Pippo Baudo, l’uomo che ha fatto la televisione italiana

di Davide Tommasi

Il volto eterno della TV italiana

In un Paese dove tutto cambia in fretta, dove i volti scorrono sugli schermi come mode passeggere, ce n’è uno che è rimasto. Inossidabile, elegante, puntuale come un sipario che si apre: Pippo Baudo.

Parlare di lui non significa solo ricordare un grande presentatore, ma raccontare un pezzo d’Italia, quella della TV che univa le generazioni davanti al piccolo schermo. Con oltre 50 anni di carriera, Baudo ha attraversato tutte le ere della televisione italiana: dalla RAI in bianco e nero ai fasti del sabato sera, fino ai Festival di Sanremo che ancora oggi vengono ricordati come momenti d’oro della nostra cultura pop.

Ma ridurre Pippo Baudo al ruolo di semplice "presentatore" sarebbe non solo ingeneroso, ma anche miope. È stato scopritore di talenti, regista di emozioni, direttore d’orchestra di un’Italia che, tra una sigla e un applauso, cercava leggerezza e sogni.

La sua presenza scenica era composta, autorevole, mai invadente. Conosceva alla perfezione il ritmo dello spettacolo: il tempo comico, il valore del silenzio, il peso dell’applauso. E soprattutto sapeva ascoltare. In un’epoca in cui molti parlano e pochi comunicano, Pippo riusciva a far sentire chiunque importante: l’artista emergente, l’ospite internazionale o semplicemente lo spettatore da casa.

Ha conosciuto il successo, la critica, qualche caduta e molte rinascite. Ma non ha mai smesso di essere un punto di riferimento, un maestro di stile, mestiere e dignità.

Pippo Baudo ha rappresentato una televisione che non urlava, ma raccontava. Una TV che cercava il talento e non il sensazionalismo. Una TV popolare, sì, ma mai banale.

Oggi, mentre la televisione rincorre i social e le tendenze istantanee, il suo esempio resta scolpito nella memoria collettiva: si può fare spettacolo senza perdere qualità. Si può fare cultura intrattenendo. Si può durare nel tempo se si lavora con passione, rispetto e autenticità.

L’omaggio che gli è stato reso al Teatro delle Vittorie, luogo simbolo della sua carriera, ne è la testimonianza. Tanti artisti, amici e colleghi sono accorsi a salutarlo per l’ultima volta. Da Giorgia, che ha ricordato con commozione il loro legame, a Gianni Morandi, che ha detto:
“Pippo per me era tutto. Meno male che c’era stato lui nel ’99, ma in realtà in tutti gli anni. Pippo era l’uomo che ti faceva riemergere, ti dava la carica giusta.”

Giorgia, visibilmente toccata, ha parlato di una "perdita collettiva":
“Negli ultimi anni gli era uscita una dolcezza che era lì lì che aspettava di venire fuori. Io l’ho conosciuto in un momento di lavoro frenetico, ma negli ultimi anni abbiamo avuto conversazioni più lunghe. Lì c’era la sua saggezza, la sua ironia e anche la sua dolcezza, che porto con me.”

E ancora:
“Se non ci fosse stato Pippo a Sanremo nel ’93, ’94 e ’95… la mia carriera sarebbe stata diversa. Lui ci credeva più di me.”

Anche Laura Pausini, profondamente grata, ha dichiarato che conoscerlo è stato “l’incontro più importante della mia vita, perché ha cambiato tutto”.

Pippo Baudo ha dato fiducia quando ancora non c’era certezza. Ha riconosciuto il talento prima che fosse evidente. Ha costruito passerelle e palcoscenici per chi oggi è voce e volto dell’Italia musicale e televisiva.

In fondo, come diceva lui stesso:
“Lunga vita alla televisione, se fatta con amore.”

E allora, lunga vita alla tua eredità, caro Pippo. Perché tu non hai solo fatto la televisione. Tu sei stato la televisione.



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