“Quando l’anima improvvisa”

di Antonio Bruno

Ci sono sere in cui la musica non si limita a farsi ascoltare: ti prende per mano e ti porta altrove, in un luogo dove non esistono spartiti, ma solo battiti. È quello che è accaduto alla Prima Jam Session dell’Accademia Art of Singing, guidata dalla voce e dall’anima jazz di Elisabetta Guido, vocologa e cantante che conosce i segreti del suono come un giardiniere conosce le stagioni.

Una jam session è un piccolo miracolo dell’imprevisto. Musicisti che non si sono messi d’accordo su nulla, ma finiscono per intendersi su tutto. Non c’è copione, non c’è prova generale: solo la fiducia che le note, come le persone, possano incontrarsi e riconoscersi.

Sul palco, Luigi Botrugno al piano, Stefano Rielli al basso e Antonio De Donno alla batteria hanno dialogato come vecchi amici che si raccontano storie senza parole. E nel mezzo, Elisabetta Guido ha trasformato la voce in un filo invisibile che cuciva insieme le emozioni del pubblico.

Poi, uno dopo l’altro, sono saliti sul palco i talenti dell’Accademia, ciascuno con il proprio modo di “dire” la musica:

🎶 Cristina Mancarella con “Galleggiare” di Brancale, delicata come una promessa.
🎶 Jacqueline Centonze, magnetica, con “Wicked Game”.
🎶 Fiamma Alighieri, intensa e luminosa in “Million Reasons” di Lady Gaga.
🎶 Alessia Kast, travolgente in “Popular” dal musical Wicked.
🎶 Ester Fanciullo, swingante e grintosa in “Valerie” di Amy Winehouse.
🎶 Eugenia Marzano, voce di velluto in “Bad Woman Blues”.
🎶 Antonio Bruno, elegante e classico con “My Way” e “Fly Me To The Moon”.
🎶 Carlotta Lifonso, misteriosa e intensa in “Haunted Heart” di Christina Aguilera.
🎶 Alessia Agosto, raffinata in “Angel Eyes” (in Do minore) e audace in “A Night in Tunisia” .
🎶 Giulia Bruno, raffinata interprete di “Body and Soul” (Fa maggiore) e “Song for My Father” .
🎶 Francesca Montagna, autentica e sincera in “Sola” di Nina Zilli.
🎶 Maurizio D’Anna, narratore elegante in “Nature Boy” (Re minore, ballad e poi bossa) e “Bewitched” .

Una costellazione di voci, ognuna con la propria luce, unite dallo stesso cielo musicale.

A fare da cornice, lo spazio elegante e accogliente di #steriacontemporanea di Andrea “Chef” Coletta, in via Libertini 64 a Lecce — un luogo che sembra nato per custodire la bellezza e restituirla in forma di musica.

Non era solo un concerto, ma un piccolo atto di fede nella libertà: quella di sbagliare, di rischiare, di lasciarsi sorprendere. Perché improvvisare — nella musica come nella vita — è l’arte più difficile e più vera.

Alla fine, nessuno voleva andare via. Forse perché, per una volta, ci siamo ricordati che l’armonia non nasce dal controllo, ma dall’ascolto.
E che la vita, come una jam session, dà il meglio di sé quando smettiamo di suonare da soli.

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