La comunità ha risposto con sincerità e verità».
Una frase che riassume lo spirito di Scorrano: sobrio, concreto, generoso.
La storia della statua: un intreccio di arte, fede e identità
La statua di Santa Domenica non è solo un’opera sacra, ma un frammento prezioso di storia dell’arte.
Risalente al XVII secolo, è attribuibile alla scuola napoletana, arricchita da influssi iberici ben riconoscibili nella tecnica dell’estofado de oro.
Una tecnica raffinata, diffusa nelle botteghe di area mediterranea, che unisce legno, gesso, colla e oro zecchino per ottenere giochi di luce e superfici preziose.
Il suo arrivo a Scorrano è collegato ai drammatici anni della peste. I frati cappuccini, impegnati nell’assistenza ai malati, furono tra i principali promotori del culto della Santa, la cui figura divenne un faro nei momenti più bui.
Collocata inizialmente nell’attuale battistero, la statua fu poi trasferita nella nuova chiesa ampliata, probabilmente grazie al contributo del benefattore Bartolomeo Bozzetti.
Il quadro storico tracciato da Giangreco ha toccato passaggi fondamentali:
il passaggio dal rito greco al rito latino, intorno al 1600;
il patronato di San Nicola di Mira e di Santa Ciriaca;
la definitiva identificazione della comunità in Santa Domenica.
Emblematica la guglia del 1735, costruita con il volto rivolto verso il paese a segnare il proverbio:
“Nessuno dietro Santa Domenica”.
Una frase che per gli scorranesi non è un semplice detto, ma un’eredità culturale.
Iconografia e simboli: un linguaggio senza tempo
La statua racconta la vita e il martirio di Santa Domenica attraverso simboli eloquenti:
due leoni, che rimandano alla forza della fede;
una spada, simbolo del martirio subito;
un ramo d’ulivo, segno di pace e di sapienza;
un giglio, emblema di purezza e coerenza.
Il ramo fiorito è forse il simbolo più identitario per Scorrano: un emblema che unisce bellezza e messaggio spirituale, continuità e rinnovamento.
La processione del 6 luglio, con il baldacchino neogotico creato da Emilio Tamagni nel 1890 e arricchito dalle lunette argentate degli episodi del martirio, resta il vertice dell’anno liturgico e civile del paese.
Il nuovo carrello processionale, realizzato grazie all’impegno dell’Associazione Promuovi Scorrano, è un segno della tradizione che evolve senza spezzarsi.
La voce dei restauratori: mani che ridanno voce alla storia
Tra i momenti più intensi dell’incontro, la testimonianza dei restauratori Ianuria Guarini e Gaetano Martignano, che hanno raccontato il loro lavoro con un equilibrio perfetto tra competenza tecnica e delicatezza spirituale.
Hanno descritto le condizioni iniziali della statua, segnate da:
distacchi nelle dorature,
fratture e microfessurazioni,
indebolimenti del legno,
segni degli spostamenti frequenti,
interventi antichi non più stabili.
Guarini ha spiegato:
«Il nostro primo obiettivo era stabilizzare ciò che rischiava di andare perduto. Prima della bellezza, occorreva salvaguardare la struttura».
Martignano ha aggiunto:
«Ogni reintegrazione doveva essere leggibile, rispettosa, mai invasiva. Non si tratta di rifare il passato, ma di permettere al passato di continuare a parlare».
Gli interventi sono stati numerosi e accurati:
consolidamenti tramite microiniezioni,
disinfestazione preventiva,
ricostruzione delle parti mancanti,
reintegrazione pittorica a tempera (con particolare attenzione alle mani),
ripresa controllata delle dorature.
Il risultato è una statua nuovamente viva, luminosa, ma mai artificiosa.
Un’opera che splende senza perdere il soffio del tempo.
«È stato un privilegio lavorare su un’opera così amata – hanno concluso –. Ogni gesto è stato un dialogo con la fede e la memoria del popolo di Scorrano».
Verso il futuro: un patrimonio da ricomporre
Tra gli obiettivi futuri emerge il desiderio forte di riportare a Scorrano il quadro di Antonio Zimbalo, un tempo collocato sull’altare della Santa e oggi custodito a Bari.
Un possibile ritorno che non avrebbe solo valore artistico, ma culturale, identitario e affettivo.
L’incontro del 29 novembre si è chiuso con un lungo applauso che ha attraversato la chiesa come un abbraccio collettivo.
Un applauso che non celebrava solo un restauro, ma una pagina di storia condivisa.
30 novembre 2025 – La messa solenne: fede, coralità e gratitudine
Il giorno successivo alla presentazione ufficiale, la Chiesa Madre di Scorrano si è risvegliata nella luce del mattino come un tempio preparato da secoli a questo momento. Sin dalle prime ore, un flusso continuo di fedeli ha cominciato a varcare il portone principale: famiglie con bambini, anziani sostenuti dai loro cari, giovani, confratelli, devoti giunti dai paesi vicini.
Ognuno portava con sé un’emozione, un ricordo, un’intenzione personale da consegnare alla Santa finalmente ritornata allo splendore originario.
All’interno, la chiesa brillava: le candele accese disegnavano riflessi caldi sulle navate, il profumo dell’incenso saliva lento verso la cupola, l’altare era stato ornato con ulteriori fiori bianchi e rami d’ulivo, simboli che evocavano la purezza e la pace legate alla figura della Protettrice.
L’atmosfera era quella dei grandi giorni, in cui sacro e umano si intrecciano fino a diventare un’unica cosa.
Tra i momenti più toccanti, l’ingresso processionale della concelebrazione accompagnato dall’unione dei due cori parrocchiali: un’unica grande voce armonica, forte, piena, che risuonava come il simbolo perfetto dell’unità raggiunta.
Le note solenni, eseguite con cura e partecipazione, sembravano quasi anticipare l’emozione che avrebbe attraversato tutta la celebrazione. Era come se la musica stessa raccontasse la storia della comunità, le sue fatiche, la sua fede, la sua gioia condivisa.
Tra i presenti, oltre ai numerosi fedeli, anche le istituzioni civili e le realtà associative del territorio:
il sindaco Mario Pendinelli, in rappresentanza dell’intera cittadinanza;
il Comitato Festa Santa Domenica, guidato da Manuela Cotardo una guida leader ma decisiva
La figura di Manuela Cotardo emerge non per protagonismo, ma per la capacità di generare coesione e tradizione intorno alla festa della Protettrice.
La sua guida è riconosciuta per:lo stile sobrio e concreto,
la disponibilità continua,
la capacità di ascoltare le esigenze del paese,
l’abilità nel coinvolgere nuove energie,
il legame profondo con la devozione a Santa Domenica.
Sotto la sua direzione, il Comitato continua a essere non solo un gruppo operativo, ma una vera istituzione comunitaria, capace di tenere insieme memoria, identità e partecipazione.
Durante la cerimonia del 30 novembre, la sua presenza in prima fila non era solo un riconoscimento formale, ma il segno tangibile della gratitudine di un paese che conosce bene il peso di quel ruolo.Un lavoro che parla al futuro
Il Comitato, insieme alla parrocchia, ha già tracciato le linee dei prossimi obiettivi:
migliorare ulteriormente gli aspetti organizzativi della festa patronale,
ampliare la collaborazione con i giovani e le associazioni culturali,
sostenere nuovi progetti di recupero del patrimonio artistico legato alla Santa,
continuare a trasmettere alle nuove generazioni il senso autentico della devozione.
Nel clima carico di emozione della messa solenne, la comunità ha riconosciuto apertamente questo impegno, trasformando il momento celebrativo anche in un atto di riconoscenza civica.
E proprio questo aspetto – un popolo che ringrazia le sue energie vive – rende ancora più evidente quanto il legame con la Protettrice sia qualcosa che supera la religione, per diventare cultura condivisa.
rappresentanze delle associazioni culturali, sociali e caritative del paese;
gruppi di volontari che nei mesi precedenti avevano collaborato silenziosamente alle attività logistiche.
Ogni presenza, ogni volto, era una tessera di quel mosaico comunitario che rende unica la spiritualità scorranese.
Durante l’omelia, don Massimo ha preso la parola con un tono che univa fermezza e commozione. Ha tracciato un ritratto spirituale intenso della Protettrice:
«Santa Domenica ci precede nel cammino della fede e ci illumina. La sua vita ci invita alla coerenza, al coraggio, all’amore che non teme sacrifici.»
Le sue parole hanno risuonato nella chiesa come un invito alla responsabilità personale e alla continuità della tradizione, soprattutto in un tempo in cui tutto sembra scorrere troppo velocemente.
Poi, lo sguardo del parroco si è posato sulla comunità, mentre il suo ringraziamento si faceva riconoscente e corale:
«È grazie al Comitato Feste, ai volontari, alle associazioni e a tutte le realtà del paese se oggi viviamo questo momento. Quando Scorrano cammina unita, nulla è irraggiungibile.»
In quelle parole c’era l’essenza del percorso compiuto: un restauro sostenuto dalla fede, ma reso possibile dalla generosità di tanti.
La celebrazione ha raggiunto il momento più intenso quando la statua – splendente, ma fedele alla sua storia – è stata solennemente benedetta davanti a un’assemblea raccolta e silenziosa.
Il gesto, semplice e antico, ha toccato il cuore dei presenti: molti avevano gli occhi lucidi, altri pregavano sottovoce, altri ancora fissavano la Santa con un sentimento difficile da tradurre in parole.
Al termine, l’intera comunità ha recitato la preghiera a Santa Domenica, pronunciandola come una dichiarazione di fede condivisa, un affidamento collettivo.
Poi, spontaneo come un’onda, è nato un applauso lungo, caloroso, quasi liberatorio.
Un applauso che non era solo gratitudine, ma riconoscimento dell’identità ritrovata.
Un’applauso che sembrava provenire non solo dai presenti, ma dalle generazioni che li avevano preceduti e da quelle che verranno.
Un applauso che ha trasformato, per alcuni istanti, la chiesa in un cuore vivo che batteva all’unisono.
E mentre l’eco delle mani che battevano si perdeva tra le arcate della navata, si avvertiva chiaramente che questi due giorni non appartenevano soltanto al calendario: erano entrati nella storia della comunità.
«Chi vive la fede con coraggio non cammina mai da solo.» — Santa Domenica
Una frase breve, ma capace di riassumere tutto ciò che Scorrano ha vissuto e celebrato in quelle ore: la forza della fede, il valore dell’unione, la bellezza della memoria che si rinnova, il cammino che continua.