Porto Selvaggio, accessibilità negata nel Salento
Un appello alla bellezza condivisa
Nardò, 31 agosto 2025 – C'è un luogo nel Salento che, più di altri, riesce a incarnare l'essenza della bellezza mediterranea: Porto Selvaggio. Un parco naturale che profuma di pini marittimi, racconta storie antiche attraverso le sue scogliere e regala, a chi lo attraversa, il silenzio vibrante della natura intatta. Uno spazio dove ogni elemento – luce, vento, mare, roccia – si incontra in un equilibrio sorprendente, difficile da trovare altrove.
Ma accanto a questa immagine perfetta, oggi si apre una riflessione necessaria, delicata e urgente: chi può davvero vivere questa bellezza?
La domanda nasce da un appello condiviso sui social e subito rimbalzato tra associazioni, cittadini e istituzioni locali. A lanciarlo è Anna Tonia Margiotta, attivista per i diritti civili e voce autorevole sul tema dell’inclusione. Le sue parole toccano corde profonde e spingono a guardare Porto Selvaggio – e non solo – con occhi nuovi, più attenti e consapevoli.
“Che senso ha un paradiso, se non è per tutti?”
Un luogo meraviglioso... ma non per tutti
Chiunque abbia provato a raggiungere Porto Selvaggio sa che, pur nella sua straordinaria bellezza, l’accesso non è semplice. I sentieri sono spesso scoscesi, le discese impervie, il fondo sconnesso. Una condizione che, di fatto, esclude chi ha disabilità motorie, ma anche molti anziani, persone con difficoltà temporanee, famiglie con bambini piccoli in passeggino.
Eppure, Porto Selvaggio è un bene pubblico, un parco naturale gestito da un ente locale, pensato – almeno in teoria – per essere patrimonio di tutti.
Margiotta, nel suo messaggio, non accusa. Racconta. Lo fa con rispetto e con amore per la propria terra, ma anche con determinazione:
“Amo il Salento. Non lo cambierei con nessun altro posto al mondo. Ma non posso non vedere questo limite. Porto Selvaggio è uno dei luoghi più belli che abbiamo, ma resta inaccessibile per troppe persone. Non è solo una questione di sentieri difficili: è un tema culturale, sociale, umano.”
L’accessibilità non è un favore: è un diritto
Il cuore dell’appello non riguarda solo Porto Selvaggio, ma un principio universale: l’accessibilità non può essere considerata un lusso o un dettaglio tecnico da valutare solo se c'è budget a disposizione. Deve essere una priorità, un valore guida per ogni scelta pubblica.
“Non ho competenze ingegneristiche – scrive ancora Margiotta – ma credo che con la giusta volontà politica e il contributo di tecnici qualificati, le soluzioni possano esistere. È una questione di sensibilità. Se non si fanno scelte inclusive, spesso è perché non si vuole farle, non perché non si può.”
Le sue parole diventano uno specchio: ci invitano a riflettere su quante volte, anche in buona fede, la bellezza dei luoghi viene celebrata senza considerare chi ne resta fuori. E su quanto, invece, un luogo davvero bello lo diventi ancora di più se può essere vissuto da tutti.
Un territorio più accessibile è un territorio più giusto
La questione dell’accessibilità va ben oltre Porto Selvaggio. Riguarda tutto il Salento, e più in generale, l’approccio con cui progettiamo i nostri spazi pubblici: sentieri, spiagge, musei, piazze, stazioni, eventi. Ogni luogo della nostra vita collettiva dovrebbe poter rispondere a una domanda semplice: “Chi può entrarci? Chi può viverlo pienamente?”
Rendere Porto Selvaggio accessibile – con rispetto per l’ambiente, attraverso interventi leggeri, sostenibili, progettati con intelligenza – non significa alterarne la natura. Significa, piuttosto, ampliare il diritto alla bellezza.
E questo è un diritto fondamentale. Perché:
✅ È una questione di equità – Tutti, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche, devono poter accedere ai beni comuni.
✅ È una questione turistica – Un luogo accessibile attrae più persone, più famiglie, più visitatori. Il turismo inclusivo è un'opportunità economica, oltre che etica.
✅ È una questione culturale – Un territorio che investe nell’inclusione dimostra maturità, rispetto, visione. Costruisce una società coesa, solidale, civile.
Costruire accessibilità, costruire comunità
L’appello di Anna Tonia Margiotta, che in pochi giorni ha raccolto decine di adesioni da parte di cittadini, associazioni e operatori del territorio, non chiede soluzioni facili. Chiede ascolto, coinvolgimento, partecipazione. Chiede che si apra un dialogo – non uno scontro – tra cittadini e amministrazioni, tra tecnici e attivisti, tra chi disegna il territorio e chi lo vive ogni giorno con le sue fragilità.
“Parliamone – scrive – nelle scuole, nei consigli comunali, nei bar, sui social, ovunque. Coinvolgiamo chi può proporre soluzioni, ma anche chi può offrire testimonianze. L’accessibilità è una questione che ci riguarda tutti, non solo ‘i diretti interessati’.”
Un’occasione per guidare il cambiamento
Porto Selvaggio può diventare un simbolo positivo di trasformazione, un esempio virtuoso da raccontare in tutta Italia: un parco naturale che ha saputo coniugare tutela ambientale, valorizzazione del paesaggio e accessibilità inclusiva.
E non servono stravolgimenti. Basta immaginare:
Sentieri dolci e ben segnalati
Aree di sosta accessibili
Servizi informativi inclusivi (audio, braille, QR code per guide digitali)
Trasporti pubblici attrezzati
Formazione per il personale del parco
Non utopia, ma buona progettazione. Non un sacrificio, ma un investimento.
Non si tratta solo di abbattere barriere, ma di costruire ponti
Alla fine, il messaggio che arriva da questo appello è semplice, ma potente:
“Un paradiso che esclude non è completo. E un territorio che ama definirsi ospitale non può lasciare nessuno indietro.”
C'è bisogno di una nuova idea di bellezza: una bellezza condivisa. Una bellezza che non si contempla solo con gli occhi, ma si vive con il corpo, con i sensi, con il cuore. Una bellezza che accoglie, che abbraccia, che non divide.
Porto Selvaggio, con la sua forza evocativa e simbolica, può essere il punto di partenza per un cammino più grande. Un cammino che non guarda solo alle rocce e agli alberi, ma alle persone. A tutte le persone.
Perché è solo quando tutti possono vedere il mare, che il mare è davvero di tutti.